Sono io che controllo che tutto sia al suo posto da queste parti. Da quando hanno dato alla gente la possibilità di passare da sola la spesa sul codice a barre ne ho viste di cose…
“Salve signore, posso esserle d’aiuto?”
Mi guarda con la faccia scocciata tenendo la confezione di pollo in offerta in una mano e lo scanner nell’altra che trema un po’. Io li riconosco tutti a distanza ormai, sono capace di dedurre da quello che comprano o indossano molte cose della situazione attuale di ciascuno: questo ad esempio è un divorziato. Abbastanza fresco di divorzio oserei dire: insomma di certo non è troppo tempo, perché è ancora in fase “le donne sono tutte uguali. Delle stronze e pure rompicoglioni”.
Si capisce che ora è single perché la polo che ha infilato in modo scomposto è stata prelevata dallo stendino stamattina, e a renderla indossabile non ci ha pensato una donna, perché è stato sbagliato il lavaggio e stesa anche peggio.
Il petto di pollo col bollino giallo poi, tipico di chi nonostante la vita sia crollata come un castello di carta, cerca di darsi una parvenza di autocontrollo, non cedendo ai quattro salti in padella. Quel petto di pollo a questi sopravvissuti dice proprio “prendimi!”, che poi magari mi innaffi di birra. Fatto sta che è roba che etichetta Rino del banco carni: tanto simpatico quanto approssimativo, e quindi capita spesso che nella fretta non sia stato messo proprio alla perfezione il codice a barre, che risulta illegibile allo scanner. Mettici pure che questo tizio qui non è di certo un professionista. Il problema non ci sarebbe se ce ne occupassimo noi. Noi la tecnica la conoscimo bene, sapremmo come aggirare il problema, e invece mi tocca sorbire il labbro arricciato di questo ex marito incattivito, che mi accusa, pur non dicendo, di perdere il suo prezioso tempo a causa dello scarso servizio offerto. Io faccio finta di niente: sono una professionista, io!
Apro ancora di più i grandi occhi neri, truccati di nero, in una espressione ingenua e innocente, e il sorriso aperto marcato dal mio nuovo rossetto. Proprio quello che è arrivato l’altroieri e che ho scartonato in un momento di calma.
Scartonare mi piace. Ogni volta mi sento un po’ come a Natale. Anche se c’è scritto quello che troverò dentro il pacco io faccio finta di niente, e immagino che sia proprio per me il contenuto. Che un ammiratore misterioso abbia scelto quel profumo, quel sapone, quel nuovo rossetto color sangue proprio pensando al mio profilo, ai miei seni, al mio ventre, ai miei denti bianchi, all’interno sodo e caldo delle mie cosce…
Il rossetto l’ho preso. E anche quel profumo, quello che ho visto nella spesa della signora bionda del lunedì sera. O meglio dei trascorsi lunedì sera. Tutti si sono accorti che da un po’ non è qui, a passare vicino al banco frigo con i capelli un po’ umidi, che le prenderà, beh le sarebbe preso se… insomma sì, la cervicale, se non fosse che è sparita dalla circolazione. Tra un paio d’anni, ecco, di sicuro sarebbe stata destinata ad una – davvero terribile – cervicale.
Il lunedì giusto prima della chiusura, dopo la sua imperdibile ora e mezza di palestra, è stato per almeno due anni il suo momento, il suo e quello della sua scorta di verdura bio e cosmetici di marca. La bionda ha sempre indossato quell’espressione da femme fatale e il profumo che sa un po’ di caramello. Lei agli uomini fa proprio venire voglia di mangiarsela, anche a Gianni, persino lui per mesi ha spalancato gli occhi, ed io l’ho visto bene… e così quando un giorno l’ho potuto riconoscere, nella spesa della bionda, quel profumo, non ho resistito, sono andata di corsa a procurarmene una boccetta.
Poco dopo, in bagno, l’ho spruzzato sul collo e da lì ne ho passato un po’ sui polsi, poi ho steso sulle labbra il rossetto… no, non è come quello della bionda, lei solo colori tenui, pastello, da donna di classe.
A me invece, interessa il sesso senza sotterfugi, magari un po’ sporco. Adoro la carnalità, mi piacerebbe riuscire a provocare in modo… come dire, molto diretto. E mentre lo mettevo, quel rossetto lucido e sfacciato, ho chiuso gli occhi. Li ho chiusi per fingere di essere bella. Per dimenticare il mio volto da clown.
Ed ha funzionato: ho saputo immaginarmi proprio come vorrei essere. Per Gianni.
Invece questo mi guarda ancora storto, e lo odio perché mi riporta alla realtà.
Mi fa ricordare anche che Gianni da due lunedì fissa l’ingresso del supermercato in attesa di lei. Mi restituisce al mio volto rovinato dall’acne, al fondotinta steso male, ai chili di troppo, ai miei capelli di stoppa. Mi fa sentire un rifiuto. Una nullità. Ed io odio sentirmi così.
Però sorrido. Anzi, gli regalo proprio il migliore dei miei sorrisi aperti, e poi… poi guardo l’orologio per vedere se sono fortunata.
Non capita spesso che coincida così alla perfezione, e invece proprio adesso finisce il mio turno. Posso andare nel parcheggio, che a quest’ora è sempre deserto.
“Scusi, posso chiederle un grande favore, mi si è accesa una spia che mi mette molta ansia… non la conosco ancora bene quest’auto, sono un disastro con queste cose, devo arrivare lontano e… beh non vorrei….”
Con la stessa faccia scocciata, senza smettere di arricciare le labbra, lui decide comunque di non lasciare una donna sola in difficoltà, una che anche se è una rompicoglioni, forse, dico forse, non è una stronza. Troppo poco desiderabile per essere stronza, diciamocelo. Decide così di sprecare un altro prezioso minuto prima di raggiungere il divano in cui affondare in mutande. Decide di sprecare qualche istante anche se è per una che non si scoperebbe mai.
Questo angolo è l’unico punto non ripreso da telecamere in tutto il centro commerciale, me lo ha detto Gianni, che qui si occupa di sicurezza, ed è sempre così gentile con me da raccontarmi tutto.
Oh se solo avessi mantenuto la promessa che il mio aspetto dichiarava da bambina. Ero così bella. Abbastanza bella, in potenza, da poter essere amata di Gianni. E sarebbe stato amore, non come con la bionda. A lei di lui non interessa niente. Niente! E invece il poveretto l’ha guardata passare per ben tre lunedì, prima che sparisse, con quell’espressione così triste. Per la gran signora è stato solo un gioco: gli ha lasciato il suo numero in un momento di euforia, e in un altro di noia lo ha invitato a casa sua.
Ma per Gianni, per lui è stato diverso. Vederlo così triste mi ha spezzato il cuore.
Basta un colpo ben assestato dietro la nuca, mentre è inchinato sul mio cruscotto. Il divorziato è steso. E cazzo è pesantissimo! Praticamente un fascio di nervi: magro ma pesante. Riesco a stenderlo nel sedile di dietro. Ora che è addormentato la sua espressione si distende un po’, sembra persino quasi simpatico.
Devo sbrigarmi, tra un po’ si risveglierà… no, non lui, a lui questa dose durerà un bel po’.
Parlo della bionda! E quando si sveglierà, non voglio proprio perdermerla, perché potete giurarci, stannotte si gioca, stanotte noi tre ci divertiremo, da morire.