Mi aspettavo un finale diverso.
D’altronde, anche il più fantastico film d’amore, spesso, finisce così.
Ora ascolto i miei pensieri, avvolta in un mantello di silenzio quasi irreale.
La casa vuota mi pare estranea, aliena e le parole che ci siamo detti quell’ultima volta, riecheggiano nel mio cervello come un eco infinito.
«Me ne vado, mi dispiace, ho conosciuto un’altra», dicesti, come se fosse una cosa normale.
Poi, calò il silenzio tra noi e ricordo che provai un grande senso d’imbarazzo e di vuoto.
Ecco, adesso a ripensarci mi ritorna l’angoscia e mi spunta una lacrima che scivola via, lenta.
Il ricordo della nostra storia d’amore, troncata senza preavviso, mi fece stare male per lungo tempo.
Oggi, penso con stupore a quanto poco sapessi di te.
Ti amavo e, illusa, mi abbandonavo alle mille emozioni di quell’amore che credevo eterno.
Il ricordo dell’ultima estate insieme, delle parole sussurrate nelle lunghe notti d’amore, mi tortura e mi fa provare lo stesso smarrimento di allora.
Rivedo noi, nudi, avvinghiati, sudati, bagnati dai raggi della luna che, spuntata all’improvviso da dietro una nuvola, ci osservava curiosa.
Quei momenti mi donavano una beatitudine infinita, mi lasciavano spossata e felice e mi sentivo onnipotente.
Era il tempo in cui ogni gesto, ogni istante, significava tutto.
Sono ricordi che appartengono al passato.
Poi, non so che cosa sia successo e i tuoi silenzi furono più espliciti di tante parole.
Ti guardai muta e sgomenta, mi sentii stupida e inadeguata e fui invasa da un senso di gelo.
Se ti eri innamorato di un’altra, che cos’altro c’era da dire?
Do un’ultima occhiata in giro, osservo le stanze desolate e vuote, dove mi sembra di sentire ancora l’eco delle nostre risate spensierate.
Guardo il letto nudo, chiudo quella porta alle mie spalle per l’ultima volta e scendo le scale in silenzio.
Anche la bella e rigogliosa pianta di glicine accanto al pergolato è morta.
«Tutto ha un inizio e una fine, nulla è eterno», penso e cammino lungo il vialetto della casa che una volta amavo tanto, mi accorgo di odiarla mentre la tristezza mi attanaglia alla gola come una sottile sciarpa intrisa di veleno.