Quando nasce la fantascienza e le sue caratteristiche

La fantascienza è per definizione un genere letterario il cui tema riguarda l’interazione tra la scienza o la tecnica e l’essere umano o la società nel suo complesso, con unico limite la credibilità dell’assunto scientifico.

Partendo da questi presupposti è facile capire come, in una società come quella attuale in cui la tecnica ha permeato ogni aspetto della vita quotidiana, tanto da far dire ai sociologi che gli individui odierni – e ancora di più lo sarà per quelli futuri – vivono in un cloud tecnologico in continua evoluzione, la letteratura fantascientifica abbia raggiunto uno sviluppo impensabile all’inizio del secolo scorso, quando le grandi avventure potevano vivere soltanto nella fantasia di scrittori visionari come Jules Verne e H.G. Wells.

Convenzionalmente il genere nasce nel 1926 con la definizione dovuta ad Hugo Gernesback, il fondatore della rivista Amazing Stories che tanta importanza ha avuto nello sviluppo della Science Fiction (nel seguito SF) americana, lanciando autori come Isaac Asimov, Ursula Le Guin, Roger Zelazny, Thomas Disch, Ray Bradbury, Arthur Clarke e molti altri. Non a caso uno dei maggiori premi per la letteratura di questo genere è stato denominato «Premio Hugo».

Andando ad approfondire il significato della definizione che abbiamo introdotto, vediamo che il principale aspetto del racconto fantascientifico è legato ad una trama  che è centrata sulla consapevolezza di stare sviluppando ipotesi che agli occhi dei lettori appaiano plausibili, seppure non scientificamente dimostrate o dimostrabili. E’ una dicotomia importante, niente affatto banale, perché esclude suggestioni estemporanee come La storia vera di Luciano di Samosata o di altro genere, come La nuova Atlantide di Bacone, ma anche tutta la letteratura prettamente fantasy che con la SF ha in comune solamente il fatto di collocare la scena in realtà alternative. Esistono naturalmente romanzi che si posizionano al limite di questo spartiacque, come alcuni dell’infinito ciclo di Darkover della scrittrice statunitensa Marion Zimmer Bradley, ma in generale le due categorie sono identificabili in maniera abbastanza chiara.

Sviluppi e sotto-categorie

Considerando la SF propriamente detta, possiamo vedere che nel corso degli anni si è sviluppata in molteplici direzioni, generando delle sottocategorie che hanno forse interesse più statistico che letterario. La prima e più significativa è quella tra hard SF e soft SF, dove la prima è concentrata sugli aspetti tecnologici ed è solitamente caratterizzata da una notevole attenzione per la consistenza scientifica delle ipotesi avanzate, e la seconda si interessa degli aspetti propriamente sociologici che lo sviluppo della tecnologia potrebbe comportare, anticipando spesso situazioni reali.

Nel corso dei decenni alle categorie più «ingenue», come la space opera che è cresciuta sulla spinta delle missioni americane e sovietiche nella conquista dello spazio, soprattutto nei suoi aspetti militari, si sono affiancate categorie che hanno avuto grande successo nella trasposizione cinematografica e televisiva, come  quelle apocalittiche o post-apocalittiche, sia di carattere avventuroso (l’olocausto nucleare, l’invasione aliena, la catastrofe indotta da una combinazione tra fenomeni naturali, come l’allucinante Il giorno dei Trifidi, di John Wyndham) che sociologico, ambientate in un futuro più o meno prossimo. Più recentemente, sotto la spinta di nuovi autori, soprattutto americani, si sono sviluppate categorie e sotto-categorie di grande interesse e possibilità, come il cyberpunk, di cui William Gibson è uno degli esponenti più significativi, per arrivare allo steampunk, un curioso filone in cui ogni tecnologia è alimentata dal vapore e i computer esistono ma sono completamente meccanici.

Come scrivere una storia di fantascienza

Ma, esauriti i riferimenti storici, quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere una buona storia di fantascienza?

1) Plausibilità

È chiaro che ogni romanzo deve essere plausibile, specialmente se prefigura situazioni al di fuori dell’esperienza del lettore comune (Jurassic Park, di Michael Crichton è plausibile, E venne chiamata Due Cuori, di Marlo Morgan, molto meno, e i fatti hanno dimostrato che gli scettici avevano ragione) ma nel caso della fantascienza la plausibilità è un obbligo da cui non si può prescindere, altrimenti il lettore getterà via il libro disgustato. Questo significa che il lavoro di documentazione deve essere accurato, anche se il futuro di cui si sta parlando è remoto. Molti autori che vanno per la maggiore si sono avvalsi di specialisti nel campo di cui stanno trattando, proprio per evitare errori grossolani di questo tipo, e un buon numero di scrittori, soprattutto di SF hard, sono essi stessi fisici o matematici.

2) Coerenza

Gli elementi che fanno parte del romanzo devono essere coerenti con le scene e l’ambientazione che viene ipotizzata. Tempi, dialoghi, atteggiamenti dei protagonisti devono essere attentamente studiati per evitare dissonanze che sfociano facilmente nel ridicolo (a meno che non sia  lo scopo del romanzo, ma allora bisogna essere coerenti anche in questo). Difficilmente un alieno ragionerà con la stessa logica di un terrestre, ma se lo fa dovrà farlo sempre, così come le caratteristiche di una società immaginaria dovranno essere coerenti con le regole che la governano. Lo so che nei grandi romanzi questo succede sempre, ma bisogna che succeda anche nei nostri, e non è così semplice!

3) Rapporto tra elementi esistenti e nuovi

Scrivendo di fantascienza è giocoforza introdurre delle ipotesi di lavoro su cui basare la propria opera. Noi possiamo inventarci di tutto riguardo a quello che non si conosce (alieni con sei zampe, due teste, il becco come i polipi…) ma prima o poi bisogna fare i conti con l’esistente, ed allora sono dolori. La fantascienza trasforma l’esistente, sempre secondo sviluppi che abbiano una plausibilità, non può prescinderci, altrimenti diventa un’altra cosa, diventa fantasy.

4) Curare i sentimenti e gli stati d’animo

Come e più che nella narrativa convenzionale, in quella fantascientifica l’uomo viene messo di fronte all’ignoto, spesso terrificante, siano creature di altre razze e civiltà che le immense distanze dello spazio e del tempo. I nostri protagonisti reagiranno a questi stimoli, e dovranno farlo come lo farebbe un vero essere umano, palesando sentimenti che saranno altrettanti spunti narrativi e che dovremo sfruttare per dare consistenza a personaggi che rischierebbero di sparire, fagocitati dalla grandezza delle nostre descrizioni. Il lettore però si appassiona alle loro vicende, che ci piaccia o meno: la grandezza dell’esplosione di una supernova può mettere in risalto la nostra straordinaria bravura, ma sarà il modo in cui il protagonista riesce a sfuggirgli a tenerlo avvinto alla narrazione.

5) Non dimenticare le regole d’oro di un buon romanzo

Disgraziatamente scrivere di fantascienza è comunque scrivere, e le dinamiche dell’interazione tra scrittore e lettore non cambia di molto (probabilmente non cambia affatto). Questo vuol dire che dobbiamo cercare di interessarlo e coinvolgerlo, sfruttando una rappresentazione sensoriale per portarlo dentro le nostre scene, farlo sentire presente anche se stiamo raccontando di un viaggio nello spazio. In fondo, il nostro protagonista non può avere paura, ansia, nausea, vertigini? Non può avere visioni sconvolgenti, compiere azioni dettate dal panico e così via? Allora mostriamo tutto questo, e non raccontiamolo. E’ vero che tra mostrare e raccontare ci vuole equilibrio (tutto nella vita ha bisogno di equilibrio), ma nel contesto della fantascienza state tranquilli che di descrizioni ce ne saranno già abbastanza.

6) Non esagerare con le informazioni

Lo so, abbiamo studiato tanto, ci siamo documentati su tutto quello che riguarda la relatività ristretta e generale, la teoria dei quanti, l’entanglement, la storia delle civiltà, Siamo diventati *quasi* esperti di economie alternative e di sociologia, di egittologia, esobiologia eccetera. Ma non fate come sto facendo qui io, non raccontate al lettore quanto siete bravi a studiare e quanto avete faticato per mettere insieme una storia che stia in piedi da sola. Non fate Infodumping. Il lettore vuole solo le informazioni necessarie per sentirsi a suo agio e, in qualche modo, credersi abbastanza esperto da seguire quello che stiamo dicendo, niente di più. Possiamo anche rimanerne delusi, ma quando avrà finito il nostro libro se va bene lo metterà in uno scaffale della sua biblioteca (se va male nella spazzatura), non lo userà come enciclopedia per istruire la sua famiglia! Diamo solo le giuste informazioni (quelle minime) e teniamoci tutto il resto come nostra cultura generale.

Il Catalogo Vegetti

In chiusura avrei voluto fare un elenco degli scrittori di fantascienza «di riferimento», quelli che hanno lasciato un segno profondo in questo genere di letteratura, ma mi rendo conto che avrebbe poco senso elencare centinaia di nomi e migliaia di libri, essendo sicuro di dimenticare qualcuno di importante.
Mi limito quindi a riportare il link al
Catalogo Vegetti , dove ognuno può trovare gli autori che cerca e magari scoprirne di nuovi.

http://www.fantascienza.com/catalogo/