Inspiegabilmente si trovò di fronte alla porta chiusa. <Strano – pensò –  lascia sempre  uno spiraglio per farmi entrare>. Sentiva il ticchettio dei tasti della macchina per scrivere, non stava più nella pelle, doveva assolutamente entrare e saltare sullo sgabello accanto al suo padrone-amico-scrittore, così da poter dare un’occhiata alla trama del romanzo. Indispettito, offeso e arrabbiato girò intorno alla casa, vide una finestra socchiusa, con un balzo la raggiunse e quatto quatto si diresse verso lo studio dello scrittore.
Per fortuna non era chiusa, si accovacciò e rimase a guardarlo. Appena lui si alzò per andare al bagno, corse velocissimo sullo sgabello per leggere la trama; rimase sorpreso e divertito nel leggere:
“Io amo il mio gatto, ma non glielo dico altrimenti per la gioia mi zampetta sulla tastiera, sul divano, sui cuscini, lasciandomi impronte ovunqueInfatti ho chiuso apposta la porta d’entrata”.

Al colmo della felicità per quella dichiarazione d’amore, il micio, come volevasi dimostrare, saltellò e zampettò dappertutto, poi, sorridendo sotto i baffi tornò dietro la porta chiusa. L’innocenza fatta persona.