Inscenava per lui, lo scrittore, piccole provocazioni.
Da principio strategie apparentemente innocenti, poi, man mano che s’imponeva alla sua attenzione, sempre più teatrali.

Passeggiava, durante le ore della siesta, sotto il suo balcone, vestita di rosso (era il colore che lui preferiva) e con la pesante treccia dei capelli tracimante, dall’argine delle forcine, come un burrascoso fiume ramato: rosso su rosso.
Femmina sfrontata, la cui presenza suscitava la curiosità gelosa delle donne e quella golosa degli uomini.
Passava e ripassava sotto quel suo balcone, sostandoci, perfino strimpellando una chitarrina a mo di serenata.
Questo corteggiamento strampalato aveva reso lo scrittore celebre in tutta la contrada, e poi in tutta la regione e ancora oltre i confini.
Lui, però, per non cedere a quelle lusinghe da sirena, nemmeno s’avvicinava ai vetri e neppure spiava dalla serranda socchiusa, che gli bastava chiudere gli occhi per vederla: un petalo rosso nella calura ardente del pomeriggio.
Così la immaginava.
Così lei era.

Pure capitava che lo svegliasse nel cuore della notte, lanciando sassolini alle imposte chiuse del balcone, mormorando il suo nome: un richiamo che nessun’altro sentiva ma che a lui giungeva nitido, inequivocabile nel suo significato.
Nella strada buia gli si offriva sollevando la veste scarlatta.
Sarebbe bastato aprire il portone e scendere i tre gradini. O lei salirli.

Travolgente.
Lui l’immaginava travolgente.
Un vento rosso.
Una fiammella.
Qualcosa che non si può fermare, ma solo per un breve attimo trattenere.
Per questo rimandava il momento della sua resa.
Conscio che una volta avuta l’avrebbe poi persa.

Così, pur ritraendosi, gioiva di tanta perseveranza.
Esaltato da quella sua innocente impudicizia.
Lui la vedeva innocente.
E bella.
La donna più bella del mondo.
Ma anche la più folle.
Ostinata, sotto quel suo balcone, sia che ci fosse il sole o la luna.
Anche nei giorni di pioggia.
Incurante, a dar spettacolo d’amore all’intera contrada, con quelle sue serenate.
E i richiami notturni dei sassolini.

Lei lo aveva reso leggenda.
Gli uomini lo invidiavano.
Le donne lo sublimavano.
Tutti, però, aspettavano che qualcosa tra loro accadesse.
Un inizio o una fine, a motivar tanta tenacia, da una parte a provocare e dall’altra a resistere.

E in attesa della capitolazione di uno dei due, s’erano intanto aperte le scommesse.
Un portento quella rossa, che pur avrebbe meritato un tipo più virile del timido scrittore.
Una donna magnifica, per gli uomini.
Una sgualdrina, per le donne.
Bravo lui, a non darle speranza.

L’epilogo avvenne in una notte caldissima e senza luna.
Lo scrittore, contravvenendo alla regola, non s’era quella volta barricato perché stentava, in quell’aria immota, anche a respirare.
Finestre spalancate sulla strada buia e sull’ombra porpora che la pattugliava, mormorando incessante le sillabe del suo nome.
Una nenia ipnotica, un incantesimo a cui lui, finalmente, quella notte s’arrese.
Tre scalini a scendere.
Tre scalini a salire.
E già lei gli si offriva.
Sfrontata.
E bellissima.

Trascorsero la notte in un amplesso senza fine.

L’alba, foriera di pioggia, portò ristoro all’arsura meteorologica e a quella dei sensi.
Lei, finalmente acquietata, come Ofelia s’era addormentata nel fiume rosso dei suoi capelli, mentre lui giaceva insonne, preda del presentimento dell’abbandono imminente.
Una donna così non la trattieni.
Non è appannaggio di un solo uomo.
Né di un solo amore.
Queste le previsioni pessimistiche dello scrittore.

L’idea di trattenerla prigioniera del suo amore, all’interno di una camera blindata, con la certezza che lei lo avrebbe poi odiato, lo ripugnava
Ma altrettanto insopportabile sarebbe stato il dolore di vederla andar via.
Valutò, allora, l’ipotesi di morire assieme.
La lama affondata nei loro cuori sarebbe stata la freccia di Cupido che li avrebbe uniti per l’eternità.
Una morte romantica, con le finestre spalancate sull’irrompere della bufera d’acqua che li avrebbe, in ultimo, trascinati via, avvolti nello stesso lenzuolo.
Un epilogo meraviglioso a consolidare quella loro leggenda, sui quali anche i critici, da sempre severi coi suoi finali che a loro parere ammazzavano la storia, avrebbero finalmente concordato.