La perla di Amelìe
“Tin, tin, tin…”
Era successo di nuovo.
Da quando i suoi genitori, una settimana prima, erano partiti per lavoro e l’avevano lasciata dalla nonna, in quella casa succedeva qualcosa di strano. Ogni sera, nel sottotetto, sopra la stanza del camino, si sentiva un tintinnio e a seguire, il pianto di un bambino.
«Non devi aver paura, Flora», le aveva detto la nonna mentre aggiungeva un ciocco al fuoco, «Quello che senti è il suono di una perla che saltella in qua e in là. La leggenda racconta che appartenesse ad Amelìe, una bambina vissuta qui tanti anni fa, prima che la casa fosse acquistata dalla mia bisnonna. Pare che il padre della bimba, di ritorno da un viaggio in India, le avesse portato in dono una perla portafortuna. Questo splendido regalo Amelìe lo teneva in una scatolina di velluto e se lo portava sempre dietro. Capita che un giorno, giocando in soffitta, le sia scivolata di mano e che per rincorrerla non si sia accorta di essere troppo vicino alla scala. Purtroppo precipitò di sotto perdendo la vita. Da quella sera, da più di cento anni, il suo fantasma cerca di afferrare quella piccola sfera ma qualcuno o qualcosa glielo impedisce, e allora piange.
Quando fu nel suo letto Flora ripensò a quella storia. Qualcuno doveva aiutare Amelìe, decise: ci avrebbe pensato lei. Sarebbe andata in soffitta a cercare quella perla.
Non appena formulò il pensiero, nella stanza entrò una ventata di aria gelida, eppure le finestre erano chiuse. Fuori pioveva a dirotto, un tuono fragoroso squarciò il silenzio. Provò ad accendere la luce ma si accorse con disappunto che era saltata la corrente.
Si ricordò della piccola torcia che aveva nel comodino, l’accese, e seppur tremando come una foglia si avviò verso la scala che portava nel sottotetto. Non aveva fatto neanche tre gradini che qualcosa la fece inciampare, ma non si arrese. Tenendosi saldamente al corrimano arrivò fino in cima. Davanti alla porta avvertì una presenza inquietante, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando.
Brividi le percorsero la schiena e fu tentata di abbandonare l’impresa e darsela a gambe, ma il pensiero di Amelìe, della sua tristezza la convinsero a non cedere. Cercò di aprire la porta ma la maniglia fece resistenza. Moltiplicò le forze finché il battente non cedette di schianto.
Entrò con cautela guardandosi intorno con sospetto finché qualcosa di orrendo si palesò ai suoi occhi strappandole un urlo; una mostruosa ombra nera volteggiava impazzita nella stanza fino ad avvolgerla tutta. Flora era terrorizzata ma si ricordò di quello che le diceva sempre nonna: «La paura se l’affronti diventa sempre più piccola».
Forte di questo consiglio urlò con tutto il fiato che aveva in gola: «Io non ti temo!».
Tanto bastò perche l’ombra cominciasse a rimpicciolire, sempre di più, sempre di più, fino a diventare qualcosa che Emma non si sarebbe mai aspettata di vedere; ai suoi occhi comparve un bambino di non più di quattro anni. I calzoncini corti, il moccio e le ginocchia sbucciate.
«Chi sei tu?», chiese Flora, «e perché impedisci ad Amelìe di trovare la sua perla?».
Il bambino tirò su col naso e poi con una vocina fievole piagnucolò:
«Mi chiamo Martino, sono morto tantissimi anni fa. Quando è arrivata Amelìe ero contento, finalmente avevo qualcuno con cui giocare. Se trova la sua perla andrà via e resterò di nuovo solo. Per questo ogni volta che è lì lì per afferrarla io la sposto», disse, piangendo ormai senza ritegno.
A Flora fece tenerezza quel birbantello dispettoso e cercò con delicatezza di offrirgli una soluzione.
«Sai cosa penso, Martino? Che se Amelìe trovasse la sua perla potreste andare via insieme, in un posto bellissimo, pieno di sole e bambini, lontano da questa soffitta buia».
… lontano da questa soffitta buia. Con queste parole Flora si svegliò nel suo lettino. Possibile che avesse sognato tutto?
Si stropicciò gli occhi e le parve di sentire la risata cristallina di bambini che correvano giù per la scala… la porta che si apriva, poi il silenzio.
«No, non è possibile», si disse, «forse sto ancora dormendo». Fece per girare la testa sul cuscino quando qualcosa scivolò giù dal guanciale: una piccola,luminosa, perfetta, perla bianca.