Seconda parte
Nicolò era un bel bambino biondo, occhi chiari, giudicato perfettamente sano alle visite dei vari medici.
Sara lo stringeva tra le braccia, Domenico si struggeva dalla tenerezza e diavolo custode vegliava vicino al letto.
Dopo una notte passata in ospedale, poterono tornare a casa: c’erano palloncini azzurri ovunque, i nonni che erano venuti ad accogliere il nipotino, i vicini di casa.
Fu un arrivo trionfale e Nicolò, dopo essere stato esaminato, sbaciucchiato, soffocato da moine e buffetti, trovò finalmente un po’ di tranquillità nella sua culla.
Sara lo coccolò un po’ e poi, visto che si era addormentato, andò dai suoi ospiti.
E così, per la prima volta, Nicolò si trovò solo con diavolo custode.
Lui non aveva nessuna idea di quali fossero i suoi compiti.
Studiò a lungo il bambino, la cameretta, tutti quei giocattoli, pannolini, bottigliette, salviette.
Nicolò dormiva beatamente ma a diavolo custode non sembrava normale che tutti fossero di là a divertirsi e lui solo soletto nella sua culla.
Cominciò così a soffiargli in faccia, tirargli un piedino, quei pochi capelli.
Niente!
Finalmente dopo un bel pizzicotto su una gamba, Nicolò lanciò un urlo e tutti corsero nella stanza.
“ Ecco”,pensò diavolo custode come devo comportarmi!
Nicolò cresceva sano e bello: Sara lo allattava, Domenico gli cambiava i pannolini, gli faceva il bagnetto.
Tutto andava bene eccetto la notte, quando, dopo le varie ninne nanne, Nicolò si addormentava e in punta di piedi Sara si allontanava.
Dopo cinque minuti Nicolò cominciava a strillare.
Non poteva immaginare che diavolo custode interveniva o rubandogli il ciuccio, o facendogli il solletico, ogni cosa finchè riusciva a svegliarlo.
Quando era con i genitori Nicolò era buonissimo ma, appena lasciato solo, strillava a più non posso.
E’ questo quello che dissero al pediatra ma nemmeno lui riusciva a capire quel comportamento.
Così Sara e Domenico si rassegnarono a far dormire con loro il bambino, cosa assolutamente contraria ai loro principi educativi.
Diavolo custode era tutto contento.
I mesi passavano e Nicolò, che era molto precoce, cominciò presto a camminare, a capire ciò che succedeva intorno a lui.
Fu messo a dormire nella sua cameretta ma se diavolo custode gli rubava il ciuccio lo recuperava e se lo rimetteva in bocca, se gli dava i pizzicotti, si nascondeva sotto la coperta.
Il diavoletto era un po’ indispettito e si vendicava di giorno: quando Nicolò camminava traballando con uno spintone lo faceva cadere per terra ma lui si rialzava subito e imparò a camminare con una sicurezza ed un equilibrio che meravigliavano tutti.
Era diventato anche abilissimo a ritrovare i giocattoli che diavolo custode gli nascondeva.
Le difficoltà che incontrava e che gli altri bambini non avevano perché gli angeli li proteggevano, lo fecero diventare un bambino speciale.

Arrivò il primo giorno d’asilo: Nicolò si ritrovò con tanti bambini e diavolo custode con i loro angeli.
Osservava il loro comportamento: facevano tutto il contrario di quello che lui aveva fatto finora.
Se un bambino incontrava un ostacolo e stava per inciampare, loro correvano a togliere l’ostacolo, se voleva un giocattolo loro facevano il possibile per procurarglielo, se aveva fame o sete attiravano l’attenzione delle maestre.
Nicolò se la cavava da solo, risolveva i problemi che gli capitavano, si faceva capire se voleva qualcosa.
Diavolo custode si convinse ancora di più che il suo modo di “reggere e governare” come diceva la preghiera era il migliore.
Si scocciava molto quando alla sera, prima di addormentarsi, Sara faceva recitare a Nicolò la solita preghiera, ma per paura di essere scoperto, non faceva nulla
I guai grossi per Nicolò cominciarono a sei anni
Domenico e Sara lo accompagnarono a scuola: prima elementare!
Erano emozionati e orgogliosi di vedere il loro bimbo, con il suo zainetto sulle spalle, che li salutava con la manina sulla porta della classe.
La maestra accoglieva i bambini con un sorriso, li faceva sistemare nei banchi.
Ognuno di loro doveva presentarsi ai compagni di scuola, raccontando qualcosa di sé.
Nicolò era molto disinvolto, sicuro, aveva una proprietà di linguaggio superiore agli altri.
Sara e Domenico lo avevano sempre stimolato, gli avevano insegnato molte cose, fatto fare diverse esperienze.
La maestra era molto compiaciuta del nuovo allievo.
Accovacciato vicino a Nicolò c’era diavolo custode.
In prima elementare gli scolari non fanno più aste, puntini, cornicette come una volta, cominciano direttamente a leggere e scrivere parole e numeri.
Così succedeva nella classe di Nicolò: la maestra scriveva una parola sulla lavagna e i bambini dovevano ricopiarla sui loro quaderni e leggerla.
Sembrava troppo facile!
Diavolo custode decise di intervenire: rimescolava le lettere sul quaderno di Nicolò, la P con la B, la T con la D, toglieva una gambetta alla M che diventava N ecc. ecc.
Quando Nicolò doveva rileggere quello che aveva scritto, pronunciava parole incomprensibili tra lo stupore della maestra e le risate dei compagni.
Nicolò aveva una gran confusione in testa, non si capacitava di ciò che stava succedendo, non riusciva a collegare quello che scriveva o leggeva con le parole che pronunciava.
Purtroppo la cosa andava avanti e peggiorava, così la maestra convocò Domenico e Sara.
Spiegò loro che Nicolò aveva probabilmente una patologia che si chiamava Dislessia.
Aveva bisogno di fare dei test e, se confermata, di terapie particolari.
Aveva un bel dire la maestra, per consolarli, che grandi personaggi della Storia erano stati dislessici: Leonardo da Vinci, Einstein, Kennedy.
A loro importava del figlio, così sveglio, intelligente.
“ Ma come era possibile una cosa così” si domandavano.
Diavolo custode era contento perché era riuscito a far diventare Nicolò un bambino diverso dagli altri.
Pensava di essere il migliore dei custodi e voleva distinguersi dagli angeli.
Per Nicolò cominciò un lungo calvario!
continua……