Sono nata in un piccolo paese, dove vivo anche adesso, anche se non abito più nella casa e nel quartiere dove sono cresciuta, ma in centro, in un palazzo più moderno.
Il paese si divide in cinque piccoli quartieri; nel più antico sono nata io.
Il mio vecchio quartiere è un piccolo gruppo di case, circondato da orti coltivati; è costruito a forma di cerchio con un cortile centrale e assomiglia a un grande girotondo di case, un’unita all’altra, come per sostenersi e farsi coraggio a vicenda.
I miei genitori andarono a vivere in una di queste case, quando si sposarono; fu un regalo di nozze ricevuto da mia madre, dove sono nata e cresciuta insieme ai miei fratelli.
Per dare un’idea dell’antichità del luogo, una targa, posta in cima all’edificio, dice che la casa, fu restaurata nel 1815, in occasione del passaggio di Napoleone.
Oggi il paese si è ingrandito, è diventato una piccola città, ma i cinque antichi quartieri che lo compongono, hanno conservato il loro fascino misterioso.
In quella casa, adesso, vive la mia figlia maggiore; è stata restaurata, è più moderna e funzionale ma, per me, rappresenta qualcosa di speciale, legato ai ricordi della mia infanzia.
A quei tempi, la vita era semplice ma dura e la gente seguiva il ritmo regolare dei giorni e delle stagioni, con poco denaro e aveva nel cuore l’allegria e la felicità di chi apprezza ed è soddisfatto delle poche cose che ha.
Tutti si conoscevano e non c’era la necessità di chiudere la porta a chiave perché non c’era niente da portare via.
Nessuno aveva un televisore e ascoltavamo alla radio le notizie e le canzoni del momento; passavamo le sere d’inverno a giocare a carte, a tombola, a leggere, ad ascoltare storie antiche e durante l’estate, noi bambini, correvamo per il quartiere e ridevamo senza una ragione precisa mentre gli adulti, chiacchieravano davanti alle soglie delle case.
Nelle abitazioni non c’era l’acqua corrente e le massaie andavano a raccoglierla alla fontana con i secchi.
Le donne lavavano i panni nel ruscello, al limitare del bosco e, durante l’inverno, rompevano il ghiaccio con un sasso.
Oggi, quando vado in questo quartiere, mi sento inondare da una valanga di ricordi, parole sussurrate dai muri che raccontano la loro storia.
Risa e pianto di bambini, il canto del gallo all’alba, gatti che miagolano alla luna; latrati di cani, il canto allegro di una donna mentre fa il bucato; bambini che corrono, cadono e ginocchia sbucciate; odore di minestra, aroma di caffè, pane e marmellata fatta in casa; rumore di piatti dalle finestre aperte; gerani che si affacciano curiosi dalle terrazze; il fico vicino al pozzo sul quale salivo a leggere i miei libri. Ricordi che mi portano lontano …
Emozioni e sensazioni struggenti: questi sono i pezzi del puzzle che compongono la parte più spensierata e felice della mia vita, protetta dalla mia meravigliosa famiglia.