Writer Monkey non è solo un laboratorio di scrittura ma è anche un contenitore di idee che spalanca volentieri le sue porte ad ogni forma di creatività. Non poteva mancare fra le sue stanze quella dedicata a piccoli pensieri. La stanza “Haiku e Aforismi” è nata con l’intento di raccogliere brevi perle creative.
Se la definizione di aforisma può sembrare più familiare (spesso le chiamiamo volgarmente pillole di saggezza), vi riportiamo comunque anche la definizione della Treccani: “Proposizione che riassume in brevi e sentenziose parole il risultato di precedenti osservazioni o che, più genericamente, afferma una verità, una regola o una massima di vita pratica”.
Talvolta le massime di vita vissuta nascono per caso, altre dopo attente riflessioni, spesso dopo esperienze più o meno positive ed in vari ambiti e situazioni. Io personalmente con la mia migliore amica ho un cuscino su cui riscrivevamo i nostri “annali” collezionati in anni di amicizia: “questo diventerà un annale” era la frase che dopo la risata sentenziava che quel sunto geniale meritava uno spazio tutto suo, fuori contesto e generalizzato.
Non tutti sanno invece cosa è un Haiku e come si compone
L’Haiku è una sintesi poetica che viene dal Giappone. In 3 brevi strofe di 5, 7 e ancora 5 (totale 17) sillabe (anche se la definizione corretta sarebbe more, che vengono conteggiate non come sillabe ma in accenti) si concentrano emozioni sensoriali scaturite da una visione.
Partendo da un immagine se ne descrive le emozioni che suscita attraverso suoni, profumi e percezioni, ribaltate dalla conclusione logicamente illogica che ne consegue. Sembra complesso, detto così. Partiamo dai contenuti e cerchiamo di semplificare quel che in realtà è nato come forma di divertimento letterario: così difficile non deve poi essere, per divertire, non credete?
Parlando del Giappone non ci si può non aspettare regole piuttosto rigide. Potremmo dire che è più lungo elencare le regole che contenerle in un Haiku giapponese. Una definizione di Haiku potrebbe essere una sintesi di suggestioni delle stagioni. Il poeta fissa uno stato d’animo attraverso le immagine della natura che lo circonda, spezzate o rovesciate al termine del primo o del secondo verso (ma noi di Writer Monkey non siamo così inflessibili!).
Questa rottura è spesso anticipata da un trattino, una virgola o un punto, con cui si realizza un salto dell’immaginazione tra concetti e immagini apparentemente distanti. Questa idea del salto mi piace tantissimo! Un balzo della fantasia, un antisillogismo che farebbe sorridere Aristotele.
Uno dei miei preferiti è questo:
« Il tetto s’è bruciato –
ora
posso vedere la luna. »
(Masahide)
Se siete curiosi vi rivelo che il riferimento stagionale in giapponese si chiama Kigo e la parola che taglia è invece un Kireji. Un riferimento stagionale può essere una lucciola per l’estate (o una zanzara per i meno romantici), la neve in inverno, i ciliegi in fiore in primavera (troppo scontato, vero? Prendiamo i fiori di pesco e rendiamo omaggio all’italianissimo Battisti, allora!)
Quali sono invece i sentimenti contenuti? Potete metterci un po’ di Sabi (quell’alone che si crea su tutte le cose soggette all’inevitabile transitorietà del tempo), condirli con del Wabi (letteralmente il soffrire o vivere in solitudine e tristezza, ma anche quel senso di stupore e meraviglia che improvvisamente proviamo di fronte a cose apparentemente scontate, come un tramonto ad esempio), arricchirli con Aware (il rimpianto nostalgico del tempo che passa), intingerli nello Yūgen (il mistero dell’inafferrabile), alleviarli con un po’ di Karumi (la leggerezza della bellezza poetica scevra da preconcetti) e deliziarli con un tocco di Shiori (la delicatezza del fascino che, attraverso i versi, coinvolge il lettore creando con lui una dolce e melanconica empatia).
Ovviamente le regole della composizione giapponese sono piuttosto rigide, mentre l’Haiku nel suo diffondersi ha aperto la strada a variazioni un po’ più libere e creative, a melanconie meno struggenti (attenzione, non c’è negatività nella malinconia, solo ammirazione nostalgica).
Io, ad esempio, mentre scrivevo per voi, ho scritto questo:
L’afa pomeridiana –
La pioggia all’improvviso
Non annaffio!
Brutto vero? Ma c’è riferimento alla stagione (afa), c’è un ribaltamento e un salto verso la contentezza che posso andarmene a guardare la televisione, che ai fiori in giardino c’ha pensato la provvidenza!