Un raggio di sole entrava dalla finestra e scaldava la parete bianca, come ogni mattina il sole scaldava la stanza quanto bastava per permettere a Jessica e a Chiara di uscire da sotto le coperte senza raffreddarsi.

A turno andavano nel bagno della stanza, si cambiavano e poi subito a fare colazione con tutti gli altri. Entrando nel refettorio si sentiva subito l’odore del caffè latte, l’odore non era sgradevole forse faceva un po’ impressione la marmitta enorme dal quale la signora lo pescava con il mestolo, per versarlo dentro le tazze tutte uguali.

Il refettorio era pavimentato di bianco,i tavoli di formica bianca e le panche di legno sembravano portate da una caserma. Tutto era minimale, tutto era necessario e non c’erano cose inutili, l’unica forma concessa era il rettangolo. Tutto era rettangolare, le panche i tavoli ed banco dal quale le signore distrubuivano la colazione. Jessica li non ci voleva stare, già si vedeva a Milano, magari a studiare; aveva ottimi voti soprattutto in fisica. Gli insegnanti la ritenevano tra i migliori allievi del convitto, pur avendo frequentato le scuole medie a singhiozzo tra un affidamento e l’altro, riusciva sempre a risolvere tutti i problemi velocemente ed a volte con una certa creatività. Prediligeva le materie scientifiche a quelle letterarie, avrebbe potuto diventare un ottimo ricercatore. Ma quella mattina aveva deciso che doveva partire, a tutti i costi.