Oggi
ho incontrato la tua ombra.
Grigia
lunga
severa.
Mi ha detto:
“Cogli il fiore
prima che giunga la sera,
prima che le rosse lingue di fuoco
comincino a bruciare
il cielo e la tua anima.
Non attendere un cenno tardivo,
forse solo sperato.
Lascia che il vento
ti sollevi la gonna
scoprendo antichi pudori dimenticati.
E le ferite
non ti faranno male.”
L’ho guardata
ed è fuggita piano
lungo freddi muri di cemento,
sorridendo lontana.
Così oggi ti ho cercato
piantando il seme del mio fiore
di domani.
Ho sentito i tuoi occhi osservarmi
frugarmi
tristemente maliziosi
e io
nuda
ti ho donato la mia speranza
con un gemito soffocato
di paura e presentimento.
Ecco,
ho scoperto
come fosse la prima volta
il sapore strano e unico
dell’attesa,
lasciandoti arbitro
di partite già vinte
sul campo sconnesso
e pur logico
dei miei pensieri.
Non riconosco
in te
i segni
del mio sensato smarrimento,
ma il mio fiore è qui
e vale mille testimoni.
Lo innaffio ogni giorno
col mio sangue
ed egli cresce rigoglioso.

(gennaio 1980)