«Facile, no?»
«Facile cosa?»
André alzò gli occhi dallo schizzo che aveva tratteggiato su un foglio di carta e guardò Adele. Un lungo sguardo.
«Be’, cosa hai da guardare?»
«Pensavo. A te».
«A me?»
«Sì, mi sarebbe piaciuto essere più giovane di vent’anni per averti visto mentre ballavi il cancan».
Adele si chinò sul disegno. «Bello. Sei più bravo a disegnare che a pensare».
André si accarezzò i lunghi baffi a manubrio. «Disegnare è il mio mestiere, pensare no».
La donna arrossì lievemente. André Gill si poteva definire decisamente un bell’uomo, e anche un uomo intelligente, a stare a sentire i suoi detrattori, ché poi erano gli unici dei quali una si poteva fidare.
«Ma perché dicevi facile?» chiese.
André rise. «Facile scappare dalla tua padella, no?»
Adele gli diede un buffetto sulla testa, che in realtà era una carezza: gli piaceva passare la mano su quei morbidi capelli. «Scemo!»
«Ti piacerebbe se disegnassi l’insegna per il tuo locale?»
Adele finse di mettersi a pensare. «Lo sai che è una bella idea? Potrei chiedere a Pablo, a Maurice, a Modì… Mettilo giù!»
André aveva ripiegato in due il foglio e  fatto il gesto di metterselo in tasca, cosa che non gli era riuscita perché indossava un pesante pastrano.
«Sei cattiva! Così mi ferisci!»
In quel momento la porta del locale si spalancò e tre uomini entrarono cantando, insieme ad una folata di vento freddo e una manciata di foglie secche.
«Bon dieu!» esclamò Adele «parli del diavolo e ne spuntano le corna!»
«Chi ha detto che ho le corna?» disse Francis Carco, toccandosi la fronte «chi mi conosce così bene?»
Picasso e Max Jacob, che erano entrati insieme a lui, scoppiarono in una gran risata.
«Mi sa che le corna le hanno fatte a te» disse André Gill, rivolto ad Adele «questi hanno già fatto il pieno».
Pablo Picasso piombò su André come un falco e gli strappò di mano il disegno.
«Fammi vedere!» Lo alzò alla luce. «Cosa sarebbe?»
«Una lepre che scappa dalla padella della nostra Adele» rispose André.
Picasso ributtò il foglio sul tavolo. «Bah! Spazzatura!».
Jacob lo prese a sua volta. «No, perché? Vedi l’espressione irridente dell’animale? La sua aria giuliva?»,
Anche Carco esaminò lo schizzo. «E poi ha una bottiglia in mano, come noi tra poco. Potresti farne l’insegna del locale, André.»
André Gill guardò la sua opera. «Magari se voi maestri…»
«No, no» tagliò corto Picasso «mai rubare le idee ad un artista! Tu hai cominciato e tu finisci. Adele, per piacere, una bottiglia e tre bicchieri!».
«Una bottiglia e quattro bicchieri! Anzi, due bottiglie, sarò meglio».
«È arrivato anche Pierre!»» rise Carco.
Adele andò in cucina a prendere le ordinazioni.
«E quattro piatti di lepre in padella, se non ti sono scappate tutte!».
La donna si fermo sulla porta e fece un gesto volgare.
«Se non ci fosse bisognerebbe inventarla» fece Pierre Mac Orlan.
«Se non avesse preso lei il locale sarebbe ancora il Cabaret des Assassins».
«O Au rendez-vous des voleurs , ti ricordi di quando ha aperto?»
«Perlomeno non aveva quel quadro orribile alla parete» disse Picasso.
«Raccapricciante» gli fece eco Jacob «e non mi riferisco solo all’immagine».
I quattro amici risero insieme. Adele fece ritorno con le bottiglie e i bicchieri e li posò sul tavolo. «Ecco qua. Spero che a qualcuno siano rimasti dei soldi in tasca!».
Gli uomini la guardarono fingendo di essere offesi: sapevano bene che il denaro era l’ultima delle preoccupazioni di Adele.
«A proposito» disse la donna «qualcuno ha visto Modì?»
«Mi sembra di averlo scorto all’inizio di Montmartre insieme a Maurice» disse Jacob.
«Sobri?»
«Secondo te?»
«Allora non so se riusciranno ad arrivare fin qui» rise André.
«Quei ragazzi mi preoccupano» disse Adele.
«Oui mère» la sfotté Picasso.
«Diamo un nome alla locanda?» propose Pierre.
«Ce l’ha già un nome» protestò Adele.
«A ma campagne? Ma dai!».
«Visto che André disegnerà l’insegna – la disegnerai, vero? – la chiamerei Au lapin»
Carco battè le mani. «Au lapin? Mi piace!»
«Ma onoriamo anche l’artista» disse Picasso beffardo Au lapin à Gill
André scosse la testa. «No, troppo onore: Au Lapin Agile».
La discussione fu interrotta da un vociare fuori della porta. Max Jacob si affrettò a svuotare una bottiglia nei bicchieri.
«Ecco Maurice e Modì. Sbrighiamoci a fare il primo giro!».
Qualche istante dopo, incerti sulle gambe ma allegri, Modigliani e Maurice Utrillo fecero il loro ingresso Au Lapin Agile.