Sir Oliver Smith, grande proprietario terriero, basso rossiccio di carnagione, sulla cinquantina, era un po’ di anni che viveva in Sudamerica. Aveva sposato Julia, più giovane di lui di ben dieci anni.
Sir Smith sapeva benissimo che i suoi campi erano fertili, ottimi per la coltivazione del cotone. Ormai non si accontenta va più degli indigeni del posto, erano poco adatti ai lavori pesanti, non rendevano il massimo. Sapeva che erano migliori i neri africani: robusti, resistenti alla fatica, e venivano comprati per lo scopo.
Sir Smith, anche lui, prese la decisione di comprarne e in meno che non si dica sbrigò il tutto. Ne arrivarono una cinquantina, tra giovani uomini e donne, sì anche le donne venivano sfruttate.
E da qui iniziò, da uomini liberi che erano, la schiavitù di tutti loro.
Anche Boseda, un ragazzone tutto muscoli, e la sua esile sorella Amina, furono imbarcati su di una nave: viaggiarono accalcati e incatenati l’un l’altro ai piedi. Le donne avevano un po’ più di spazio. Scortati da uomini rozzi, che usavano maniere rudi nei loro confronti, viaggiarono tremanti di paura e di fame.
Il cibo scarso: fagioli, patate, mais e poca acqua. Scaturivano diarree, disidratazione, mal di mare. Molti di loro rifiutavano cibo e morivano, altri si suicidavano. Per loro la morte sembrava migliore della vita che li attendeva.
Boseda e Amina arrivarono alle piantagioni di Sir Smith dopo due mesi di quel calvario. Gli furono assegnate delle capanne come alloggio.
Di buon ora, incatenati con le caviglie ormai tumefatte, venivano condotti nei campi fino al calare del sole. La brutalità dei padroni e del lavoro pesante era disumana. Punizioni anche senza motivo, per ricordare loro chi era il vero padrone. Erano supervisionati dai sorveglianti e frustati a sangue. Le donne oltre al lavoro nei campi subivano violenze carnali da parte dei padroni, con l’intento di far nascere nuovi schiavi. Un giorno Amina dopo tanti soprusi, priva ormai di forze, cadde a terra svenuta, fu portata nella capanna e gettata sul suo giaciglio. La signora Julia conosceva bene ciò che succedeva, non sopportava che quelle donne fossero vittime. Quando Sir Smith si allontanava e vagava nei campi Julia di nascosto faceva il giro delle capanne, nascondeva un po’ di cibo e acqua sotto le vesti, e portava un po’ di sollievo morale e fisico a quelle povere schiave. Quel giorno avendo saputo di Amina si avviò da lei e le portò un po’ di cibo. Il giorno dopo tornò di nuovo, ma Amina già era stata ricondotta nei campi, trovò Boseda, suo fratello, per terra nella capanna, con la schiena frustata e marchiata a fuoco, spalmata di trementina e peperoncino e le caviglie sanguinanti, tutto questo per aver voluto aiutare Amina nel campo. Julia si strappò la sottoveste, ne fece delle pezze intrise con poca acqua, cercò di dar sollievo al povero ragazzo.
Tutti i giorni tornava da lui e iniziò la loro storia fatta di sguardi e mani che si sfioravano. Boseda tornò poi nei campi. Ormai aveva qualcosa che lo spingeva ad essere più servizievole, aveva conosciuto Julia. Rischiava la pena di morte a ribellarsi.
Sir Smith invece appagava il suo sesso con le schiave nere, nemmeno più la camera da letto divideva con sua moglie, e anche Julia in quella casa si sentiva schiava.
Lei aveva ancora desideri d’amore. E fu così che Julia, la moglie del tipico padrone terriero, si innamorò di uno dei suoi schiavi neri. Julia e Boseda incominciarono a incontrarsi di notte fra i rovi, erano come due animali selvatici.
Lei con i suoi occhi chiari e le guance in fiamme lo scrutava nel buio, lo vedeva avanzare verso di lei, il corpo teso, virile, e nel suo intimo si risvegliava una grande passione.
Boseda non le dava il tempo di pensare e incominciava ad accarezzarle i seni attraverso la stoffa sottile dell’abito, poi sollevava la gonna, e così continuava il loro amplesso fatto di attimi rubati. Tutto si consumava in fretta e lei rientrava svelta in casa.
Ma Sir Smith una notte si accorse della moglie che usciva, la seguì e scoprì quel legame bianco e nero.
Julia il giorno dopo, sotto ordine di suo marito fu condotta nei campi, molte volte la portava lì per farglieli vedere e vantarsi così della sua immensa ricchezza, ma non avrebbe mai immaginato cosa l’aspettava. Quando arrivarono fu condotto da loro Boseda, Julia impallidì. Sir Smith tirò fuori il suo coltello: sferrò due colpi nel petto del giovane schiavo, Julia svenne ai piedi del marito e lui conficcò la lama anche tra i suoi seni.