Capitolo Nono
Si svegliarono di buonumore, Dave con un braccio indolenzito per aver fatto da cuscino a Wendy tutta la notte.
Fecero una bella colazione e decisero di riprendere le vecchie abitudini: una bella corsa lei e una bella pedalata lui fatta a zig e zag per poterle stare vicino.
Prima di uscire, però, lei volle telefonare a Frida per avere notizie di Ana. Era andato tutto bene, Climber l’aveva lasciata andare a casa, così lei era riuscita a stare con i figli senza che questi si accorgessero della sua mancanza.
Lunedì si sarebbe rivolta a un patronato per ottenere un avvocato.
Dello ‘Stalker’ nessuna notizia, aveva passato la notte in carcere come previsto.
Era una delle prime giornate invernali e a Central Park c’erano poche persone; l’aria era frizzante, gli alberi spogli, i grattacieli sul fondo avvolti da una nebbiolina che li rendeva irreali.
Ma Wendy, correndo su un tappeto di foglie secche, sentiva che le preoccupazioni l’abbandonavano e che lei andava verso la felicità.
Ogni tanto incrociava Dave che la sfiorava con la bici e da sotto il baschetto le lanciava sguardi dolci e teneri sorrisi.
Dopo un’ora e mezza di corsa lei era stanca e decisero di rientrare anche se lui era ancora pieno di energia.
Fu una bella domenica, fecero tanti progetti: presto sarebbe stato Natale. L’avrebbero trascorso come sempre a Brooklyn, in casa dei genitori di Wendy con una miriade di zii e cugini italoamericani, con il nonno che imperversava con i suoi ricordi d’infanzia in quel paesino ligure che a tutti sembrava di conoscere.
Intervenivano anche i pochi parenti di Dave che si divertivano molto.
Alla sera andarono a cena all’Hard Rock Cafè, che era vicino a casa loro e non assomigliava per niente al locale dove aveva suonato lo ‘Stalker’ quella fatidica sera in cui tutto era cominciato.
Il mattino dopo Wendy non andò a lavorare. D’accordo con Frida aveva sospeso gli appuntamenti e preso contatti con una sua collega, una cara amica, che l’avrebbe sostituita nei casi necessari.
Dipendeva non solo dalle decisioni del Giudice ma anche dallo stato d’animo in cui lei si trovava e, per ora, non se la sentiva di affrontare e curare i problemi degli altri.
Doveva pensare prima ai suoi.
Mentre Dave si stava occupando di bici, sellini, manubri che erano sempre più sofisticati per una resa migliore, lei si dedicò alle sue erbe aromatiche. Cominciò a trasferirle nella piccola serra: gli inverni erano molto freddi a NEW YORK e non sarebbero sopravissute senza protezione.
Suono il telefono: era l’Ispettore Climber che per ordine del Giudice responsabile dello ‘Stalker’ la convocava nel suo ufficio.
Dopo essersi consultati con Mark, che consigliò loro di andare tranquilli, Dave e Wendy, chiusero quella parentesi di pace e si rigettarono nella mischia.
Il problema non riguardava i suoi reati ma era stata chiamata come terapeuta dello ‘Stalker’ che, chiuso nella sua cella, rifiutava il cibo, non voleva collaborare e diceva che avrebbe parlato solo in presenza di lei.
Il medico del carcere era preoccupato per la sua salute mentale e fisica, così, d’accordo con il Giudice, lo avevano trasferito in infermeria per evitare che le cose peggiorassero.
Wendy fu accompagnata al suo letto. Piantonato da una guardia come il peggiore degli assassini, lo trovò in uno stato ancora più pietoso di quando lo aveva sorpreso da Ana.
Appena la vide scoppiò come un fiume in piena: voleva sapere se avevano trovato la sua ragazza, li implorò di andare dal marito, interrogarlo, senz’altro le aveva fatto del male, dovevano indagare.
Lui era stato un vigliacco e non se lo sarebbe mai perdonato.
Non sembrava preoccupato per se stesso ma solo per lei.
Disse che Wendy sapeva che lui era sincero e in questo aveva ragione.
Lei lo rassicurò, avrebbe fatto il possibile per trovargli una migliore sistemazione e parlato con l’Ispettore per fargli accelerare le indagini.
Tutti gli interessati avevano assistito, non visti, a quel colloquio e quando Wendy uscì dalla stanza non ci fu bisogno di spiegazioni.
Aveva fatto bene a consegnare lo ‘Stalker’ alla Polizia, era evidente che non era fuggito con la Signora ‘Depressa’ ma non era detto che non l’avesse derubata e fatto del male, ma perché allora stava nascosto da Ana e non era fuggito con il bottino?
Questi pensieri frullavano anche nel cervello di Climber e del Giudice.
Wendy approfittò di queste indecisioni per intervenire a favore del suo paziente, disse che aveva bisogno di cure serie e, dovendo rimanere sotto controllo, propose di farlo trasferire in una comunità protetta.
Non si aspettava molto da questa sua richiesta ma invece il Giudice disse che era d’accordo, nel frattempo avrebbero proseguito le indagini.
Ricevette invece un secco rifiuto da Climber quando chiese di poter assistere al nuovo interrogatorio del ‘Marito della Depressa’: lei lo conosceva bene, poteva essere d’aiuto ma l’ispettore fu irremovibile e la congedò.
I giorni che si avvicinavano al Natale trascorsero tranquilli.
Anche Ted e i ragazzi tornarono a New York per le feste, però Dave li portava in palestra perché ogni giorno dovevano fare qualche ora di esercizi per rimanere in forma.
Così Wendy si ritrovava molto tempo libero a cui non era abituata e cominciò a scrivere quel libro che aveva in testa da molto tempo ma pensava avrebbe scritto una volta smesso di esercitare la sua professione.
Con tutte le storie che aveva ascoltato e le persone che aveva conosciuto il materiale non le mancava.
Scrivere poteva anche esserle di aiuto in quel momento difficile della sua professione.
Non era più andata in studio ma si incontrava spesso con Frida che la teneva informata sulle ultime novità. Ana era tornata al lavoro, erano stati generosi con lei e il suo avvocato era ottimista; Rosabel, incinta, si era trasferita in casa dei futuri genitori, erano tutti molto felici. Lei studiava e superava esami perché aveva deciso, quando tutto fosse finito, di tornare al suo paese, in Ecuador, dove il bisogno di personale sanitario era molto alto.
Scrivere poteva anche esserle di aiuto in quel momento difficile della sua professione.
Non era più andata in studio ma si incontrava spesso con Frida che la teneva informata sulle ultime novità. Ana era tornata al lavoro, erano stati generosi con lei e il suo avvocato era ottimista; Rosabel, incinta, si era trasferita in casa dei futuri genitori, erano tutti molto felici. Lei studiava e superava esami perché aveva deciso, quando tutto fosse finito, di tornare al suo paese, in Ecuador, dove il bisogno di personale sanitario era molto alto.
Inoltre avrebbe messo tanta distanza tra lei e il bambino che sarebbe nato ma che non poteva e non voleva considerare suo.
Joanna e l’ ‘Architetto’ filavano in perfetta armonia.
Uscivano spesso insieme alla sera, Ted si univa a loro, felice di rivedere gli ex colleghi, soprattutto Frida. Non aveva nessuna nostalgia del lavoro che aveva lasciato, Wendy era contenta di star con loro e Dave.
I patti erano che non si parlasse di Ciclismo e dello studio.
Erano molte le offerte di spettacoli, teatri, cinema tra i quali potevano scegliere ma loro preferivano, di solito, una bella cena accompagnata da buona musica.
Ascoltando il pianoforte Wendy pensava con tristezza allo ‘Stalker’ che pur essendo stato trasferito in comunità e seguito dai medici continuava a peggiorare, spesso dovevano sedarlo perché diventava violento.
Lei aveva ottenuto il permesso di andare a trovarlo, ma non era di nessun aiuto per lui, anzi si agitava ancora di più.
Era sempre più convinto che la sua amante fosse stata uccisa dal marito la notte che li aveva sorpresi e che poi avesse fatto sparire il cadavere e le prove.
Ragionamento che non faceva una piega, anche secondo Wendy.
Mark la informava sulle indagini condotte dall’Ispettore Climber: la scientifica aveva esaminato pezzo per pezzo la grande casa della Depressa, il giardino palmo a palmo.
Non trovarono niente di sospetto, c’erano ancora dei suoi vestiti che il marito aspettava di poter eliminare con il permesso della Polizia.
Nell’interrogatorio che gli fecero riconfermò la stessa versione dei fatti che aveva già dato in precedenza.
Lui non aveva mai visto lo ‘Stalker’, però sua moglie a volte gliene parlava come di un buffo personaggio che lei incontrava nella sala d’aspetto dello studio dove si recava per la terapia.
Non era facile la loro vita matrimoniale: vivere con una depressa ti sconvolgeva la vita e così lui si gettava a capofitto nel lavoro.
Non sembrava molto triste che la moglie fosse sparita, la situazione era molto peggio di quello che Wendy aveva immaginato.
Avrebbe voluto intervenire in difesa dello ‘Stalker’ però Mark riusciva a tenerla calma e a convincerla a non prendere nessuna iniziativa.
La lezione non le era servita!
Mark la rassicurò che avrebbe fatto il possibile per lui e la minacciò di stare alla larga da tutti gli indagati
Anche se poco etico l’avrebbe tenuta informata lui.
continua…..