Non mi riesce di ricordarlo. Ciò che quella sorta di gruviera svizzera che è la mia memoria ricorda con una qualche lucidità è solo una copertina marrone d’un libro usato, con la rilegatura un po’ lisa e pericolante. D’istinto direi che poteva essere il frutto d’una incursione in una bottega d’infimo ordine, vicina al mio ufficio di allora, negli anni ’80, che ospitava soprattutto robaccia porno ma anche un po’ di libri dimessi da chissà quale biblioteca di trapassati. Pensate che ci ho trovato addirittura una copia autenticata di “Roma sottovoce” di Giuseppe Cassieri… ma questa è un’altra storia di cui forse parlerò.
Quale che fosse il motivo del mio incontro con Comma 22 di Joseph Heller, fu amore a prima vista. Ora dobbiamo metterci d’accordo: è un libro che o lo si ama alla follia o lo si odia visceralmente, non ci sono vie di mezzo. La storia che Heller racconta, se non la conoscete, è piuttosto surreale, sarcastica, violentemente ironica ed ha come oggetto principale una feroce critica alla guerra ed alle sue assurdità.
L’autore, come avrei scoperto in seguito, aveva tratto spunto dalla sua esperienza diretta di pilota della seconda guerra mondiale vissuta in Italia (dove peraltro si muovono i suoi personaggi) ed era uno che da sempre aveva deciso che nella vita doveva fare lo scrittore. Indubbiamente, in lui c’era una vena particolare, che avrei poi ritrovato in altri scrittori americani cui riesce in maniera sconcertante ad unire il vecchio “humus” europeo con lo spirito pioneristico che ogni buon cowboy si ritrova mescolato in quel crogiuolo misterioso ch’è il suo sangue. È probabilmente questo che fa sì che uno come Heller, soprattutto in Comma 22, possa anche essere illeggibile: dipende molto dalla propensione ad accettare certi paradossi per nulla facili da mandar giù. Perché, dalla prima pagina, il testo è un inno al paradosso ed all’assurdo.
Per me, come dicevo, fu amore totale ed indiscutibile. Che ebbe modo di rafforzarsi non molto dopo, quando mi trovai, addirittura in maniera casuale a leggere il suo È successo qualcosa. Anch’esso reperito usato chissà dove e, in prima battuta, letto senza rendermi neppure una precisa coscienza che si trattasse dello stesso autore di Comma 22 (beata gioventù!). Si tratta di una sorta di lunghissimo “vaneggiamento” (immagino che un esperto lo definirebbe più propriamente un “flusso di coscienza”) che, mentre offre uno spaccato vivo ed efficace della mentalità americana, fa emergere un sottile e dolorosissimo percorso psicologico che conduce, con una drammaticità poetica da scoprire poco alla volta nel groviglio delle parole, al doloroso finale, quando appare il commovente disegno narrativo in tutta la sua interezza.
Comma 22 mi aveva conquisto con l’ironia ed il sarcasmo, qui a prendermi fu l’enorme ed intesa capacità narrativa, sconosciuta ai miei “sensi culturali” d’allora. Il primo fu un successo mondiale che rese ricchissimo l’autore, il secondo temo che, a parte gli “addetti” del settore, saremo stati in non molti a leggerlo.
Comma 22 diventerà anche un film, un maestoso flop a dire il vero; ma non poteva essere altrimenti. Non l’ho visto (raramente corro il rischio di affrontare sullo schermo le opere che amo di più), ma non fatico ad immaginare l’enorme difficoltà che un pur bravo regista (Mike Nichols) dovette affrontare nel trasporre in immagini lo “spirito” del libro. Al tempo stesso (non dimentichiamo che il libro è del 1961) la storia divenne bandiera del movimento antimilitarista e della contestazione degli anni successivi in America (benché l’autore rifiutasse questo cliché). Il titolo stesso è entrato nel linguaggio comune come “figura retorica” che riassume tutte quelle assurdità logiche ch’è così facile ritrovare nel mondo dei Generali (e non solo, ovviamente). Il che non mi pare cosa da poco per uno scrittore, non trovate?
Heller non è stato uno scrittore troppo prolifico. Oltre che scrivere, nella vita s’è dedicato soprattutto all’insegnamento. Di lui ho letto quasi tutto; proprio giorni fa, nel preparare questo “scaffale” della mia biblioteca, ho scoperto che mi manca uno dei suoi successi: Gold!. Mi sono affrettato a cercarlo ed ho scoperto che, almeno per i grandi distributori in Internet, Heller avrebbe scritto solo Comma 22. Però ho trovato chi si svende una vecchia copia usata e mi sono affrettato ad ordinarla.
Insomma, pare destino, ma sembra che per poter sfogliare le pagine di questo gigante della letteratura americana sia necessario continuare a spulciare bancarelle o, come facevo un tempo, anche qualche equivoca bottega. Però ne vale la pena, ve lo assicuro. Se vi capita tra le mani Figurati! o Lo sa Dio, sua produzione successiva, non ve li lasciate scappare. Il primo è un sottile, divertente ed acutissimo viaggio tra storia, filosofia ed arte; nel secondo sarete immessi nel mondo difficile, complicato ed incredibilmente spassoso del vecchio re Davide che ripercorre la sua esistenza e ne ha una per tutti, padreterno incluso, anzi in primis.
Per me sono anch’essi geniali, come tutti i suoi scritti, almeno quelli che ho conosciuto. Ma, come ho detto e ribadisco, il mio fu “amore a prima vista” ed è cosa nota che l’amore ha poco o nulla di razionale.