Procedevano lentamente con Ketty che curva sulla sua cavalcatura alternava gemiti a parole senza senso: doveva essersi fracassata un bel pò di ossa.
…e Culver City sembrava così lontana!
Ad aumentare la tensione di Louise c’era era stata la minaccia di una nube di polvere che sporcava l’orizzonte, e un sordo rumore di zoccoli in avvicinamento, forse una mandria di bufali o di cavalli selvaggi.
Il cuore di Louise prese a martellare furiosamente.
Quel tratto di paesaggio, desolatamente piatto, non offriva la possibilità di nessun anfratto a garanzia di un rifugio entro cui rintanarsi per evitare di essere travolte dalla mandria in corsa, eppoi…eppoi le era parso di sentire l’eco di voci concitate e d’intravedere un paio di figure a cavallo distaccarsi dal resto del gruppo ed avanzare a galoppo sfrenato verso di loro.
La tensione si allentò nel suo petto e respirò sollevata quando riconobbe nei due cavalieri che velocemente avanzavano verso di loro le fisionomie note di Mr Wolf e dell’Ulisse pistolero.
Miss Rose, che partecipava alle ricerche, immediatamente mise a disposizione la sua elegante carrozza per il trasporto di Ketty, ponendosi ella stessa a prestare i primi soccorsi e dispensare parole di conforto.

Ed ecco la carrozza di Miss Rose entrare trionfalmente a Culver City accolta da festosi hurrah, che la notizia del ritrovamento di Ketty si è sparsa veloce, e così anche il colonnello Dixon li ha raggiunti trascinandosi dietro un recalcitrante Osmond Cox che ha messo a dura prova i suoi nervi in quello che in ultimo s’è rivelato essere il depistaggio ben riuscito del giornalista.

– Mi avete volontariamente portato fuori strada, razza di fanfarone. Ora ve ne darò di abbondante materia per il vostro scoop –
– Non sono io ad avervi imbrogliato, non lo capite che la fuga di Ketty è stata magistralmente architettata per nascondere un complotto ai vostri danni, e probabilmente con il consenso di vostra figlia? Non vi pare strano che a ritrovarla sia stata proprio una delle ragazze di Miss Rose? Riflettete, dannazione, come ha fatto ad allontanarsi così tanto da Culver City in sella ad un cavallo zoppicante? Qualcosa, però deve essere andato storto, chissà se Ketty è accidentalmente caduta o se anche questo rientrava nei piani? Davvero è stato solo il destino a mettere sulla sua strada  prima Louise, l’eroina di questa avventura, e poi la stessa Miss Rose affiancata da Mr Wolf, provvidenziali soccorritori a cui dovrete, immagino, imperitura riconoscenza. Ammetto che per perseguire il mio scopo mi sono avvalso di metodi puerili, non certo all’altezza di quelli del vostro socio che nel campo è assolutamente inarrivabile. La sua fama è ben meritata. In definitiva io ho cercato, per il il mio scoop, di carpire i vostri segreti tanto quanto Miss Rose ha cercato di carpire la fiducia di Ketty, mentre il vostro stesso socio tentava di sedurre quest’ultima per scopi personali e d’ingaggio. Ognuno di noi mirava a qualcosa, perfino quella gatta morta di vostra figlia  ha cercato di piantarvi in asso per una sistemazione migliore. Da quella sequoia ho sentito e visto molto e, vi assicuro, che di materia ce ne è abbastanza per uno scandalo bello grosso dove voi, caro colonnello, sarete destinato a ricoprire il ruolo dello stupido. La mia proposta è ancora valida: rivelatemi i segreti meccanici del “Great Sea Circus”, di cui m’impegno a scriverne solo dopo la vostra tournè a Los Angeles, ed io tacerò sullo squallore del dietro le quinte. Una delle due verità esige di essere raccontata, lascio a voi la scelta.-
– Sbagliate, ce ne è una terza che non avete preso in considerazione… –

E il poderoso uppercut del colonnello Dixon si abbatté su Osmond Cox spedendolo al tappeto, impedendogli qualsiasi possibilità di replica.

Un’avventura a lieto fine, dunque, quella di Ketty che nella rovinosa caduta s’era procurata diverse fratture che l’avrebbero costretta, per un lungo periodo, a quella vita sedentaria a cui tanto aspirava, per di più accudita da Miss Rose che, da tutta questa storia ne era uscita alla grande, con un’aura di benemerenza di cui i cittadini più in vista di Culver City avrebbero dovuto, per il futuro, tener conto.
E finalmente accedere allo scranno più alto, a cui da sempre aveva mirato, nella scala sociale, graziosamente condotta per mano da Padre Evans, quando durante la messa domenicale l’avrebbe invitata a sedersi sul banco riservato alle autorità. Un pubblico riconoscimento ai suoi valori morali con cui la Chiesa le riconosceva il diritto di sedere sullo stesso scranno sul quale sedevano molti dei suoi più assidui clienti.
La vicenda per Miss Rose s’era  quindi rivelata un buon investimento che, con l’assoluzione di Padre Evans, ed il beneplacito delle eminenze cittadine, avrebbe ora potuto più agevolmente imbastire una rete di relazioni sociali a più ampio raggio e alla luce del sole. Incrementare i suoi già cospicui affari e forse realizzare il sogno di entrare in politica.

Tra  Mister Wolf ed il colonnello Dixon, invece, le cose si erano andate guastando, quell’armonia acquisita nei lunghi anni di collaborazione artistica durante i quali, abdicando ogni egoismo, avevano saggiamente imparato ad accettarsi e compenetrarsi nelle proprie peculiarità, godendo dei vantaggi che ne scaturivano.
Per tanti anni i due uomini, che pur non entrando mai in una vera intimità, nel perseguire quello scopo comune si erano resi indispensabili l’uno all’altro, consapevoli che il succeso del “Great Sea Circus” era il prodotto unico delle loro sinergie, un amalgama davvero ben riuscito.
Così, nell’accettazione di questa summa, spontanemante si erano divisi compiti e ruoli.
Mr Wolf, naturalmente dotato di una prorompente fisicità, dinamismo da prestigiatore, modi raffinati e magniloquenza affabulatoria, era l’animale da palcoscenico col quale veniva configurato il “Great Sea Circus”.
Era lui il dio dei fondali salini che, senza bagnarsi di una stilla d’acqua, e con impeccabile stile, dirigeva tutte le sere la strabiliante danza dei cavallucci marini: l’attrattiva principale che aveva reso leggendario il “Great Sea Circus”
E mentre Mr Wolf dirigeva sul palco la fiabesca coreografia, il colonnello Dixon dietro le quinte coordinava, con l’autorità del militare e la competenza dell’artigiano, il complesso apparato delle scenografie, composto per lo più da un coacervo di cavi sotterranei, botole a scomparsa, leve, argani e pompe, e l’apparato mistico delle luci.
Era lui che con la rigorosa precisione di un metronomo scandiva i tempi e dettava i ritmi affinché tutto scorresse senza inciampi, per conferire all’illusione la dignità del vero.
L’uno aveva decretato il successo dell’altro.
Insieme avevano dato vita alla leggenda del “Great Sea Circus”.

Mr Wolf – Io continuo ad essere del parere, Walter, (questo il nome del colonnello Dixon) che Miss Rose con il suo temperamento, e quella voce straordinaria, sarebbe stata un ottimo ingaggio per il “Great Sea Circus” e avrebbe reso divino il numero dei cavallucci marini –

Colonnello Dixon – Non ce la voglio quella donna tra i piedi, da quando è comparsa sulla scena sono stati solo guai. Quella femmina ha il potere d’una strega, non mi meraviglierei di sentir parlare ancora di lei, magari come il primo Presidente donna –

Osmond Cox – Potete scommetterci che se questo avverrà sarò io a farne il resoconto. Miss Rose è una donna moderna e come tale assolutamente consapevole del prezioso supporto che una stampa amica può dare a qualsiasi carriera, inducendo l’elettore a ricordare o, secondo il bisogno, a dimenticare. –

Miss Rose – Ma certo, caro Cox, vi terrò al mio seguito purché vi sia ben chiaro che il ruolo che ho in mente per voi è quello del  biografo, del tipo molto fedele e, soprattutto, sotto dettatura. Consideratela una mia personale protezione, una sorta di buona azione mirata a preservarvi dai possibili, sciagurati equivoci, in cui potreste incorrere, e le inevitabili, dolorose conseguenze. –

Padre Evans – …perché ognuno di noi figlioli alla fine deve operare per perseguire al meglio il compito che Dio gli ha dato, rivelandosi attraverso le buone azioni. E dobbiamo svolgere questa mansione con la dovuta accortezza ed umiltà, rifuggendo dai nostri  egocentrismi che ne falserebbero il valore, riconoscendo la verità indiscutibile che Louise ha potuto salvare Ketty solo perché Dio lo aveva predisposto: pedina e non artefice. –

Louise – Le buone azioni quasi mai premiano. Come ricompensa per aver salvato Ketty sono stata licenziata  perché di me si è parlato troppo e, come dice Miss Rose, per quel tipo di lavoro le ragazze devono possedere solo un corpo e non una storia –

Ketty Dixon – Per questo, Louise, appena potrò camminare fuggirò di nuovo, per avere diritto alla mia storia.  Una storia che io intendo raccontare con le mie parole –