Mi chiamo Grimilde, fin da piccola sono stata abituata ad ottenere tutto ciò che volevo, i miei genitori mi adoravano, mi dicevano che ero bellissima, anche se, in verità, a me non sembrava. Il mio naso era troppo lungo e appuntito, così pure il mento, gli occhi troppo piccoli, insomma, non mi piacevo. La mia era una famiglia molto ricca, mio padre  mi faceva frequentare solo famiglie facoltose, nella speranza che qualche illustre rampollo mi chiedesse in sposa.
E così fu. Mi sposai con un ricchissimo proprietario terriero, ebbi due figlie, Anastasia e Genoveffa, erano la luce dei miei occhi. Anch’io, come i miei genitori, sognavo per loro un matrimonio facoltoso. Purtroppo il mio sposo morì, lasciandomi erede dell’immenso patrimonio che io, non avendo mai amministrato nulla, non sapevo come conservare e rimpinguare. Ne dilapidai una buona parte, cominciai a preoccuparmi per il futuro mio e delle mie bambine, che erano cresciute negli agi, viziatissime. Un giorno, un uomo elegante e raffinato, incontrato per caso a teatro, dove mi fu presentato da alcuni amici, chiese la mia mano. Era vedovo anche lui, aveva una figlia quasi coetanea di Anastasia e Genoveffa. Accettai, anche perchè gli anni passavano e il patrimonio continuava ad assottigliarsi, avevo bisogno di un uomo che pensasse agli affari. Quando mi presentò sua figlia rimasi di stucco. Era bellissima! Una fitta di gelosia mi percorse tutta, le mie ragazze erano molto eleganti e altezzose ma non belle, purtroppo. Dovetti riconoscerlo. Padre e figlia si amavano molto, erano anche molto cortesi con me e le mie figlie, ma nel mio cuore la rabbia si faceva strada sempre di più… mi accorgevo che i giovani rampolli delle famiglie che frequentavamo, non avevano occhi che per lei, mentre le mie figliole restavano sedute, sole e immusonite.
Anche questo matrimonio durò poco, il mio secondo marito morì in poco tempo stroncato da un infarto. Restai di nuovo sola, con tre ragazze e un secondo patrimonio da amministrare. Che angoscia! La bellezza dell’orfanella mi faceva impazzire di rabbia, cominciai a trattarla male, a sgridarla per un nonnulla, le passavo gli abiti usati di Anastasia e Genoveffa, mentre compravo per loro costosissimi abiti nuovi. La fanciulla era mite, non protestava mai, fu così che noi tre prendemmo il sopravvento su di lei e le ordinammo di svolgere tutte le mansioni più umilianti e faticose. Lavava, spazzava, cucinava, ci serviva in tutto e per tutto. Io la vedevo piangere quando credeva di non essere osservata, ma non m’importava, era troppo bella e danneggiava il futuro delle mie bambine. Così curva e sporca la sua bellezza non si notava, le avevamo anche affibbiato un nomignolo: cul di cenere, o cenerentola, perchè quando puliva la cenere dal camino si sporcava tutta.
Un giorno giunse una notizia esplosiva: Il Re aveva ordinato una grande festa nel suo sontuoso castello, era vedovo e aveva deciso di trovare una moglie per il suo figliolo, il Principe Christopher! Che occasione meravigliosa, gli avrei presentato le mie adorate figlie, sicuramente ne avrebbe scelta una, il nostro futuro sarebbe stato assicurato per sempre. Acquistai per loro abiti meravigliosi, le feci pettinare dai migliori acconciatori del posto e preparai i gioielli più preziosi che trovai nel mio portagioie. Quando mancava solo un giorno alla grande festa, con una vocina timida timida Cenerentola disse:
“Anch’io vorrei venire alla festa”.
Scoppiammo a ridere tutte e tre:
“Cosa? Tu? Cul di cenere vuole andare alla festa! Ahahahahah! Non dire idiozie, tu servi qui, in casa, devi lustrare tutto per bene, stiamo per diventare Principesse noi!”
La vidi chinare il capo e piangere silenziosamente.
Finalmente arrivò il grande giorno, perfettamente agghindate ci recammo al castello del Re.
Cenerentola rimase in casa a pulire come al solito.
Il castello era illuminato a giorno, il salone immenso era pieno di gente elegantissima, padri e madri che mettevano fieramente in mostra le loro figliole. Anastasia e Genoveffa erano emozionate:
“Mamma, e se il principe non sceglie una di noi?”
“Non dite sciocchezze, siete le più belle di tutte!”
Ma ecco il grande momento, entra il Re, tutti si inchinano devotamente, dietro di lui appare il Principe, bellissimo giovanotto davvero, biondo, occhi azzurri, ma con uno sguardo triste e assente. Non degnò di attenzione nessuna ragazza, andò a sedersi in un angolo appartato.
Pensai – ma gli piacciono le donne?
Improvvisamente lo vidi come destarsi dal sonno, si alzò dalla sedia e andò verso qualcuno sorridendo, tutti ci girammo da quella parte e… oh mio Dio! Cosa stava succedendo? Chi era quella fanciulla meravigliosa che avanzava tra due ali di persone che si spostavano al suo passaggio? Quando realizzai che era Cenerentola, mille domande mi esplosero nella testa.
Come poteva essere al ballo? Con quel vestito stupendo, sembrava un Angelo, maledizione!
Vidi con disperazione che il Principe la prendeva per mano e iniziava con lei le danze, facendola volteggiare fra gli sguardi afflitti delle altre fanciulle, comprese le mie figlie.
Impietrita dallo stupore e dalla rabbia, cercai di richiamare la sua attenzione ma, era troppo presa a guardare negli occhi il suo Principe. Improvvisamente, senza un apparente motivo, la vidi fuggire via, inseguita da Christopher, era mezzanotte, lo so perchè ho sentito suonare il campanone. Il Principe tornò a sedersi silenzioso e afflitto, pian piano tutti uscimmo dal palazzo, la festa era finita. Tornai a casa inviperita, decisa a suonargliele a quella sfrontata.
Nel cortile vidi due topolini infilarsi velocemente in un buco del muro, una zucca in mezzo al cortile, ma che diavolo… Entrammo tutte e tre in cucina… Cul di cenere era lì, come al solito, a spazzare il camino.
“Tu! Eri al ballo stasera, ti ho vista, confessa!”
“No signora, sono stata sempre qui a pulire casa”
Ero furiosa, le mie bambine non erano state degnate di uno sguardo, con tutto il denaro che avevo speso per agghindarle.
La mazzata finale mi arrivò qualche giorno dopo, quando seppi che il Principe cercava la ragazza che al ballo aveva perso una scarpa. Girava casa per casa e provava la scarpa a tutte le fanciulle.
“Quella scarpa dovete indossarla voi – dissi alle ragazze – è l’ultima speranza”:
Non la faccio tanto lunga,  i piedi di Anastasia e Genoveffa erano troppo grandi, non entrarono nella scarpetta, fine dei miei sogni, per sempre.
Quello che non potevo davvero immaginare era che Cenerentola, tutta sporca e malvestita, avesse il coraggio di presentarsi davanti al Principe per provare la scarpetta.
Era la sua!!! Allora era davvero al ballo, maledetta bugiarda, ma come avrà fatto, un incantesimo? Non lo saprò mai. Guardo esterrefatta Cenerentola e il Principe che, guardandosi amorevolmente negli occhi se ne vanno al castello in carrozza. Le mie figlie piangono sconsolate, mi sento perduta, ho fallito in tutto.
Un momento! Non tutto è perduto, dopo il matrimonio, mi prostrerò ai piedi di Cenerentola, chiedendo il suo perdono, lei è tanto buona, so che lo farà.
Potrò così sperare ancora di entrare a Corte con le mie figliole e diventeremo finalmente Principesse!