A) Sto qui tra queste canne in riva al fiume. Hanno portato via l’involucro della mia anima ma io sono restata qui , impigliata a queste sterpaglie, a questo senso di freddo che mi attanaglia. Scorre l’acqua ma non lava i miei ricordi che bruciano ancora. Già! Tu, ogni tanto vieni qui, tu, il mio assassino.

Bestia! A guardare forse il compimento della tua opera?

Lo so, dirai che non sono state le tue mani a spingermi.

Invece no! La voglio urlare questa mia rabbia per avermi tolta la vita giorno per giorno con le tue parole umilianti , il suo ritenermi inutile e scontata. No, vecchio bavoso e squallido, sento ancora il tuo puzzo d’alcol mentre mi biascicavi addosso grappoli di parole intrecciate a bestemmie e poi insulti, insulti, insulti.

Ho consumata tutta la mia dedizione fino a farti da serva, la mia fiducia in un cambiamento che non è arrivato mai. E io che, stupida, facevo di tutto affinché nessuno intuisse tutto ciò, ogni mattina ti preparavo camicia e pantaloni puliti, stirati ma tu li riportavi a sera carichi odori di donna, di alcol, di fumo. Lo sentivo quel tanfo, immaginavo donne scosciate aprirsi, strofinarsi contro i tuoi pantaloni fino a sentirti pronto ad essere spennato come un pollo. Non ce l’ho fatta più. Avessi avuto vent’anni di meno forse sarei fuggita da te sul primo treno. Ma mi avevi logorata giorno per giorno, anno per anno. Non ce l’ho fatta più.

Ma ora tocca a me

Ogni notte ti vengo a trovare, ti faccio affogare in quest’umido vuoto che mi circonda fino a sentirti ansimare e supplicare pietà.

No, nessuna pietà.

Ti trascinerò in questa apnea gelida ed infinita.

Per morderti l’anima.

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B)

Sono poco più di un torrente ma qui sotto questo ponte , incanalato tra due speroni nudi di roccia raggiungo i due metri mentre poco più in là una fitta rete di canne e piante acquatiche mi dona un aspetto più tranquillo e rassicurante.

Non sono così, in realtà sono stanco e rattristato perché ne ho visti parecchi ogni volta diversi ed ogni volta uguali.

Come l’ultima , due anni fa.

Scarmigliata dal vento e con gli occhi svuotati e pieni di dolore, mi fissava.

Sentivo il suo dolore scivolare su di me incresparmi la superficie in brividi silenziosi.

No, le urlavo, no!

Sono stanco di abbracciare creature spezzate, sfiancate. Sono stanco di togliere loro la vita, rendendo muto il loro ultimo grido.

Ma lei si è lasciata scivolare giù quasi fosse morta già prima di morire.

L’ho accompagnata delicatamente là tra quelle canne a riposare.

Poi ci sono state tante voci e l’hanno portata via.

Una donna gridava straziata: «Bestia infame! La colpa è tua se mia figlia ha fatto questo. Perché non mi ha dato ascolto? Tu, assassino l’hai portata a questo. Che tu non possa più trovare pace » .

Non ho capito bene cosa intendesse.

Sono solo un torrente.

 

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