Ti Amo.
Con questa frase iniziano e terminano tutte le mie lettere.
Nel mezzo la descrizione minuziosa della febbrile esaltazione dei miei sensi e della mia mente in un racconto solo sessuale.
Il  “Ti Amo”, iniziale e conclusivo, è l’unico romanticismo che concedo alle mie missive.
Un bilanciamento strategico, un’ illusione, per render più eccitante il gioco.

“Perché hai tardato a scrivere? Ho atteso la tua lettera come un condannato attende un verdetto di grazia che pur si augura non giunga mai, consapevole che per respirare ho bisogno del nodo scorsoio del tuo cappio”
Eternamente tuo

Lo immagino stracciare la busta, cavarne il sottile foglio di carta velina ricoperto dai caratteri minuti della mia grafia, intriso dell’odore d’acquamarina del mio pube.
Lo annusa mentre lo stringe tra le mani, caldo e palpitante, piccolo animale lussurioso dal cuore clitorideo.
  
“Quell’animale femmina che nidifica nel tuo monte di venere e dalle cui labbra segrete mi giunge, ossessivo, il suo mistico richiamo. E il suo voluttuoso odore di caverna, inconfondibile ai miei sensi, di cui ho pregno il sesso, le dita e la bocca. E la mente. Così mi concedo alla tua fantasia. Coscientemente mi lascio sodomizzare da quella tua penna descrittiva che divinamente usi come un pene di donna a penetrare i miei lombi, già umidi alle tue dita, aperti ed eccitati, pronti a soddisfare i tuoi desideri clandestini”.
Eternamente tuo

Ti Amo.
Con questa frase iniziano e terminano tutte le mie lettere.
L’unico romanticismo che concedo alle mie missive.
Una strategia di gioco.
Al centro, parole nude e palpitanti.
Parole puttane.
Perché anche una dea ama il mascheramento, e quanto più questo è lontano dalla sua natura più le procura piacere l’oscuro desiderio che la riplasma in un’essenza di carne affinché la finzione risulti reale, e lei possa assaporare il divino in ciò che è solo umano.