Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore
(dalla Lettera ai Romani – sulla vendetta e sul perdono)
SANTA LUCRINA
Santa Lucrina fu monaca nel convento eremitano di Nostra Signora Del Mare, nella città di Palermo, nell’Isola di Sicilia, dove subì martirio dagli invasori Arabi nella Jihad del 827, per non aver abiurato alla fede cristiana. Il martirologio ci narra delle brutali sevizie a cui fu sottoposta e come “l’attimo precedente allo stupro un’allodola fosse fuoriuscita dalla sua bocca e, piroettando verso l’alto, era sparita nella luce: l’anima della monaca s’era involata a Dio, preservandola vergine”. Santa Lucrina è venerata come la protettrice delle promesse e dei giuramenti, ed è raffigurata nell’atto della preghiera con una rosa bianca tra le mani ed un’allodola sul capo.
AUSPICI
Quella notte, in sogno, le era apparsa la santa in bilico su un vapore di nuvola, a piedi nudi e col saio sdrucito, e con l’allodola, animale a lei sacro, che nidifica nella sua aureola.
Eppoi c’era stata la fioritura spontanea, e fuori stagione, di un bocciolo di rosa.
Lucrina l’aveva scorto, rorido di vita, spuntare irreale tra le erbe marcescenti dell’orto gelato.
Nel tepore della casa il bocciolo si era dischiuso nel velluto intatto delle sue vergini membrane.
Un fiore da offrire alla Santa, nell’onesto baratto di una primizia in cambio della certezza di una mano ferma.
IL PARADISO E’ PER LE VERGINI. PER TUTTE LE ALTRE C’E’ SOLO IL PURGATORIO
Con questi bene auguranti auspici, Lucrina si predispose ad attuare quel giorno stesso, sotto l’egida benevola della sua santa protettrice, e quella della divina provvidenza, quella vendetta che il suo onore ed il suo bisogno di giustizia, mai avevano cessato di reclamare da quando, nella mattina assolata di un luglio trascorso, uno straniero, uno dei tanti che giungono dal mare, l’aveva stuprata nella luce piena del giorno, sotto gli occhi di quel Dio che tutto vede e al quale nulla si cela, e che pur non aveva mosso un dito per impedirlo.
Dio aveva volutamente ignorato quelle sue suppliche accorate che, invece, avevano grandemente eccitato il suo aguzzino che su di lei aveva infierito come fosse non una creatura viva ma un corpo di stracci, da fare e disfare, aprire e chiudere, secondo il proprio piacimento.
E Lucrina, vergine, non lo era più da tanto tempo, ed era ben risaputo come lei si guadagnasse il pane, ma questo non poteva addursi come giustificazione al disinteresse del tribunale di Dio e di quello degli uomini presso cui si era rivolta, subito dopo ed invano, per avere giustizia.
Subiscono stupro le vergini, le monache e le sante, le donne a modo e quelle timorate, mentre è inevitabile che quelle come lei allo stupro sono predestinate.
E non c’erano testimoni ad avvallare il suo isterico racconto, se non Dio che, però, mai si è materializzato come testimone d’accusa, o di difesa, in nessun’aula di tribunale.
E la giustizia legale ha ben altre priorità di cui farsi carico che le fisime di una donna che l’onore se lo vende per mestiere e per poche lire.
Che diritto ha di reclamare come furto ciò che già non possiede più da tanto tempo?
Con parole severe il confessore l’ha esortata a sopportare con serenità la dolorosa prova a cui Dio l’ha sottoposta con lo scopo evidente di redimerla da quella sua vita peccaminosa, mostrandole la strada difficile, ma possibile, del Paradiso.
E come esempio le ha portato Santa Lucrina, la sua omonima, che ha subito il martirio per godere poi, nell’eternità, della presenza di Dio.
Quello che ti è accaduto è un segnale perché tu cambi vita: alla fine prendila come una cosa buona.
Lucrina aveva quindi smesso di appellarsi alla legge divina e a quella umana, e si era mossa personalmente alla ricerca dell’uomo perlustrando tutti i giorni i quartieri dei mercati e quelli delle taverne, spingendosi oltre la cinta delle mura in esplorazione della caotica, insondabile geografica territoriale, ricca di caverne naturali che immettevano, attraverso passaggi scavati dall’uomo, in cunicoli sotterranei, un tempo utilizzati come rifugio durante le invasioni nemiche e, nel presente, asilo per le anime perse e quelle dannate.
Finchè, una sera, lo aveva visto uscire spintonato fuori da un portone, ubriaco fradicio, che biascicava, rivolto ai fantasmi, minacce ed improperi, mentre s’incamminava malfermo verso una meta indefinita, come l’entratura di una tana.
LA VENDETTA E’ UN’ AZIONE CHE SODDISFA IL DESIDERIO DI UNA GIUSTIZIA MANCATA
Lucrina, che a dispetto del nome che ce la fa immaginare minuta e di esili fattezze, era invece dotata di ossa possenti e membra solide, ed una chioma indomita di leonessa, e per l’evento aveva indossato brache da uomo e stivali al ginocchio, ed una camicia di seta pallida sotto cui s’intravedevano i seni eretti.
Nell’alta cintura di cuoio, in bella vista e a portata di mano, sporgeva il manico di corallo di un pugnale.
In questo modo si era predisposta ad affrontare l’avventura di quella giornata che si preannunciava tersa, sgombra di nubi e colma di attese.
Procedeva impavida, sullo sfondo di quella mattinata chiarissima, preceduta dalle note acute di un’allodola gregaria (forse la stessa che nidificava nell’aureola di santa Lucrina) e che annunciava al mondo l’ineluttabilità di un destino.
L’amazzone camminava spavalda, a capo eretto, i capelli serpentini imbrigliati in una reticella, e l’allodola complice che l’anticipava, annunciandola, quasi fosse addomesticata a tal fine: un araldo che preannuncia l’imminenza della catastrofe.
Traversò il quartiere dei mercati per immettersi nel reticolo di viuzze della zona delle taverne popolata da una umanità spergiura ed incoerente, dominata dall’umore del vino e dall’odore del sangue.
Zona franca: portoni bui e cortili reconditi, passaggi indecifrabili, sfuggenti allo sguardo della legge e a quello di Dio, accomunati dall’identica sciatteria morale che li aveva resi ciechi davanti all’ingiustizia.
La vendetta è un’ azione che soddisfa il desiderio di una giustizia mancata.
A questo epilogo condiviso erano giunte, seppur da mondi e destini diversi, Lucrina l’amazzone e Lucrina la santa, quest’ultima deceduta prima dello stupro per la violenza degli abusi subiti e non certo per intercessione di una divina volontà.
La santa, solidale con la sua omonima, terrena e peccatrice, aveva manifestato il suo pieno appoggio a quell’impresa con simboli evidenti, quali la rosa prematura coi suoi petali di vagina e l’allodola gregaria.
TESTIMONIANZE
Nessuna vendetta fu mai, a memoria d’uomo, così esplicitata alla luce del sole.
Lucrina batteva a portoni che rimanevano chiusi e a finestre dietro cui occhi invisibili spiavano il suo passaggio, sotto la testimonianza del corteo che l’accompagnava e che, in molti giurarono d’aver visto, d’un tratto, l’allodola piroettare in verticale verso l’alto e precipitare, subito dopo, in plateale acrobazia, posandosi su un muretto dietro il quale, celato da una vegetazione gramigna ed inetta, giaceva un uomo sprofondato nel buio comatoso di un sonno etilico.
ULTIONEM
In molti asserirono di aver visto proprio questa scena come qui viene raccontata, riassunta dalla trascrizione del rapporto di una testimonianza oculare dell’epoca.
“E’stata l’allodola a trovare l’uomo che, altrimenti, non sarebbe stato possibile individuare se non dall’alto, nascosto com’era dal groviglio impenetrabile dei rovi e dall’erba folta, assolutamente immobile, tramortito dall’alcool e dalla sua insensatezza, mentre giaceva, come morto, tra i suoi stessi escrementi, nonostante la donna gli si fosse avventata addosso come una furia, scuotendolo e percuotendolo, ed ancora lui non dava mostra di rinvenire. Allora lei, senza esitare, ha estratto dalla cintura un coltellino e, con mano ferma, gli ha strappato via il pene. Solo allora l’uomo è tornato in sé urlando come il demonio.”