JOSEPHINE FOURNIER
Da “Les couleurs des papillons” l’autobiografia di Elisabeth Vigee-Le Brun, ritrattista ufficiale de la Reine

Maria Antonietta mi commissionò un ritratto in stile neoclassico di Josephine per la sua residenza privata all’Hameau, nonostante il parere contrario di Luigi XVI che trovava disdicevole l’esposizione del ritratto di una plebea sulla parete della stanza della regina
Feci il ritratto a Jopsephine, d’estate, su uno sfondo naturale e con la luce calda del mezzogiorno, vestita di un semplice peplo di seta bianca che lasciava intravedere le sue forme sottili, con i capelli sciolti e senza alcun altro ornamento che la sua bellezza.
Pur essendo di media statura dava l’idea esser molto alta perché tutto in lei era slanciato, svettante, non in maniera altezzosa, ma irraggiungibile.
I suoi occhi grigi riflettevano le impercettibili sfumature della luce così da sembrare che non avessero mai lo stesso colore, variando dal verde all’indaco all’azzurro più scuro, da parer quasi neri.
La sua voce, straordinaria nel canto, era vezzosamente marcata di accenti volontairement négligents.
Amava far visita alla Regina e partecipare alle feste di corte vestita in abiti maschili, provocando scandalo e fomentando le insinuazioni di un loro rapporto lesbico, espandendo la sua leggenda oltre confine, alimentata dal veleno ingiurioso dei pamphlets e dal miele purissimo della sua splendida voce.

 IL MATRIMONIO
Ciò di cui principalmente abbisognava, Josephine Fournier, era un cognome di prestigio ancor meglio se accompagnato da un casato nobiliare che, seppur da subito si sarebbe rivelato per quello che realmente era, cioè un’operazione di facciata, col tempo il cognome acquisito sarebbe rimasto indissolubilmente legato alla sua persona divenendone parte integrante, perché negli ambienti aristocratici vigeva l’obbligo del rispetto per lo stemma ed il casato a testimoniare la fedeltà alla gerarchia monarchica, ed ammesso il disprezzo ma non l’ostracismo da parte de la noblesse de sang bleu verso i predatori di cognomi, soprattutto in quel periodo così critico per la Francia costantemente sull’orlo della rivolta, che la casta degli aristocratici, di nascita o d’adozione, non poteva, al suo interno, correre il rischio di faide suicide. 
S’imponeva, quindi, un matrimonio importante che avrebbe di sicuro reso stabile l’inserimento di Josephine Fournier negli ambienti di corte, perché la sua arte, riconosciuta ed acclamata oltre confine, contribuiva ad esportare all’estero il mito barocco della superba Versailles, ponendo la Francia come modello di riferimento per tutte le altre corti europee.
Ma non era una missione facile quella che Yolande si apprestava ad espletare, perché Josephine Fournier, la blanchisseuse, come veniva con sprezzo chiamata dai cortigiani, era particolarmente invisa all’aristocrazia di lignaggio, quella dei blasoni più antichi e dei cognomi altisonanti, costretti dal capriccio della Reine a tollerare la sua presenza a corte e all’interno de la société aristocratique.
Oltretutto, Josephine, era ostile al matrimonio vedendo in esso restrizioni ed accomodamenti intollerabili per il suo carattere assolutamente indipendente, rifiutando a priori di prendere in considerazione i risvolti positivi che ne sarebbero scaturiti, fino al giorno in cui, a sorpresa, annunciò le nozze avvenute con Don Aurelio Jacinto Lazaro de Quirra y Conte di Mandes y Marchese di San Mauricio e Villarios.
Yolande accolse la notizia con sgomento, che il Marchese in questione, col triplo dei suoi anni, la fama di libertino e di giocatore d’azzardo, e con un patrimonio perennemente a rischio di bancarotta, non poteva esser di certo la soluzione al problema.
– Non accetto rimproveri, Yolande, ora ho un cognome ed un casato……esattamente quello che richiedeva la Regina –
Maria Antonietta pianse alla notizia di quelle nozze, ma ne dovette accettare la realtà compiuta e l’umiliazione di un nuovo scandalo.

 JOSEPHINE FOURNIER  DE QUIRRA  Y CONTESSA DI MANDES Y MARCHESA DI SAN MAURICIO E VILLARIOS
– Che razza di matrimonio è questo, Josepha? – Domandò amara la Reine
– Della medesima razza dei matrimoni delle regine – Rispose sarcastica la blanchisseuse
( da “L‘histoire secrète d’une Reine”  di  Madame Guéménée, governante degli Enfantes de France)

A dispetto di tutti quel matrimonio, stipulato da una parte per esigenza di blasone e dall’altra per necessità di solventi, funzionò a meraviglia, poiché il Marchese benissimo comprendeva le necessità della sua giovane moglie avendo egli stesso il medesimo temperamento che l’età matura era ben lungi dall’attenuare, e tollerava cavallerescamente le intemperanze di Josephine senza interferire in alcun modo nelle sue scelte e nelle sue relazioni.
Un matrimonio riuscito, dunque, nonostante la coppia fosse stata  prontamente ribattezzata a corte ” le couple de vauriens”.
Josephine aveva da poco compiuto diciassette anni ed era nel pieno fulgore della sua bellezza fisica e di quella artistica, ed era assolutamente consapevole di essere molto invidiata, molto desiderata e molto odiata.
Era convinta che avrebbe vinto la sfida contro quella Francia aristocratica ed ottusa, dal momento che l’Europa tutta, nobile e plebea, era ai suoi piedi e con fervore l’acclamava.
Era sicura che alla fine si sarebbe imposta non per la vanità di una regina né per l’ambizione di una cortigiana, e neppure per  la sua stessa audacia, ma ciò che avrebbe fatto la differenza sarebbe stata la sua meravigliosa arte.

 LA MARQUISE BAROQUE
Dal Journal de Paris, la cronaca della rappresentazione prima, all’Opera Royale, de la tragédie lyrique “La Marquise Baroque”

Durante la rappresentazione de” La Marquise Baroque”, opera prima di Borromeo Philidor Duprè, la volta dell’Opera Royale è stata invasa da centinaia di usignoli  liberati per rendere omaggio al talento di Josephine Fournier. I piccoli volatili accecati dalle luci, storditi dal fumo delle candele, aggrediti dal fragore dell’orchestra, hanno iniziato a frullare le ali, impazziti, alla ricerca di un varco da cui fuggire, finendo, invece, la maggior parte di loro sfracellati contro gli alti soffitti, le colonne e gli specchi.
La rappresentazione è stata sospesa.

Stralcio finale della deposizione accusatoria del Sostituto Procuratore della Comune, Giacomo Renato Hebert
…attraverso lo strumento persuasivo della sua voce, di cui ella strategicamente se ne è servita per irretire e corrompere al fine di accreditarsi generalità fittizie atte a falsificare il suo stato sociale, per cui chiedo la condanna a morte, tramite ghigliottina, di Josephine Fournier de Quirra y Contessa di Mandes y Marchesa di San Mauricio e Villarios