BEATRIZ E CONSUELO
Gli incontri ai giardinetti divennero frequenti e le confidenze tra Beatriz e Consuelo si fecero fitte. E sorprendenti.
«Mi piacciono le donne » Aveva rivelato Consuelo «Ed è il motivo per cui i miei mi hanno ripudiato» Rise, ma si capiva che quell’allegria era la maschera di un dolore ancora vivo. «Quando lo dissi a mia madre,  lei cercò  di redimermi con un bel po’ di schiaffi.» Istintivamente si era toccata la guancia . «Era mamma che portava i pantaloni. Papà si adeguava. D’altronde lui non c’era mai. Così era lei a dettare le regole e stabilire, sulla sua personale scala dei valori, cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Ed essere lesbica era tra le cose più sbagliate.»
Beatriz, l’aveva baciata sulla guancia, dove invisibile permaneva l’impronta di quegli schiaffi.
«E tu, invece, cosa sei? » Consuelo chiese a Beatriz
«Una vedova, che non è mai stata sposata. «
Teatralmente, Consuelo, s’era inginocchiata: « La sposerei io, signora… se solo vestisse un po’ meglio!.»
« Chi critica il  mio stile non mi merita! Quindi sono io a non volervi sposare!» Da dietro un invisibile ventaglio, la replica sdegnata di Beatriz. Ma, gettando un’occhiata perplessa al suo look multistrato, chiese in tono semi serio: «Cosa non va nel mio abbigliamento?»
Consuelo le girò intorno emettendo piccoli mugugni di disapprovazione: «Tutto! » Concluse, allargando le braccia.
A quell’inappellabile responso Beatriz scoppiò a ridere, cementando un’amicizia che sarebbe durata tutta la vita.

Quegli incontri al parco erano diventati, per entrambe, una piacevole abitudine. Sedute su una panchina si dividevano un panino e una birra, godendo di quella loro vicinanza. Ridevano molto. Litigavano anche. Litigi però, di breve entità e di breve durata, che non necessitavano di pretesti per riappacificarsi: ritrovarsi per loro era semplice e spontaneo.
Talvolta, invece, rimanevano in silenzio, a leggere un libro o guardare Jorge giocare.
Beatriz amava teneramente il bambino che la chiamava zia Bea
Ed era stato durante uno di quei momenti di silenziosa vicinanza che Consuelo le disse : «Se dovesse accadermi qualcosa, giura che ti prenderai cura di Jorge, che non lo abbandonerai, perché non ci sarà nessuno a reclamarlo.»
Beatriz  promise: «Nessuno? Nemmeno un padre?»

«Il padre…cioè l’uomo col quale l’ho concepito, non sa dell’esistenza di Jorge. Quello che  è accaduto tra noi è stato imprevisto: ero ubriaca e ci sono finita a letto. In quel periodo ci andavo giù pesante con l’alcool, ma droghe no…di quelle non ne ho mai fatto uso. Ed è stato un bene per Jorge perché non mi sono resa subito conto di essere incinta. Non ho un ciclo regolare.» Aveva tenuto a precisare. «Ricordo solo di essermi svegliata al mattino con un mal di testa da ospedale e di aver vomitato tutto il giorno. E lui non c’era più.»

«Davvero non ricordi niente dell’unico uomo col quale sei stata a letto? »
«Te l’ho detto, ero ubriaca, se fossi stata lucida credi che ci sarei andata?.»
« Hai mai pensato di cercarlo?»
«No.»
«Perché era un uomo?»
Consuelo scosse la testa: «Sono attratta dalle donne ma non per questo odio gli uomini. Anche se  avessi voluto cercarlo non avrei saputo da dove cominciare. Non avevo alcun indizio che mi potesse condurre a lui. Sarebbe stato come dare la caccia ad un fantasma. E poi una volta trovato avrebbe magari avanzato pretese nei riguardi di Jorge. Non ero disposta a correre rischi.»

JORGE E LEON
Era stato dopo quella confessione che Beatriz aveva deciso di rivelare all’amica le sue supposizioni sull’identità del padre del bambino. Una rivelazione che non l’avrebbe esposta a nessuno di quei rischi che lei paventava, perché Leon era morto e non avrebbe potuto insidiare il suo status di genitore unico e né avanzare richieste di nessun altro tipo. E con la sua fedina penale nessun giudice gli avrebbe affidato il bambino.
La sua scoperta, piuttosto, le avrebbe invece offerto l’opportunità di colmare quei vuoti che sarebbero emersi quando Jorge le avrebbe fatto domande sul padre, e lei non avrebbe avuto risposte.

« Credo di sapere chi è il padre di Jorge»
«Davvero? E come avresti fatto a scoprirlo in mancanza di un qualsiasi riferimento? » Domandò Consuelo stupita, e già sulla difensiva.

Beatriz le mostrò una fotografia di Leon: un primo piano nitido che evidenziava la straordinaria somiglianza con Jorge.
Consuelo, guardò la foto: « E allora? Una somiglianza che non prova nulla. »

«E’ più di una somiglianza: è quasi un dna.»

«E’ solo la tua immaginazione» Sarcastica, le restituì la foto.

«Lo stesso colore d’occhi, la fossetta sul mento e il ciuffo ribelle sulla fronte: forse non hai guardato con attenzione.»  Beatriz le porse nuovamente la foto ma Consuelo la respinse: « Perché mi stai facendo questo?» Domandò aspra.
« Perché un giorno dovrai dare delle risposte a Jorge. »
«E’ un problema che non ti riguarda. Stanne fuori! » Intimò Consuelo infuriata.
Se ne andò sbattendo la porta ma dopo un paio d’ore la chiamò al cellulare: «Chi è l’uomo della foto?»

«Era…  perché è morto. Leon Molina, l’uomo che amavo.»
Dopo un breve silenzio, Consuelo ingiunse aggressiva: «Mi devi delle spiegazioni. E fa in modo che siano convincenti!»

LEON
Consuelo aveva ascoltato attenta, e senza mai interrompere il racconto di Beatriz, al termine del quale esplose furibonda: «Dovrei raccontare a Jorge che suo padre era un piccolo delinquente, che entrava ed usciva di galera, e quando era in libertà, condizionata presumo, sfruttava una donna, stupida ed innamorata, che lo manteneva col suo lavoro, e che lui, per ringraziamento, tradiva? Sei  sicura che di questo suo padre, Jorge, ne andrebbe fiero? »

« In questa tua cinica, approssimativa e sgradevolissima sintesi, il sentimento è del tutto assente.»  Replicò, altrettanto infuriata, Beatriz. «Mi hai descritto come una donnetta stupida, succube di un delinquente, ma io non mi sento così: ho amato Leon, nonostante fosse Leon, consapevolmente, ma non si può dire lo stesso di te che ti sei data a lui nei fumi dell’alcool, ubriaca al punto da non essere cosciente delle tue azioni. Non farmi quindi la morale e…»

«Ho sentito abbastanza, me ne vado.» Consuelo si diresse alla porta ma Beatriz, precedendola, la chiuse a chiave, e poi, senza troppi complimenti, la spintonò verso una sedia.
«No, non vai da nessuna parte. Ti siedi qui e mi ascolterai fino alla fine. Solo dopo potrai andartene.»
Sorpresa, Consuelo non oppose resistenza, e Beatriz riprese il suo racconto.
«Voglio bene a Jorge non perché presumo sia il figlio di Leon ma perché è il tuo. Sei tu che lo hai cresciuto, ed hai fatto uno splendido lavoro. Ma un giorno, inevitabilmente, ti chiederà di suo padre e se  tu non gli darai delle risposte le cercherà altrove, col rischio d’imbattersi nella verità e di interpretarla al tuo stesso modo. Ma potremmo, con una sua biografia leggermente modificata, prevenire questa eventualità.»
« Una biografia leggermente modificata? »  Le aveva fatto eco, sarcastica, Consuelo «Sei fuori di testa. Dovresti smetterla di farti di marijuana.»
Beatriz, non rivelò la provocazione e proseguì il suo racconto
«Leon, come ti ho detto, era dedito ai furti, molti dei quali eseguiti in maniera spericolata, motivo per cui era diventato una leggenda negli ambienti della malavita, e non solo. I requisiti per essere popolare li aveva tutti: era bello e temerario, e viveva fuori dal sistema. Fino a questo punto è tutto assolutamente vero. Nella parte modificata, invece, risulterà che beneficiari dei furti di Leon erano i più poveri, gli emarginati: i disperati della periferia di Madrid. Insomma, i suoi non erano furti ma espropri applicati al Vangelo.  Questo, però, non risultava scritto in nessun verbale di polizia e neppure alleggeriva  la sua fedina penale, perché la legge non fa differenza sui motivi per cui si ruba, per cui anche lui finiva in prigione come un ladro qualsiasi.Con la differenza che di Leon Molina anche la polizia ne aveva rispetto. E anche i giudici, costretti però, loro malgrado, ad applicare la legge e condannarlo per quei furti che, in realtà, erano atti di giustizia sociale.»

«Sinceramente, sei davvero convinta che qualcuno crederebbe a questa storia ai confini della realtà? » Il tono della domanda era beffardo, ma anche stavolta Beatriz non ne prese atto.
«Assolutamente si. Una storia che nessuno potrà smentire perché testimoni di quel periodo non ce ne sono più. Ho fatto ricerche molto accurate perché solo alla morte di Leon ho realizzato di aver vissuto in una realtà circoscritta e scandita da soli due tempi: Leon in prigione e Leon fuori di prigione. Ma quando è morto mi sono resa conto che di lui, in realtà, non sapevo niente, e che nessuno mi avrebbe aiutato a colmare quel vuoto. Non fare a tuo figlio quello che io ho fatto a me stessa. Non lasciare che quel vuoto diventi per lui irrimediabile. Il capitolo della tua storia con Leon si esaurisce in poche righe, non sarai costretta a troppi dettagli e a lunghe spiegazioni. Gli dirai che quando hai deciso di avere un figlio, hai scelto lui come padre, perché incarnava i tuoi ideali e il tuo bisogno di giustizia. Lui, però, non ha mai saputo della sua nascita perché le vostre strade, quando hai scoperto di essere incinta, s’erano già divise. Così non hai saputo più niente di lui fino a quando ci siamo incontrate.» Trasse di tasca le chiavi e gliele consegnò: « Non c’è altro. Puoi andartene. »
Ma Consuelo, invece, era rimasta.

«Lo hai davvero amato così tanto il tuo Leon? » Chiese con inaspettata dolcezza
« Di più » Rispose Beatriz stringendo fra le mani la foto di Leon. «Mai più misteri fra noi, amore mio.» Aveva sussurrato riponendola sullo scaffale. Dallo stesso ripiano trasse le poesie di Prevert e i racconti di King, e mostrandoli con aria perplessa all’amica, sospirò « Ecco, invece, un mistero destinato a rimanere irrisolto: il collegamento tra Leon e questi due libri, dai quali non si separava mai. Quando gliene chiesi il motivo si limitò a sorridermi, senza però soddisfare la mia curiosità. »

«Il tuo Leon, secondo me, giocava a fare il misterioso per mantenere inalterato il tuo interesse e non perdere, ai tuoi occhi, il suo fascino di fuorilegge bello e maledetto. E tu  ne eri troppo innamorata per renderti conto di quella sua montatura psicologica. Non ci sono misteri nella sua vita se non quelli che tu hai voluto vedere. Hai una fantasia fenomenale, Beatriz, ma l’hai messa al servizio esclusivo di Leon. Forse è giunto il momento che tu la riscatti per te stessa, realizzando il tuo sogno di scrivere. Ma tornando ai libri di Leon… io credo che siano il bottino del suo primo colpo andato a segno. Due libri trafugati a caso , forse dalla biblioteca della sua scuola. Un furto giovanile: il primo della sua carriera. Strano che tu non ci abbia mai pensato, eppure Leon di mestiere faceva il ladro. »

«Refurtiva!»  Beatriz, colpita dall’intuizione dell’amica, schioccò le dita: « Ma certo! Refurtiva. Cercare il nesso tra Leon e quei suoi due libri tra loro antitetici è stato il mio rompicapo per tutti questi anni, e la soluzione invece era di una semplicità elementare.»
«Se fossi stata meno innamorata lo avresti almeno supposto.»
Risero. Di nuovo complici. Di nuovo amiche.

«Allora, sei ancora in collera con me? »
«No, non più Volevi solo che Jorge avesse un padre. E che quel padre fosse speciale. Il tuo è stato un atto d’amore.»
«Accrediterai quindi la mia versione? » Domandò speranzosa
«Certo che no! » Esclamò Consuelo fingendosi scandalizzata. « A Jorge racconterò esattamente come sono andate le cose. Cercherò le parole giuste, ma sarà il racconto originale.»
«Converrai almeno che la rassomiglianza c’è.»
«Solo nella tua testa.» Rispose Consuelo abbracciandola «E nel tuo cuore» Aggiunse commossa.