Era una notte rossa di fuoco,
il vento spirava in quel magico vuoto.
Partii, presi coraggio,
la scia sulla terra era il mio passaggio,
turbini di foglie dietro di me,
largo l’orizzonte.
Cammina e viaggia a ritmo costante
fino a quando lo vedi quell’arco gigante,
lo passi, lo sfiori, lo senti vicino
e gridi il tuo amore in quell’assurdo mattino.
Il cuore si sfoga
ma ti fa ancora male,
nel sorriso è l’amore,
nell’indifferenza il dolore di questo bambino che cresce, ma non sa cosa fare,
di questo adulto che prega,
impreca, chiede, grida,
vaga nel suo dolore.
Le mani tremanti di quel calore
che poco prima le ha fatte avvampare,
che sempre e che poi
lo vorrebbero fare.
Cuore, mani, occhi e tutto il resto,
sono lì insieme in un unico contesto,
cercano tutti la stessa cosa,
che prima di arrivare alla fine del Viaggio,
si trovi una rosa, magari donata,
ma solo da quell’anima da loro amata.
E il Viaggio finisce
forse bene, forse male,
si chiude la porta…
si ricomincia a viaggiare.

(Fabrizio Favale)