*Ore 0 e 26 minuti dopo l’impatto… (Da * a * rielaborazione dell’incipit di Angelo Fabbri)
Era stato tutto inutile, maledizione!
Le potenze internazionali, una volta tanto, avevano trovato un accordo su come intervenire tempestivamente per evitare la catastrofe effettuando un lancio contemporaneo di missili a testata nucleare contro l’asteroide AN-174.
Già! Da un paio di mesi era infatti chiaro che esso avrebbe colpito la terra provocando eventi apocalittici ed ora, con l’invio di tali missili, si sperava di distruggerlo o quanto meno di poterlo deviare.
Ad impatto avvenuto, nella sala 3 di Cape Canaveral, Jeff O’ Connors stava analizzando i nuovi dati ma da essi appariva ogni minuto più evidente che AN-174 se ne stava ancora là, praticamente indenne mentre la sua traiettoria, invece, risultava deviata.
Certo, deviata si, ma stavolta viaggiava decisa contro la luna.
E non c’era più tempo per organizzare un nuovo lancio di missili.*
Ore 0 e 30 dopo l’impatto…
Jane seguiva le notizie in tv ed intanto preparava la cena per suo marito Jeff.
Amava tanto la verdura, lui, ed aveva intenzione di sorprenderlo con qualcosa di speciale per festeggiare la riuscita del lancio delle testate nucleari . Si era impegnato al massimo per coordinare quel progetto e forse ora avrebbe potuto finalmente dedicarsi di più alla famiglia il cui numero stava aumentando di due unità. La voce eccitata e tremante di un tecnico intervistato, però, stava riferendo che qualcosa sembrava non avesse funzionato. Guardò in strada: nessuno, erano tutti in ascolto. Un brivido profondo la percorse.
Dicevano che, da calcoli ulteriori, l’impatto tra AN -174 e la luna sarebbe avvenuto tra 112 giorni provocando in essa una riduzione del 20% della velocità di rotazione… poi il collegamento fu frettolosamente interrotto dopo che un tecnico della NASA ebbe pronunciato parole tese a tranquillizzare la popolazione sortendo un esito affatto positivo. Infatti la gente si stava già riversando in strada e si erano formati diversi capannelli di persone che discutevano tra loro con aria preoccupata.
Prese un grosso respiro cercando di tranquillizzarsi perché desiderava che i bimbi stessero bene .
Poi si mise ad aspettare suo marito in un’attesa che le parve infinita.
4 ore 35minuti dopo l’impatto missili-AN-174…
Jeff entrò trafelato e visibilmente a pezzi.
Spiegò che il rallentamento lunare avrebbe provocato maree prolungate e sempre più evidenti fino a sommergere intere città litoranee. Le faglie tettoniche solitamente più attive avrebbero accentuato l’intensità dei terremoti fino all’attivazione di nuove bocche magmatiche, l’attività meteorologica e ne sarebbe stata sconvolta. E si, la luna sarebbe precipitata giù… Erano stati lì alla NASA fare mille calcoli e simulazioni, poi avevano concordato in linea di massima sul dove e quando l’impatto terra- luna sarebbe avvenuto: tra 75 giorni, nell’emisfero boreale al largo dell’Australia.
Sarebbe stato tutto più chiaro tra qualche giorno ma sarebbe stato troppo tardi per cercare una qualche sicurezza. Occorreva partire e subito prima che la gente impazzita intasasse aeroporti e autostrade e desse l’assalto ai supermercati. Non era il solito ciclone, quello, era la probabile fine del mondo. Occorreva cercarsi un rifugio lontano da mare e monti, in pianura ove scavarsi un rifugio sotterraneo, portarsi sementi, vestiti pesanti…
3 milioni di anni dopo…
Sonnecchiava in quel pomeriggio di pallido sole il prof. Ostrus eminente paleontologo dell’università di Mars III quando un grido provenne dagli scavi in corso sul pianoro meridionale. Il cooperante Titaniano AXJ3 gridando eccitato indicava un punto preciso dello scavo. Si intravedevano ossa di ben conservate, un’ottima scoperta ed una brillante stella al merito per la carriera accademica del prof. Ostrus. Quei fossili avrebbero potuto raccontare perché in quell’arido pianeta fosse scomparsa la vita e chi mai fossero quegli esseri bipedi così strani. Si sollevò sulle le sue quattro gambe posteriori, afferrò una macchina per fare riprese e si diresse in direzione delle voci eccitate dalla scoperta. Faticarono non poco a scansare tutta la terra. Sentì un moto di tenerezza nell’osservare quei due bipedi abbracciati. Uno dei due ne conteneva due ancora più piccoli. “Com’è strana la Natura”, pensò il prof. Ostrus.
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