«E’ inutile, sai, che continui a riempirmi il bicchiere. Tutto quello che so te l’ho già detto, e quello che non so non voglio dirtelo.»
L’uomo sospirò, ma mi versò un’altra dose di whiskey. Non era cattivo, anche se era un rye, in fondo ci sapeva fare.
«Allora prova a dirmi quello che non sai», insistette.
Con un unico gesto sollevai il bicchiere e lo vuotai. Sentii il calore del liquore scendermi lungo la gola.
«Ehi, amico!» risi, «sei proprio furbo tu!»
Lui mi allontanò la bottiglia.
«No, così non ci siamo, non fare finta di essere ubriaco con me, Ed, sappiamo tutti e due che non è vero.»
Feci una smorfia, gli puntai contro l’indice e con il pollice feci il gesto di far fuoco.
«Mi hai beccato, amico!»
«Ecco, così va meglio. Perché non vuoi raccontarmi quello che hai visto?»
Lo fissai con gli occhi sbarrati.
«Perché ho paura, amico. Fifa, tremarella. Mi cago sotto, va bene!»
«Hai paura di un morto?»
«Morto un cazzo! Quello era vivo come me e te! L’ho riconosciuto dalla foto!»
«Adesso ci siamo. Lui ti ha visto?»
«No, come avrebbe potuto? Lui non mi conosce mica!»
«Allora cosa hai da temere?»
Adesso era troppo: mi alzai e lo presi per il bavero della giacca. Lui mi lasciò fare.
«Quello è l’anticristo, ecco cos’è! L’ho visto morto a San Quintino, sulla barella, poi in fotografia e adesso qui, nel pub. E’ vivo, e cammina tra noi!»
«Andiamo con ordine. Lui chi?»
«Non fare lo stupido, sai benissimo chi: Richard Ramirez, the night stalker, the walk-in killer. Vuoi che te lo canti?»
L’uomo nell’ombra ebbe un mezzo sorriso.
«No, non è necessario. Quello che non capisco è come sia possibile che sia ancora vivo: Ramirez è morto nel 2013 in carcere per una crisi epatica.»
«E invece no! L’ho intravisto di sfuggita, ma l’avrei riconociuto tra mille…»
«Ma perché hai questa ossessione per lui?»
«Perché l’ho visto crescere, e perché sono stato io a portarlo via quando quel bastardo di Mike, suo cugino, ha fatto fuori la moglie.»
«Mike?»
«Sì, quello che teneva le polaroid dei vietcong torturati e uccisi, insieme con le foto delle donne che aveva decapitato dopo essersi fatto fare dei pompini. Bel tipo, vero?»
L’uomo tacque, come se stesse riflettendo su quanto gli avevo detto, eppure era stata cronaca sui giornali.
«Già, deve avergli fatto l’imprinting.»
«Che cosa?»
«Imprinting, apprendimento precoce.»
«Ah, vuoi dire che gli ha insegnato? Sì, è possibile, ma poi lui ha superato il maestro.»
Questa volta l’uomo rise davvero.
«Beh, ricapitoliamo», disse, dopo avermi riempito ancora una volta il bicchiere, «tu, che sei un vecchio alcolizzato hai visto Ramirez in circolazione da queste parti, e affermi di saperlo riconoscere, infatti l’hai detto al barista che l’ha raccontato in giro…»
Non risposi, lui sapeva già tutto.
«Così», continuò «sei tanto sicuro da sfidare il ridicolo, e magari qualcuno pazzo come te potrebbe crederti, e magari fare delle ricerche, riaprire il caso…»
«Il cadavere è stato cremato…-»
«Già, quella pista è ormai chiusa, ma chissà, oggi c’è l’esame del DNA, tante cose nuove… E tu l’hai riconosciuto da una foto!»
«No», lo corressi «la foto l’ho guardata per avere una conferma, ma quello che ho riconosciuto era il suo modo di muoversi, leggero, felino, unico.»
«Il cacciatore della notte…»
«Già, quel particolare non sei riuscito a nasconderlo.»
L’uomo mi si avvicinò, entrando nel cono di luce della lampada sopra il tavolo.
«Non sarebbe stato necessario, se non avessi avuto la sfortuna di incontrare l’unico uomo che l’aveva notato.»
Sospirai, guardando il bicchiere con avidità.
«Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi…»
«A questo si può rimediare», fece lui alzandosi.
«E perché dovrei venire con te?»
Mi si fece ancora più vicino.
«Perché so dove vive tua figlia con la sua nipotina, e se stasera tu non vieni con me capiterà qualcosa di brutto a tutte e due.»
«Cosa mi garantisce che non lo farai lo stesso?»
«Non lo farò perché ho cambiato vita: Richard Ramirez è morto a San Quintino, adesso sono Carlos Rodriguez, rispettabile assicuratore… Ma devi capire che ho bisogno di proteggermi…»
Mi alzai anche io, un po’ tremolante sulle gambe per via di tutto l’whiskey bevuto.
«Va bene, vengo», dissi, «ma prima prendimi un’altra bottiglia, ne ho bisogno.»
Lui assentì, mi battè un cenno sulla spalla, prese una bottiglia dallo scaffale e la passò alla cassa.
«Andiamo?»
Lo seguii fuori dal locale. L’aria della notte era carica di umidità, malsana, ma me ne riempii comunque i polmoni.
Esitai.
«Sarà una cosa veloce?» chiesi.
«Te lo giuro, non sentirai niente.»
Non gli credevo, ma sentivo che avrebbe fatto del suo meglio. Salii sulla sua macchina, che era parcheggiata lì vicino.
«E Doreen», chiesi, «l’hai più vista?»
Vidi un lampo passare nei suoi occhi.
«Purtroppo no, ma nella vita si devono fare delle scelte.»
Delle scelte, già.
«Va bene», dissi, chiudendo la portiera, «andiamo».