“Non far trapelare mai i tuoi veri sentimenti ma adattali a ciò che la situazione esige”
Yolande Martine Gabrielle de Polastron, Duchesse de Polignac
IL DESTINO DELLA FRANCIA
– Toinette, ce rossignol prodigieux est tien –
Con queste semplici parole, e col suo sorriso più seducente, la Duchessa de Polignac l’aveva data in dono a la Reine.
Ed ecco che Josephine veniva, per la seconda volta nell’ arco della sua giovane vita, nuovamente ceduta.
Il deja vu dell’abbandono la investì come terra folata negli occhi e per un momento vacillò sopraffatta dalla paura dell’ignoto, ma riuscì a prodursi in un inchino impeccabile e sorridere perfino, come le aveva insegnato Yolande: solo un accenno di labbra appena dischiuse.
La Reine, con un grazioso gesto della mano, acconsentì ad accettare il dono.
Si narra che perfino l’apatico Luigi XVI fosse rimasto affascinato dalla incantevole soavità di Josephine, e per molto tempo girò l’infame diceria di una partita a dadi disputata fra i due sovrani per stabilire “le lit royal” che quella notte avrebbe accolto Costantin, Page d’Amour.
Resta il fatto che Josephine Fournier rimase ospite fissa de le Petite Trianon dove spesso, e per lunghi periodi, dimorava anche la sovrana, e questo contribuì ad alimentare, con supponenza di verità, le maldicenze nei riguardi di Maria Antonietta, rafforzando la leggenda delle depravazioni consumate all’interno di quel suo palazzo, privato ed inaccessibile, dove spesso era ospite anche la Duchessa de Polignac, designata come l’amante ufficiale della Reine.
Non ho io il potere di fare rivelazioni, accreditare o smentire, che è ben risaputo che nei capitoli della storia, soprattutto in quella privata di una regina, l’elogio e l’inchino sovente celano il malanimo, e quindi, in ossequio ai principi dell’onestà intellettuale a cui ogni scrittore, e biografo in particolare, dovrebbe sottostare, mi atterrò a divulgare solo ciò che risulta poter essere testimoniato.
Il destino della Francia è nelle mani di tre donne ma, ad avere lo scettro, non è quella che porta la corona.
(da un articolo di Bernard Marivaux sulla rivista satirica “Madame La France”)
Questa era la citazione più frequente nei pamphlets ed il motto più in voga tra il popolo, vessato ed affamato, e la nuova borghesia, produttiva e colta, stanca di contribuire con il pagamento delle tasse a mantenere lo stile di vita, eccentrico e scandaloso, della casa reale.
Di fatto, enormemente era cresciuto il potere di Yolande de Polignac, e la sua intimità con la Reine si era andata ancor di più rafforzando tramite Josephine Fournie, enfant prodige de la tragédie lyrique, ed ospite stabile del Petite Trianon, che alla Duchessa era stata affidata affinché continuasse a seguirla nella sua educazione societaria come in quella musicale.
– Josephine è il nostro capolavoro che l’Europa ammira ed invidia, far dimenticare la sua nascita volgare sarebbe un vantaggio per la Francia e la Regina. Hai carta bianca, Yolande, per arrivare all’obiettivo –
E di quella carta bianca, la Duchessa de Polignac, se ne servì per consolidare il suo immenso potere a corte, influenzando le scelte personali e politiche de la Reine, ampliando il suo raggio d’azione e d’interferenza, che si estendeva dal campo dell’arte a quello delle finanze.
Il Re Luigi tollerava l’invadenza della Duchessa non volendo dispiacere a Maria Antonietta in quel periodo incinta, che all’amica aveva perfino elargito il privilegio di un tabouret e la concessione di sedersi in presenza dei sovrani.
Yolande, pur tra i tanti intrighi personali, si accinse a sistemare le faccende di Josephine che, nel frattempo, si applicava con passione all’arte della musica, evolvendo le sue capacità vocali di pari passo con la maturazione di una bellezza fisica fuori dall’ordinario che le fruttò invidie e maldicenze tra le aristocratiche che non dimenticavano i suoi oscuri natali e l’amicizia intima, in odore di peccato, con la Duchessa e la Reine.
IL DESTINO DELLA FRANCIA E’ NELLE MANI DI TRE DONNE MA, AD AVERE LO SCETTRO, NON E’ QUELLA CHE PORTA LA CORONA
Il riferimento a Yolande de Polignac era evidente e comprendeva anche lei, Josephine, che la Reine, in pubblico, confidenzialmente chiamava Josepha alla maniera austriaca, per sottoscrivere una sorellanza dettata dal trait d’union di quel nome che apparteneva anche a lei: Maria Antonia Josepha Johanna von Habsburg-Lothringen
La Reine è nel profondo una democratica, mormoravano ironicamente dietro i ventagli le dame, cosicchè nel suo letto comodamente trovano posto la duchessa e la lavandaia. E forse il figlio che Madame Scandale porta in grembo non è il frutto dei reali lombi di Luigi XVI, sessualmente inetto, ma, con buone possibilità, lo è di quella strega della Duchessa de Polignac.
Yolande, forte delle sue prerogative e del suo ascendente, poco si curava delle chiacchiere velenose ma procedeva spedita nel rafforzare la sua posizione personale, e quella famigliare, nella gerarchia di corte, senza però trascurare i suoi doveri di tutrice verso Josephine Fournier, assolutamente consapevole che un incarico ben svolto porta riconoscimenti ed introiti, ma soprattutto quando si lavora per una regina, anche molti privilegi.
Sistemare convenzionalmente Josephine non sarebbe stato difficile perché quella carta bianca che Maria Antonietta le aveva concesso le offriva possibilità di audaci strategie anche se non immuni da rischi: un gioco d’azzardo in cui la Duchessa avrebbe sperimentato la sua congenita natura di baro.