Questa è la mia casa. La casa dove sono tornata, la casa che infine ho scelto. Dicevo “non voglio nascere e morire nello stesso posto”.
Come si cambia, diceva una vecchia canzone. Cambiamo noi, le nostre priorità, le nostre intenzioni.
Oggi scopro che questo, questo è il luogo in cui stare, in cui tornare, per lasciarsi accogliere, per costruire il domani, per guardarlo correre di stanza in stanza insieme alle variazioni lunari, alla luce che irradia di alba e tramonti sul legno chiaro del pavimento, alle risate di Cecilia, ai salti di Elena.
Questo è il luogo per custodire il passato, fatto di mani e occhi più incerti, e per questo più amati. Da trattenere in calde carezze, da rubare nelle confidenze, da consolare nei pianti, da far ridere nel dolore, proteggere nelle paure. La vita, nelle sue variazioni ondose. Gonfio e rilascio, gonfio e rilascio, fuori il fiato, riempi i polmoni.
Aspetto i miei cari da abbracciare e amici intorno al tavolo che mi prendano in giro perché da una vita, irrimediabilmente, non so cucinare, ma tanto lo so che verranno lo stesso.