Ancora non riesco a credere che alla mia veneranda di 70 anni (ma perché mai si dirà così? Io tutti gli acciacchi che mi porto appresso non li venero affatto) mi sia successa una cosa del genere. O forse poteva accadermi proprio perché sono un rincoglionito di settant’anni suonati
Ecco, suonati è proprio l’aggettivo giusto, visto che sono l’unico pirla che ha come suoneria della sveglia il grugare dei piccioni. Sì, si dice proprio grugare: abbastanza onomatopeico direi. Amo il grugare dei piccioni, nonostante Povia ce l’abbia messa tutta a farmelo odiare: mi ricorda piazze affollate e anche fantasie erotiche della giovinezza. Ah, come fugge tuttavia…
A proposito di fuggire, dove cavolo dovevo andare visto che ho messo la sveglia a un orario improbabile? Perché improbabile: ho un sonno boia, maremma impestata? Chi ha detto che con l’avanzare degli anni si soffre d’insonnia? Io dormo ancora che è un piacere. Dispiacere è svegliarsi, nonostante il mio amato grugare. A proposito di grugare, mi servirebbe proprio una gru ora per alzarmi e andare. Ma andare dove? L’è buio pesto, lo trapela chiaramente la mia persiana che non trapela luce. La mia mente, invece, non trapela ricordo. Ok, mo’ m’arzo e faccio mente locale. Un caffè, mi ci vuole un caffè. Ok, anche il caffè non ha fatto mente locale. Mi sento un demente locale. Partiamo dal facile: che giorno è? Dai, son vecchio, sono un abitudinario, che cavolo dovevo fare? Comincio a odiare i piccioni per non odiare me stesso. Niente panico: sono pur sempre un ex ingegnere, saprò fare una scaletta di doveri in ordine di priorità. Sicuramente non era un piacere, che i piaceri per essere tali devono cominciare minimo alle 9 del mattino.
Figli, priorità numero uno. Anzi, forse i nipoti, dato che se ti dimentichi qualcosa per i figli passi, ma per i nipoti son cazzi due volte, dai figli e dalla prole. Sangue del tuo sangue al quadrato che ti si riversa contro. Ma mi pare che sian dei gran dormiglioni e che per loro avrei messo due sveglie e la seconda non è suonata. Scartati. Donna delle pulizie che pago oro ma non si compra un cavolo di catorcio e mi tocca andare sempre a prenderla. Si prendesse un bus magari conoscerebbe anche qualcuno, quella santa donna che ha sempre qualcosa da ridire su come tiro avanti la baracca. Che poi baracca: le ci vuole 4 ore per pulirla, quindi tanto baracca non è. Vabhè, comunque lei no: non è lunedì perché ho già perso al torneo di Burraco questa settimana. Certo che a ripensarci è iniziata proprio di merda. La palestra… ma che cavolo vado a pensare? Quella solo la sera. È l’unico modo di sentirmi ancora la sera leone. E nelle mattine come questa un gran… ecco, avete capito. Certo che stilare ‘sta lista è deprimente: non ho una vita. Almeno ho gli amici… cazzarola gli amici: Pino! Gli amici aiutano ma di notte chiedono aiuto. Quel bastardo parte per le vacanze e gli avevo promesso in un attacco insano di generosità che lo avrei accompagnato all’aeroporto. La prossima volta sveglia con rumore di decollo: metodo geniale per abbinare alzataccia a motivo dell’alzataccia. Dovrei brevettarla. Ora però brevetto i 20 km in 20 minuti, traffico permettendo. Ma perché tutti vanno a lavoro anche di mattina presto d’inverno? Dovrebbe essere vietato dalla costituzione. Mi sento pronto ad odiare il mondo e scendo. Niente doccia, pigiama va bene che tanto non mi vede nessuno che devo rimanere seduto in macchina. Meglio ridicolo che in ritardo.
Certo che per essere buio l’è buio anche se dovrebbe albeggiare a breve. E traffico zero mila. Ma non lavora più nessuno in questa cavolo di città? Ci credo che poi non funziona mai niente. E poi si lamentano del Governo. Se li guadagnassero i soldi come ho fatto io in gioventù. Ecco, l’operatore ecologico (che anche nei pensieri intimi chiamarlo spazzino mi sembra di offenderlo), lui sì che si guadagna la pagnotta. Ma non è tardino per lui?
Comincio a sudare freddo. Non oso guardare l’ora sul cruscotto. Sento la figura di merda con me stesso farsi spazio a passi lunghi e bel calibrati. Posso riconoscerne il sorriso sornione. Le 2:35, non sono manco le 3! Te credo che la sveglia non è suonata. Maledetti piccioni che non dormono. Non potrebbero essere regolari come i galli? No, quelli della mia veranda iniziano alle 2 a grugare. Non hanno nient’altro da fare che grugare prima delle 7, porca zozza?
Suono. Suono ancora. Niente. Chiamo al telefono. “Sì, Pino, avevo paura di far tardi. Che posso schiacciare un pisolino da te così siamo di sicuro in orario? A proposito, che per caso hai un pantalone e una maglietta da prestarmi? Per comodità sono venuto in pigiama ma ho dimenticato il cambio a casa. Che poi se ti va di fare due chiacchiere fino alle 7 in modo che siamo già svegli… ok, vado a cagare. Poi ti narro meglio. Mi apri intanto che salgo? Fa un freddo boia qui fuori… E tranquillo, per le sette ho la sveglia puntata. Sì, quella coi piccioni. Ma la cambio se vuoi… non ci sono più tanto affezionato. Anzi, potrei parlarti della mia idea di mettere sveglie con collegamento logico al motivo per cui si punta la sveglia. Ok, un’altra volta”.
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