LA SCALA DEI VALORI

 

“Alberto, sono in ritardo stamattina, porta tu Gabriele al nido, poi vado a prenderlo io nel pomeriggio”.

“Accidenti Lea,  proprio stamattina che vado di fretta anch’io, ho delle vecchie pratiche da smaltire, il capufficio mi sta dando il tormento!”

“Senti, io ho accumulato diversi ritardi questo mese, perciò pensaci tu, dai!”

“E va bene, è pronto il bambino?”

“Sì certo, devi solo portarlo al nido”.

Sbuffando Alberto ingollò il caffè scottandosi la lingua, imprecando per il dolore, prese il piccolo Gabriele, uscì di casa, aprì la macchina e legò il bimbo al seggiolino. Pochi minuti dopo, guardando dallo  specchietto retrovisore, vide che si era addormentato. Sorrise intenerito.

Durante il tragitto tanti pensieri  affollarono la sua mente: le pratiche in sospeso, il mutuo da pagare,

la moglie col suo lavoro precario malpagato,  il costo della vita sempre più caro…

“Che vita di merda!” disse ad alta voce.

Arrivato al parcheggio spense l’auto e di corsa si recò in ufficio, mettendosi subito al lavoro, guardato in tralice dal capufficio.

 

Lea andò al nido a riprendere il piccolo Gabriele.

“Non c’è il suo bambino signora”.

“E’ venuto già qualcuno a prenderlo?”

“No, non è stato portato qui stamattina”.

“Non è possibile, non capisco… siete sicuri?”

“Ma certo, qui non è arrivato oggi”.

Nervosamente Lea telefonò al marito in ufficio:

“Alberto, Gabriele non è al nido, come mai?”

“Impossibile, l’ho portato io!”

“Ma qui dicono che non è stato portato Alberto… Non c’è!”

 

In quell’istante nella testa di Alberto si aprì uno squarcio; alla velocità della luce rivide ogni suo gesto di quel mattino… un urlo agghiacciante, disumano, infinito, uscì dalla sua bocca, quando realizzò cos’era accaduto. Gli cadde il telefono dalle mani, urlando si precipitò giù dalle scale come un pazzo, corse a perdifiato al parcheggio ormai pieno di auto, cercò spasmodicamente la sua…

La trovò… e volle morire, sprofondare nel terreno, non essere mai nato!

Il piccolo Gabriele era volato in cielo, proprio come l’angelo di cui portava il nome.