C’era una volta…
-Un burattino! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un grillo. Non un grillo qualunque, seppure a prima vista potesse sembrarlo. Era un Grillo Parlante, ed eran più di cent’anni che viveva nella bottega di un certo Geppetto, un vecchio falegname del paese. Ora Geppetto da un orecchio non ci sentiva molto e dall’altro non ascoltava granché, non amava esser contraddetto e quindi il Grillo s’era abituato a non parlare più tanto. Dovete sapere che di questi grilli parlanti non ve n’era ormai che qualche manciata, perché per avere la cattiva abitudine di dar buoni consigli, avevano quasi tutti fatto una brutta fine. Così il nostro grillo, pieno di ottimi consigli, ma senza qualcuno a cui dispensarli, era riuscito a campare quasi un secolo in silenzio.
Un giorno Geppetto tornò a casa con uno strano pezzo di legno. S’era messo in capo di costruirsi un burattino ed era uscito di buon mattino per andare a cercare il legno adatto.
Il grillo, che ne aveva viste tante, capì subito che quel pezzo di legno avrebbe dato diversi grattacapi a Geppetto.
Lo voglio chiamar Pinocchio – disse Geppetto, continuando a borbottare tra sé e sè mentre iniziava ad intagliare il legno.
Ahi– pensò il Grillo – ricordo un’intera famiglia di Pinocchi e nessuno di loro se la passava bene. Grullo il padre, grulla la madre e ancor più grullo il figlio.
Il grillo osservava la scena: non appena Geppetto ebbe dipinto gli occhi del burattino, questi iniziarono a fissarlo.
Occhiacci di legno, perché mi fissate? – gridò Geppetto, che invece di fermarsi, continuò fino a fargli il naso, la bocca, le braccia, le gambe.
E Pinocchio, non appena ebbe capito come camminare, infilò la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare. Geppetto uscì per inseguirlo, e il grillo restò solo a pensare che mai in cento anni aveva visto una cosa del genere. Qualche ora dopo, tornò Pinocchio, senza Geppetto. Era giunto il momento del grillo.
Crì crì crì !
Chi è che mi chiama? – disse Pinocchio tutto impaurito.
Sono io- disse il grillo e si fece vedere da Pinocchio. Sono il Grillo Parlante e abito in questa stanza da più di cent’anni.
Oggi però questa stanza è mia e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza voltarti indietro.
Erano cent’anni che il grillo non aveva qualcuno a cui dispensar consigli. Geppetto viveva in quella casa da qualche decennio, ma era arrivato già ch’era senza capelli, anzi, già con la sua parrucca color polenta. E si sa, quando i capelli sono caduti, i consigli non s’ascoltano più tanto bene. Prima di Geppetto c’era stato un ragazzo, ma era un ragazzo a modo, bravo a scuola e con i vicini, e il grillo non aveva mai dovuto dirgli nulla. Figuriamoci che soddisfazione, finalmente, trovar qualcuno come Pinocchio che di consigli ne aveva sicuramente gran bisogno.
Io non me ne anderò di qui se prima non ti avrò detto una grande verità.
Dimmela e spicciati!
Guai a quei ragazzi che si ribellano ai genitori! Non ne avranno mai bene in questo mondo!
Canta pure, grillo mio, come ti pare e piace, ma io so che domani all’alba me ne andrò!
Povero grullerello! Così diventerai un somaro e si piglieranno gioco di te!
Chetati, grillaccio del mal’augurio!
Il grillo era paziente e filosofo e non si curava certo dell’impertinenza di un pezzo di legno che a malapena aveva imparato a camminare, figuriamoci a ragionare. Aveva capito il grillo che Pinocchio era di quei ragazzi col cuore grande e la testa vuota, che son soliti finire nei guai se nessuno li aiuta:
Povero Pinocchio, mi fai proprio compassione!
Perché ti faccio compassione?
Perché sei un burattino e quel che è peggio, perché hai la testa di legno!
Il Grillo non fece quasi in tempo a vedere il martello partire, ebbe il fiato per un ultimo “Crì-crì-crì” e rimase stecchito e appiccicato alla parete.
Forse non tutti sanno che il Grillo aveva compiuto studi di medicina nelle maggiori Università del paese, era uno stimatissimo dottore e veniva chiamato per un consulto quando c’erano malati molto gravi da visitare. Il caso volle che quella sera due suoi colleghi, una Civetta e un Corvo, passassero di là e decidessero di fargli visita, per parlargli di uno caso complicato con cui avevano avuto a che fare qualche settimana prima: un ciuchino che sosteneva di essere stato un ragazzo. Quando lo videro stecchito sul muro, si precipitarono a curarlo e lo portarono via dalla casa di Geppetto.
Passò qualche tempo e il Grillo era di nuovo in buona salute, anche se non era più in grado di saltare come prima. Viaggiava insieme alla Civetta e al Corvo, facendo visita ai malati gravi del vicinato. Non aveva saputo più niente né di Geppetto né di Pinocchio, finchè una sera i tre dottori non si trovarono a passar la notte all’Osteria del Gambero Rosso.
Mentre discorrevano di un paziente che avevano visitato poche ore prima, durante la cena, il Grillo udì una voce che gli parve di riconoscere. A un tavolo poco distante, una Volpe e un Gatto, due noti imbroglioni della zona, stavano parlando con un burattino che sembrava proprio Pinocchio. Il grillo capì immediatamente in che razza di guaio si era cacciato stavolta Pinocchio e decise di aiutarlo di nuovo. Giunta che fu la notte, si manifestò a Pinocchio come uno spirito, per paura di essere di nuovo preso a martellate:
Pinocchio, Sono l’ombra del Grillo Parlante…
Che vuoi da me?
Non fidarti, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera.
Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono!
Le solite storie. Buonanotte, grillo.
Buonanotte Pinocchio, e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini!
L’indomani il grillo, insieme al Corvo e alla Civetta, partì per un paese vicino e proprio mentre si chiedeva se Pinocchio fosse infine riuscito a scappare dagli assassini, i tre dottori furono chiamati di gran corsa a casa della Fata, una bambina dai capelli turchini che abitava ai margini della foresta. Un malato gravissimo era ospite della bambina dai capelli turchini ed era necessario un consulto medico urgente.
Con suo grande stupore, il Grillo riconobbe nel malato grave che giaceva nel letto proprio Pinocchio, che era stato impiccato a un albero – così raccontò la Fata –da due assassini.
Vorrei sapere da lor signori – disse la Fata – se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!
Sapeva benissimo la Fata che Pinocchio era vivo e il Grillo riteneva che la miglior medicina, in questi casi gravi di incoscienza e dabbenaggine, è che il malato si pigli un po’ di paura. Iniziò il Corvo:
A mio credere il burattino è bell’e morto, ma se per disgrazia non fosse morto,allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!
Mi dispiace dover contraddire il mio illustre amico e collega – disse la Civetta – per me il burattino è sempre vivo, ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre morto!
La Civetta e il Corvo erano medici infallibili, ma non erano mai d’accordo sulle diagnosi. Il Grillo, che conosceva bene Pinocchio, non si lasciò ingannare da quella messinscena:
Quel burattino lì è una birba matricolata…un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo!
Pinocchio iniziò a piangere e singhiozzare, così, certi che il morto in realtà era vivo, i tre medici si congedarono. Prima di andare via, il Grillo si trattenne con la Fata per qualche minuto.
Ti avevo detto di codesto Pinocchio, è un buon ragazzo, ma ha la testa vuota…
Me ne prenderò cura io, ma mio caro grillo tu non ti allontanare troppo con i tuoi colleghi, chè il tuo ruolo in questa storia non è ancora finito e quel povero Geppetto non sappiamo più dove sia.
E fu così che il Grillo lasciò i suoi colleghi e rimase nel vicinato, ad attendere che la Fata lo chiamasse per aiutare ancora Pinocchio e Geppetto. Qualche tempo dopo la Fata convocò il Grillo e gli disse: – Grillo mio, è arrivato il momento. Recati alla capanna di paglia in fondo al viottolo e attendi.
Non dovette aspettare nemmeno un giorno, che udì bussare alla porta.
Chi è?
Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto. Il grillo riconobbe immediatamente la voce di Pinocchio.
Girate la chiave e la porta si aprirà!
Non sapeva il Grillo che Pinocchio e Geppetto erano sopravvissuti per miracolo alle fauci di un temibile pescecane che li aveva inghiottiti. Pinocchio si guardava intorno, ma non vedeva nessuno.
O il padrone della capanna dov’è?
Eccomi quassù – rispose il Grillo.
Oh! Mio caro grillino!! – disse Pinocchio salutandolo garbatamente. Il Grillo fu sorpreso che Pinocchio fosse divenuto così educato e volle metterlo alla prova:
Ora mi chiami “il tuo caro Grillino”, non è vero? Ma ti rammenti di quando, per scacciarmi di casa tua, mi tirasti un martello di legno?
Hai ragione, grillino, scaccia anche me, tira anche a me un martello di legno, ma abbi pietà del mio povero babbo…
Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo ma ho voluto rammentarti del brutto garbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nel giorno del bisogno.
Hai ragione grillino, hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data. Dimmi grillino, dove posso trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?
Tre campi distante di qui c’è l’ortolano Giangio. Va’ da lui e troverai il latte che cerchi.
Pinocchio uscì di gran furia e il grillo rimase solo col povero Geppetto, che gli raccontò dell’abbecedario, di Mangiafoco, del Pescecane che li aveva inghiottiti e del tonno che li aveva tratti in salvo.
Il Grillo disse: mio caro Geppetto, è giunto il tempo che io vada via. M’è giunta notizia che un altro Pinocchio sta dando dei grattacapi al suo babbo in un paese non molto distante, dove non v’è alcun grillo parlante a consigliarlo. Salutami il nostro caro Pinocchio, quando farà ritorno. Vedrai che d’ora in avanti sarà un bravo figliolo e ti darà tante soddisfazioni. Non v’è più bisogno dei miei buoni consigli e la Fata resterà con voi.
Seppe il grillo poi che Pinocchio era diventato un bambino vero e che la sua storia era diventata così famosa che qualcuno ne aveva scritto persino un libro di successo. Geppetto aveva goduto per tutta la vita di ottima salute e la Fata aveva vegliato su di loro. Per conto suo, il grillo gira ancora il mondo e dispensa buoni consigli ai ragazzi col cuore grande e la testa di legno, che non mancano mai in nessun posto e nessun tempo.