Pasquetta 2020.
Siamo in casa. Non riesco a dire “chiusi in casa”, perché abbiamo un giardino e solo per questo mi sento molto molto fortunata. Una luce meravigliosa invade questa casa e il bel parquet: non abbiamo mai tenuto le finestre tanto aperte, spalancate, e questa è luce di primavera.
Sono molte le cose per cui mi sento fortunata in questo momento.
Presto rivedrò i miei. Stanno tutti bene, i miei.
La casa odora di pulito e di cucinato. Mio marito, dopo aver preparato – come ogni domenica da quando è iniziato il lockdown – spaghetti con frutti di mare, di quelli surgelati, stavolta ha perfezionato il piatto fino a renderlo davvero squisito. E non ha tralasciato una bottiglia di bianco meraviglioso. Anche io ho migliorato le mie prestazioni in cucina, tanto che persino Antonio, che è critico quando si tratta delle sue e delle mie cose, mi fa spesso spontanei complimenti, persino un po’ stupiti.
Le bimbe hanno iniziato ad arrotolare in modo decente gli spaghetti, e Cecilia ha un innamoramento per le cozze, non tradendo così il suo mezzosangue brindisino.
Le bambine si sono preparate il bagno da sole, si sono lavate e preparate. Stanno acquisendo una autonomia insperata ed Elena è orgogliosa di sé per questo.
Antonio con una fascia in testa che fa molto un po’ zingaro un po’ peones ora sta suonando il pianoforte, passando da Frozen 2 ai Queen come se nulla fosse. E sta persino diventando intonato. Oddio l’estensione vocale è quella, ma giuro, è intonato! Il giardino è pulito e sistemato.
Io scrivo, disegno, coloro, gioco con le bimbe, mi alleno un po’ in giardino senza vergognarmi.
Ieri sera ho concesso a Cecilia un giretto in monopattino: le persone mi hanno sorriso e augurato buona Pasqua.
Erano felici di vedere esseri umani, erano felici di vedere una bambina felice gridare «Buona Pasqua!».
Ora sono uscita in giardino.
Penso che mi mancheranno soprattutto i cipressi quando lascerò questa casa: il mio giardino verticale, da osservare dalla finestra mentre scrivo sul divano che ci contiene tutti.
E niente, penso che è passato oltre un mese, e sono queste le persone con le quali, se avessi potuto scegliere, avrei voluto condividere questa esperienza di isolamento.
Non so se si capisce abbastanza l’intento di questo scritto: è una dichiarazione d’amore.
Volendo forse, potremmo chiamarla una conferma: è con te che tutto è possibile.