“Ecco, ho apparecchiato la tavola alla perfezione, tovaglia di pizzo, come mi hai insegnato tu, mamma,
“Quando ci sono ospiti, bisogna mettere la tovaglia più bella” – dicevi sempre.
Dell’ottimo vino rosso, so che a zio Orazio piace tanto, bicchieri di cristallo, uno per l’acqua e uno per il vino, posate e tovaglioli… di stoffa naturalmente, perché so che papà odia quelli di carta. Un bel candelabro et voilà! Magnifica atmosfera, non trovate? Insomma ho fatto del mio meglio, anche nella preparazione dei cibi, sapete che sono uno chef di prim’ordine”.

“Bene, ora che vi siete tutti accomodati, buon appetito! Sapete, volevo chiedervi scusa per avervi risposto male qualche giorno fa, non pensavo le brutte cose che ho detto, vi voglio bene lo sapete… Dai mamma, dì qualcosa, non guardare papà in cerca di approvazione, lui non mi ha mai potuto soffrire, lo so. Comunque, vi ho invitati apposta per rimediare, anzi vi ringrazio di aver accettato l’invito, anche tu zio Orazio, che ti trovavi casualmente ospite di mamma e papà, grazie per essere venuto.
Oh, accidenti, che ci fa questa pagliuzza sul tavolo? E quest’altra? Un’altra ancora… oh no!
Scusatemi, sono mortificato, come imbalsamatore sono una frana”.