Quando lui nacque, nel primo giorno di piena del grande Nilo, il tempio risuonò della melodia di mille sistri.
Sua madre, la grande dea Bastet, lo lambì con la lingua umida fino a far risplendere la luce delle fiaccole sul suo pelo grigio, poi gli occhi del cucciolo si aprirono per illuminare i presenti.
Nella sala ipostila la folla di devoti si inginocchiò per onorare il nuovo nato, e il sacerdote, nella sua livrea bianca, si avvicinò al talamo dove la gatta riposava:
«Divina Bastet, il grande Oracolo di Menfi ancora una volta non ha mentito. Egli è il prescelto, tuo figlio è destinato a grandi imprese e grazie a lui l’umanità un giorno troverà la retta via. Innalziamo cantici di gioia per il nuovo nato, a colui che un giorno vincerà sul male. Innalziamo inni alla gloria di Ful-iggin-messes.»
La dea allora riprese le sembianze umane e benedì chiunque da quel giorno avrebbe amato suo figlio, nei secoli dei secoli.