Il sorriso mite della giovane donna, un lungo corridoio, torce accese alle pareti, e l’odore acre di aceto. Insieme attraversano in silenzio un dedalo di corridoi intersecanti per fermarsi, in ultimo, davanti ad una porta dove, su un basso sgabello, siede una donna di mezz’età vestita allo stesso modo della sua guida. Dopo un breve consulto la più giovane apre la porta e lo invita ad entrare.

Entrate, disse precedendolo in una piccola stanza disadorna con il letto posto nell’angolo più buio.
Avvicinandosi, Andres v’intravide una figura rannicchiata, delirante.

– Dovete fare qualcosa per lei, noi abbiamo tentato tutto ciò che era nella nostra conoscenza ed abbiamo fallito. Forse voi potrete far meglio, o almeno tentare –
– Chi è questa giovane donna? –
– Chi è non vi riguarda, piuttosto, cosa potete fare per aiutarla?
– Quali rimedi avete adottato? –
– Decotti d’agrifoglio per lenire la febbre, misture d’arancio e tiglio per il sonno, sciroppo di papavero per sedare i nervi, e poi cataplasmi di cotogno e tinture di iperico per cicatrizzare le innumerevoli piaghe causate da nerbate e strumenti di tortura –
– Una strega. O una pazza. –
–  Una strega. O una pazza. Ragionate, dunque, anche voi coi principi intransigenti dei Dottori della Chiesa? E’ solo una donna sfuggita a chissà quale inferno! Se fosse stata una strega, supposto esistano, nessun demonio avrebbe potuto ridurla in questo stato. In quanto alla follia, chi non impazzirebbe dopo aver subito un tale scempio? –
E così detto tirò via i lini che avvolgevano un corpo ancora acerbo, interamente ricoperto di  ferite.
– L’hanno torturata per estorcerle chissà quale empia confessione, avendo però cura di non farla morire subito. Voi, con la vostra scienza, potreste precipitarla nell’oblio, cosicché recuperando le forze possa tornare a vivere –
– Mi state chiedendo l’impossibile. La sua anima è fuggita via, nessun flusso magnetico sarebbe in grado di operare tale miracolo: è già nella buia regione dell’acquiescenza. Questa parvenza di vita non è opera dello spirito ma degli ultimi spasmi del corpo. Atto di misericordia sarebbe quello di aiutarla a morire anziché infliggerle il prolungamento di questa atroce agonia. Per accettare questa tortura la sua determinazione dovrebbe essere di gran lunga superiore alla vostra, poiché è lei, e non voi, a giacere in quel dolorosissimo letto. Datele la misericordiosa morte e ve ne sarà grata –
– Non posso, Andres…non posso darle la morte…lei è mia sorella –

 

Tra le lacrime asciutte dell’impotenza la giovane donna rivela di chiamarsi Maria Engracia Naveros, e la giovane in agonia è Catilina, sua sorella, entrambe medichesse formatesi alla prestigiosa Scuola di Salerno, allieve della leggendaria Trotula di Ruggiero, e fondatrici di quella struttura ospitaliera.
Quel luogo, dunque, è un ospedale, e la donna che gli sta di fronte una medichessa, come ella stessa si è definita nell’accurata scelta del termine.
Non guaritrice e neppure ostetrica, ma dottoressa in medicina, un ordine superiore al suo, che egli non è che un oscuro segaossa come ce ne sono centinaia di altri in tutta la Spagna, seppur lui è il solo, fra tutti, dotato del particolare talento di saper piegare la mente alle esigenze del corpo: una corrispondenza, però, che solo un cervello vivo può rendere possibile, mentre quello di Catilina è già oscurato dal buio del coma.
Un  prodigio che lui non può compiere.
Come avesse letto questo suo pensiero, Maria Engracia Naveros dice, non è un miracolo quello che vi chiedo, Andres, ma solo un compassionevole oblio in cui lei, affrancata dai tormenti di quel suo corpo così martirizzato, possa sostare nell’attesa della morte o della resurrezione.

Andres Rubio aveva visto così  tante volte piangere che col tempo il dolore si era fatto nebbia ai suoi occhi.
Una frequentazione crudele, questa, che lo avrebbe alla fine ridotto all’insensibilità, se non si fosse imbattuto in Galeno, un nano mendicante, suonatore di sacabuche, che conduceva legato ad una corda un enorme fagiano, suo compare nell’arte del controcanto e del borseggio.
La bizzarra coppia, godeva di una discreta notorietà nelle piazze di Madrid, soprattutto in virtù di quest’ultima prerogativa, motivo per cui era stato loro precluso l’accesso nelle botteghe sempre molto affollate nei giorni di fiera, divieto che non includeva, però, i luoghi all’aperto, come portici e logge, dove si praticavano i giochi d’azzardo e dove più facile era porre mano nelle tasche altrui, quando gli sguardi erano tutti concentrati sui dadi e sulle pedine.
Galeno, con paziente maestria, aveva addestrato il suo fagiano a sciogliere, col suo becco ad uncino, nodi e legacci di scarselle e tascapani che lui, poi, alleggeriva delle monete. Per il nano era un gioco facile, favorito dalla piccola statura e dall’esercizio del saltimbanco, riusciva ad insinuarsi nella folla, portare a termine la ribalderia sgusciando poi via tra le gambe, come un gatto.
Ma quel giorno qualcosa nel così ben collaudato marchingegno non aveva funzionato, che un brutto ceffo, armato di daga, accortosi delle manovre ladresche lo stava ora inseguendo e, di sicuro lo avrebbe acciuffato, che il nano correva sbilanciato col fagiano che gli starnazzava tra le braccia, se non fosse stato per il provvidenziale attraversamento del carretto di Andres Rubio che per schivarlo s’era andato a ribaltare. Galeno, approfittando dello scompiglio, s’era eclissato e così  il brutto ceffo se l’era rifatta sul cerusico, esigendo da lui il risarcimento per il furto subito. Ma fu sulla via del ritorno che Andres incrociò di nuovo il fuggitivo, che col fagiano al seguito, arrancava zoppicando sulla strada disagevole. Quando Galeno vide Andres era ormai tardi per nascondersi e la gamba gli doleva troppo per tentare la fuga, così aveva continuato a camminare fingendo indifferenza: lui davanti e il carretto dietro.
Al crocevia s’erano entrambi fermati, e allora il nano, senza scomporsi, aveva proposto, compare se voi prendete a destra volentieri accetterei un passaggio.
Divertito da quella sfacciataggine fuori dal comune, Andres era scoppiato a ridere, e lo aveva accolto a bordo.
Fu quello l’inizio di una grande amicizia e di un fortunato sodalizio.