#PrayforAmazonia

Questa è la storia di un piccolo seme
per condividerne memoria con tutti voi insieme.
Era un bel giorno di primavera
il vento soffiava sulla brughiera
e una folata fu così impetuosa
che sollevò in aria qualsiasi cosa,
anche un semino caduto in un prato
che nessuno ancora aveva calpestato,
finché oscillando leggero in quel respiro
a terra ricadde in un ultimo giro
depositandosi poco lontano
su quella landa un po’ fuori mano
e nel nudo terreno trovò infine dimora
poiché di crescere era giunta l’ora.
Le piogge bagnarono il campo assetato
il piccolo seme era già germogliato
e ben presto nel volger di qualche stagione
iniziò a prender forma la sua vera funzione:
dapprima esile e delicato fuscello
diventò ben presto un robusto alberello.
Passarono estati, autunni ed inverni
nel valzer di giorni che parevano eterni,
il grande albero era ormai vecchio
questo il responso che gli diede lo specchio,
un piccolo lago dalle acque scure
che lambiva le radici e le sue paure
di offrire ormai solo legna da bruciare
a quell’uomo che altro non poteva fare
e fu proprio in quel freddo inverno di neve
che la scure si abbatté sul suo tronco lieve
e nel fuoco di un camino arse la sua vita
ormai convinto di giocare la sua ultima partita.
Dal comignolo sul tetto la cenere di legno
si disperse nell’aria portando seco un pegno:
dovunque si fosse infine depositata
con quel fertile suolo si sarebbe poi sposata
diventando nutrimento per tutti i semi a venire
consapevole così di non poter morire.
È per questo che gli alberi anche se incendiati
mai sono morti e mai sono nati,
ma vivono per sempre sotto nuova sembianza
fedeli custodi di sempre viva speranza:
che ogni piccolo seme è il bosco di domani
e che farlo crescere sta nelle nostre mani
e in quella Natura che sempre sa cosa fare
e che noi abbiamo solo il dovere di amare.