Cara Agnese! La vita non era stata prodiga con lei. Le aveva sì concesso la gioia di una famiglia numerosa, ma sembrava proprio che il destino le si fosse accanito contro.

Invecchiata precocemente, poco si riconosceva della delicata fanciulla che era stata, a parte lo sguardo intenso, la nobiltà dei lineamenti ed il delicato odore di borotalco, che la rendevano unica, inconfondibile. Seconda di sei figli e fisicamente diversa da tutti gli altri – bionda, occhi grigio-verdi, lineamenti minuti, pelle liscia e trasparente – da giovane sembrava una piccola venere di porcellana. Ma non era altrettanto fragile.

Fin da piccola, non si era di certo risparmiata. Aveva dovuto abbandonare gli studi molto presto – non senza aver imparato a leggere, scrivere e far di conto – per iniziare a lavorare come sarta, mestiere per cui aveva dimostrato un indiscutibile talento fin da principio.

Poco più che adolescente, allo scoppiare della prima guerra mondiale, aveva poi conosciuto l’uomo della sua vita, cui si era unita subito dopo la fine del conflitto.

Augusto, unico figlio di una coppia stravagante – una madre minuscola, un padre altissimo – era magro, con il volto scavato, capelli e occhi scuri, baffi ben curati, denti bianchissimi.

Dotato di un carattere dolce, cambiava d’umore talvolta, per effetto dell’alcool.

Agnese proveniva da una famiglia di militanti antifascisti, con grandi ideali di libertà e giustizia, che lei stessa aveva assimilato profondamente. I suoi non si erano mai piegati al regime, e le persecuzioni erano cominciate molto presto. Negli anni, si sarebbe vista sottrarre alcuni degli affetti più cari, senza per questo mai perdere la sua fede politica – di cui non avrebbe mai fatto mistero con nessuno, sostenendola con forza.

E, visto il periodo, questo non le era stato certo d’aiuto, né le avrebbe facilitato l’esistenza in futuro.

Augusto ed Agnese erano ancora molto giovani quando, con tre figli piccoli, si erano trovati ad affrontare problemi molto seri. Lui lavorava saltuariamente come falegname; a Lei, che con le mani sapeva fare davvero miracoli, le clienti non mancavano: il suo lavoro sarebbe stato, per anni, l’unica vera fonte di reddito della famiglia. A dispetto degli stenti, i ragazzi erano cresciuti. Con un po’ di ritardo, se ne sarebbe aggiunta una quarta.

Arrivata inaspettata, la piccola Anna era stata accolta come una principessa. La somiglianza con sua madre era impressionante e sarebbe aumentata con il crescere. Aveva ereditato tutto da lei, fisicamente e nel carattere.

Pur nella povertà, la sua sarebbe stata un’infanzia felice, con un padre che la adorava ed i fratelli che la coccolavano fino a viziarla. Ma la serenità non sarebbe durata a lungo.

 

Mario, suo fratello maggiore, era partito per il servizio di leva.

Giovane, allegro e pieno di speranze, amava studiare, anche se – come sua madre – era stato costretto ad abbandonare la scuola a quindici anni a causa delle ristrettezze economiche. Aiutava la famiglia come poteva, facendo la spola tra la macelleria di uno zio e la falegnameria del padre. La sua sete di sapere veniva soddisfatta nei ritagli di tempo, quando si trovava a leggere di tutto.

Era un ragazzo sensibile e generoso, con lo sguardo buono color ambra, e un sorriso cordiale che gli illuminava il volto. Amava la vita, che cercava di vivere intensamente, considerando ogni singolo attimo un dono prezioso.

Non mancavano mai parole buone per gli altri: i suoi fratelli, gli amici, gli sconosciuti, che accoglieva ed aiutava senza riserve.

Agnese, che normalmente reagiva con vigore a tutte le controversie, non era riuscita a capacitarsi di quel distacco fin dall’inizio. Si sentiva inquieta, era triste, pensava di continuo a quel figlio lontano, vivendo in costante attesa del suo ritorno.

Augusto le stava vicino, cercando di sostenerla come poteva. Nel tempo si era dimostrato un marito sensibile, un padre affettuoso. Era riuscito a trovare un impiego stabile e le cattive abitudini erano ormai solo un ricordo del passato; viveva per la moglie e per i figli, che a loro volta lo adoravano.

Poco prima del termine del servizio di leva, Mario era riuscito ad ottenere una licenza per aiutare il nonno materno nella vendemmia. Aveva avuto così modo di riabbracciare la famiglia, di placare l’ansia crescente di sua madre, di portare una ventata di ottimismo nel suo mondo… quel mondo appena ritrovato e che avrebbe dovuto abbandonare nuovamente, di lì a poco.