Stragi di innocenti lacerano lo spazio tra una inezia e l’altra, e addolorano, acuiscono e allo stesso tempo intorpidiscono i sensi delle madri come me. È l’anima che come se fosse un muscolo subisce l’ennesimo strappo. Madri che si sentono inermi, che non hanno in mano alcuna carta da poter giocare: se non quella dell’empatia verso altre madri, che potremmo essere noi; se non quella del disgusto verso chi impunemente fa strage di umanità. In ogni senso. E senza alcun senso. L’ennesima mano inerme di un figlio che potrebbe essere il nostro squarcia lo sguardo, l’ennesimo profilo dall’incarnato spento inquina i pensieri… mentre tua figlia grazie al cielo è al sicuro, e sorride e aspetta il Natale, al caldo, e ci si scambiano idee per renderla felice. Vorresti abbracciare tutti i bambini del mondo e proteggere anche loro. E nel tentativo stacchi un assegno per chi è lì, in prima linea, a cercare di tamponare il massacro… Quello che mi chiedo è cosa altro possiamo fare per non essere ricordati come la società dell’indifferenza? Cosa per fermare questa follia, per farla regredire… Io non ci sto, perché proprio no, non sono indifferente. Se avete idee, o meglio, se avete certezze, datemi risposte. Sono in ascolto.