Canone a due voci
Lo stile di questo racconto, didattico e leggermente pedante, non è casuale ma una scelta precisa per configurare, fisicamente e caratterialmente, i profili del padrone di casa e della giovane donna interessata all’appartamento.
I due protagonisti si esprimono in un linguaggio classico e i dialoghi denotano affinità, interessi comuni e la stessa visione del mondo. Immaginiamo anche l’appartenenza alla stessa classe sociale.
Lui, il padrone di casa, potrebbe essere un professore (un avvocato o un dottore) a fine carriera, forse già in pensione.
Un uomo colto, che coltiva l’etica e le buone maniere. Un gentiluomo.
Un uomo forse non dotato di una fantasia eccessiva ma capace di cogliere nelle sfumature il nucleo originale del colore.
Un lettore dalla cultura umanistica per il quale i libri non sono semplici oggetti ma soggetti, sentinelle della cultura e custodi della memoria. E su questo fondamento quella stravagante collezione acquisisce un valore universale, perché ogni libro contiene la sua storia originale e le infinite altre che da questa sono derivate, e tutte le altre, non ancora scritte, che ne conseguiranno: una genesi letteraria. La stanza, completamente tappezzata di libri, è il fecondissimo utero da cui tutto genera, per poi espandersi, modificarsi, contaminarsi, mai però morire. La morte, intesa come stato definitivo, non esiste se si mantiene in vita la memoria. Ma pure su quella stanza, in ultimo, ne incombe la minaccia, perché la figlia del padrone di casa non è interessata a rilevare quell’eredità. Nè a perseguire la missione.
Lei, la ragazza, la immaginiamo vestita in maniera sobria, tinte chiare, tono su tono, i capelli legati a coda di cavallo o raccolti in uno chignon. Dettagli che descrivono una giovane dinamica, sicura di sé, che non necessita di fronzoli aggiuntivi per sentirsi a posto.
Forse una studentessa in procinto di dare la tesi, che noi immaginiamo conseguirà col brillante risultato di centodieci e lode. Una ragazza matura, fornita di un solido bagaglio culturale, comprensivo di principi etici e morali ed indirizzo politico. Consapevole delle sue scelte, si muove in un mondo che non la contrasta. E nella sicurezza delle sue certezze. Affascinata dalla scoperta di quella stanza, sinceramente coinvolta dal racconto delle storie dei defunti, stabilisce da subito un feeling col padrone di casa. La ragazza è un’ascoltatrice davvero interessata, non interrompe mai il racconto dell’uomo con domande o riflessioni che potrebbero spezzarne il filo. O deviarne il corso.
Si lascia guidare da lui all’interno della stanza così come all’interno delle storie. Indirettamente, e con discrezione, si propone come sostituta della figlia a rilevare il testimone e continuare lei la missione, a riprova che non è la consanguineità a renderci affini ma, piuttosto, l’identica visione della vita.
In ultimo, sarà ancora lei a proporre la soluzione più idonea attraverso cui usufruire del lascito testamentario rispettando le rigide norme che ne sanciscono l’uso: in viva voce e senza l’ausilio di supporti meccanici, per stabilire un rapporto intimo tra chi racconta e chi ascolta.
You Tube, è la soluzione al problema, di cui il padrone di casa, uomo di altri tempi, ne ignora l’esistenza.
You Tube, è il nuovo che non fagocita il vecchio, anzi ne diventa prezioso supporto e strumento di sopravvivenza: l’umanesimo applicato alla tecnologia, perché senza la filosofia umanistica i software, così come gli algoritmi, sono solo stupide macchine, perfino pericolose.
Canone Inverso
Mafalda Ferrante (Sorrento 1775 – 1817) e Attilio Rossetti( Blevio 1901 – Menaggio 1944) nati in epoche diverse, separati da uno spazio temporale di 126 anni, di fatto non si sarebbero mai potuti incontrare se non in quella stanza e su quello scaffale, opportunamente predisposto a mò di panchina, dal vecchio e romantico collezionista di libri (il padre di quel cortese padrone di casa di cui abbiamo fatto la conoscenza nella prima parte di questa storia).
Immaginiamo ora seduta su quella panchina, sullo sfondo di una mattinata estiva, una giovane donna molto graziosa che indossa un abito leggero color rosa tea, ed è immersa nella lettura del libro di Jane Austen, “Orgoglio e Pregiudizio”, al passo dove Elizabeth Bennet con convinzione afferma che
* solo il vero amore può condurmi al matrimonio, ragion per cui…morirò zitella *
ed alzando lo sguardo scorge, a pochi passi da lei, un uomo alto, vestito di scuro e col fucile in spalla, che la sta osservando.
poi
* Si trovarono a una ventina di passi uno dall’altra, e il suo apparire era così improvviso, ch’era ormai impossibile evitare il suo sguardo. Subito i loro occhi s’incontrarono e a ciascuno il viso avvampò del più intenso rossore *
Attilio non riesce a staccare lo sguardo da quella donna scaturita da un’epoca remota a fargli dono della voce e del sorriso, e ad interrompere per un momento il suo solitario cammino.
Avvedendosi del suo turbamento lei gli sorride invitandolo, con un gesto cortese, a sedersi sulla panchina.
– Non passa mai nessuno di qui che è un miracolo poter parlare con qualcuno. Per fortuna che esistono i libri. Senza di loro l’eternità risulterebbe intollerabile –
Sospira, facendogli posto.
Lui la ringrazia con un buffo inchino.
– Siete gentile quanto bella – mormora lievemente impacciato, sedendole accanto
* Le donne credono sempre che l’ammirazione significhi qualcosa di più di quello che è in realtà *
Puntualizza, ridendo, Mafalda.
* L’immaginazione di una donna è molto veloce, salta dall’ammirazione all’amore e dall’amore al matrimonio in un momento *
Attilio ribatte, divertito da quella schermaglia.
perché
* Lui se ne sentiva attratto più di quanto gli facesse piacere *
Lui che non aveva avuto troppo tempo da dedicare alle donne e all’amore, e di quel poco accaduto nel suo passato ne ha perfino dimenticato il calore, ma che ora seduto accanto a Mafalda, estasiato, riscopre esistere.
La morte solo apparentemente cancella il ricordo delle dolcezze della vita che, invece, ad onta di ogni più radicale pessimismo, viaggiano con noi, magari clandestine, ma pronte a riemergere alla prima sosta propizia, per recarci conforto e speranza.
Attilio non ha avuto modo, fino a quel momento, di far quella sosta, ed ecco che a questa fermata imprevista tutte le dolcezze del mondo riemergono intatte col profumo della rosa tea che miracolosamente cancella l’odore del sangue, e il fumo degli spari.
Seduto accanto a lei Attilio intuisce d’esser giunto alla meta, che quel suo lungo vagare notturno termina su quella panchina calda di sole.
Mai più dovrà uccidere.
Mai più dovrà morire.
E’ finalmente libero.
Libero di lasciarsi permeare dall’intensità delle emozioni. Dal calore dell’estate. Dal profumo della rosa tea.
Si è seduto e ha deposto il fucile ai suoi piedi, un simbolico atto di resa alla donna e alla pace, coinvolto nel gioco di quella scaramuccia verbale che li ha resi complici.
* E’ una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo facoltoso senta il bisogno di prendere moglie. Per questo, appena un tale uomo appare all’orizzonte, tutte le famiglie del vicinato lo considerano proprietà legittima delle loro figlie in età da marito *
Sentenzia ora lui in tono scherzoso.
– Suppongo allora che voi siate scapolo ma… non direi facoltoso, almeno a giudicare dai vostri abiti –
– E voi siete una di quelle figlie in età da marito? –
– L’età l’ho superata ormai da un pezzo. La verità è che nutro una seria allergia al matrimonio, ragion per cui, come s’afferma in questo libro, morirò zitella –
– Il matrimonio non è indispensabile all’amore. L’amore vive d’altro, di momenti come questo, di questa panchina, del vostro profumo, del libro che state leggendo e di cui io non conosco la storia, ma che spero vorrete un giorno raccontarmi, se non avete fretta d’andare e se non c’è un altro che v’aspetta –
Una composizione contrappuntistica
Nella musica classica, un canone è una composizione contrappuntistica che unisce ad una melodia una o più imitazioni che le si sovrappongono progressivamente. Entrano inoltre in gioco la distanza temporale tra ciascuna voce e il fatto che gli intervalli della seconda voce coincidano con quelli della prima, o vengano modificati in base alle esigenze della scala diatonica.
Un canone inverso fa muovere la voce conseguente in moto contrario alla voce antecedente. Ad esempio, se quest’ultima sale di una quinta, la conseguente scende di una quinta, e viceversa.
Così, su uno spartito immaginario, in questa seconda parte, ho intrecciato dialoghi scritti da me a quelli, evidenziati dall’asterisco, tratti dal libro di Jane Austen “Orgoglio e Pregiudizio”
Mi piaceva l’idea di questa composizione contrappuntistica dove le storie si narrano a vicenda: da una lontananza remota la voce appassionata di Elizabeth diventa quella scanzonata di Mafalda, allo stesso modo il tono fiducioso di Attilio fa da contrappunto a quello più pessimistico di Darcy.
Storie che raccontano di altre storie, che s’intersecano e interagiscono, ipotesi che prendono forma, trame che s’evolvono in altro, alternativo o contrastante, dove nulla termina con l’ultimo capitolo e la frase finale può benissimo rappresentare l’inizio di un nuovo racconto.
E’ anche un tributo, questo mio Canone Inverso, a Jane Austen, scrittrice che immensamente amo.
Particolarità
– Mafalda Ferrante, la prima delle protagoniste del mio racconto “I libri dei defunti” è nata nella stessa epoca e ha la stessa età anagrafica di Jane Austen (Sorrento 1775- 1817) e come lei muore a causa del morbo di Addison, senza essersi mai sposata.
“Un incontro, a raccontarla vera, non facile, che all’inizio pur c’era stata tra di loro una qualche incompatibilità determinata da entrambi da un certo ORGOGLIO e anche da un certo PREGIUDIZIO”
In questo inciso vi è il riferimento al romanzo della Austen “Orgoglio e Pregiudizio” da cui sono anche tratti i brevi dialoghi contrassegnati dall’asterisco.
– La data e i luoghi di nascita e di morte di Attilio Rossetti (Blevio 1901 – Menaggio 1944) sono quelli di un partigiano realmente esistito e di cui ho incautamente smarrito l’identità.