Giuliano s’era rassegnato a non farle più domande, come Anna gli aveva chiesto, in quel suo modo dolce ma deciso col quale piegava al suo volere il mondo intero.
Tu non farmi domande ed io non ti racconterò bugie.
Così, lui, non gliene aveva più fatte, perché pure aveva intravisto in quella sua dolcezza il tono di una minaccia.
Non avrebbe sopportato una rottura, il mondo non sarebbe stato più lo stesso senza di lei, e quindi s’era rassegnato al ruolo di amante muto.
Nessuna domanda, così non avrebbe avuto nessuna bugia in risposta.
Ma tu mi ami?
Questo glielo poteva chiedere, era tra le domande fattibili, quelle che non includevano la possibilità di una bugia.
…o forse anche questa?
Ma no, certo che no, Anna non era obbligata a stare con lui, ad amarlo o fingere di amarlo, come può accadere in un matrimonio o in una relazione di altro tipo, perché loro si erano scelti.
Le bugie, che avrebbe dovuto raccontare, erano intenzionalmente riferite alla sua vita reale, non ai sentimenti.
Quella vita che poteva benissimo contemplare un marito, forse dei figli, una famiglia a cui lei non voleva pensare quando stavano insieme per non alimentare sensi di colpa.
Ma si può davvero, anche solo per un momento, dimenticarsi di loro?
S’interrogava Giuliano, che di legami stabili, prima di Anna, non aveva mai voluto sentir parlare, ed ora, invece, si sarebbe volentieri, e fino in fondo impegnato con lei.
…ma forse era già la moglie di un altro dal quale tornava dopo aver lasciato lui, e chissà se anche a quello aveva imposto la regola di non fare domande, di non chiedere giustificazione alle sue assenze, di accettare in silenzio le sue piccole fughe.
– Contatto un investigatore e così facilmente saprò tutto di te, donna misteriosa. –
Le aveva detto una volta in tono scherzoso.
– Se ci tieni alla nostra storia non farlo. –
Aveva risposto Anna senza sorridere.
…e lui, ubbidiente, non lo aveva fatto.
Averla anche solo per brevi momenti era meglio che non averla affatto
Anna mi è entrata dentro e mi ha fuso il cervello.
Irrideva se stesso e la sua incapacità di far prevalere le sue ragioni, legittime, nonostante lei non gli avesse mai fatto promesse o creato aspettative.
O preteso qualcosa.
Si dava a lui con passione, si lasciava andare, pienamente godeva di quei loro incontri, seppure anche mai le era sembrata troppo triste al momento del commiato.
Si staccava leggera da lui, si rivestiva e poi allo specchio ricomponeva i capelli. Espletava questi suoi riti con naturalezza, senza la fretta di chi è condizionato dal tempo e dalle formalità.
O dalle priorità.
Quasi lei non ne avesse, e liberamente potesse disporre delle ore e delle situazioni.
Tu non farmi domande ed io non ti racconterò bugie.
…poi, una mattina, casualmente l’aveva vista uscire da un negozio con le mani ingombre di sacchetti, e sorridendo felice per quell’incontro inaspettato già si predisponeva ad attraversare la strada per andarle incontro, quando una macchina s’era fermata a pochi passi da lei, un uomo ne era sceso e premurosamente s’era fatto carico del peso delle buste. Dopo averle sistemate nel portabagagli l’aveva aiutata ad accomodarsi in auto tenendole lo sportello aperto
Anna gli sorrideva grata nello stesso modo in cui sorrideva a lui, quando facevano l’amore o era felice. Prima di salire gli aveva accarezzato una mano.
Un gesto inedito per Giuliano.
Un gesto complice, che con lui non aveva mai avuto.
Tu non farmi domande ed io non ti racconterò bugie.
Ora questo non aveva più senso.
Eccolo finalmente davanti a quella verità a cui lei non aveva voluto contrapporre nessuna bugia
Ma quale verità?
Chi era quell’uomo?
Un marito?
Un amante?
Un altro me.
Sentiva forte il bisogno di farsi male, umiliarsi, declassarsi allo stadio infimo di animale da letto, usato e all’occorrenza sostituito.
Un altro me.
Questo pensiero s’era inchiodato nella sua mente e non riusciva a distaccarsene
E quanti altri me sono nella tua vita, Anna?
Ecco una domanda che esigeva una risposta schietta.
Vedeva se stesso, in quell’ipotetico interrogatorio che andava in scena nella sua mente, strattonare Anna, scuoterla, farla piangere, solo per la necessità di potersi vendicare del dolore provocato da quella sua carezza sulla mano di un altro.
La macchina era ripartita mentre lui era rimasto fermo, come paralizzato, in quell’angolo di strada, incapace di mettere a fuoco i pensieri se non quell’unico di vendicarsi di tutto quel dolore che gli era piombato addosso.
Puerilmente fissava la porta del negozio da cui lei era uscita, un banale negozio di scarpe in cui si era risolto ad entrare spinto dal bisogno di verificare se quella che aveva visto era proprio lei o solo una che le somigliava.
Aveva chiesto alla commessa se una signora, con le caratteristiche fisiche di Anna, fosse stata lì per l’acquisto di un paio di scarpe, e quella aveva confermato che effettivamente una giovane donna, corrispondente a quella sua descrizione, aveva comprato dei sandali da sera color argento, un modello esclusivo per un’occasione straordinaria
…di cui lui mai avrebbe saputo nulla se non ci fosse stato quell’incontro casuale.
Tu non farmi domande ed io non ti racconterò bugie.
Questo ora non sarebbe stato più possibile, ben lo sapeva Giuliano che davanti alla realtà non avrebbe potuto adottare più nessuno stratagemma per ingannare se stesso
…anche se per un momento, pur di negarsi a quella realtà, aveva voluto credere che quella non fosse Anna ma solo una che le somigliava.
E cosa cambiava, in definitiva, se davvero era lei o un’altra?
Lo shock e il dolore avevano evidenziato il suo stato di subordine all’interno di quel rapporto dove l’unica cosa vera era il suo amore incondizionato che lo aveva indotto ad accettare quella regola assurda: tu non farmi domande ed io non ti racconterò bugie.
Ti ho visto per caso ed eri in compagnia di un uomo. Chi era?
Era questa la sola domanda che le avrebbe fatto, senza attendere però la risposta
…che qualunque fosse stata sarebbe per lui equivalsa ad una bugia.