L’aria è pesante, odorosa di fiori e profumata d’incenso. Deve esserci stato un funerale da poco, ma l’uomo non ci fa caso, è impegnato a leggere i nomi sulle piastre di marmo che ricoprono il pavimento, antiche lapidi di maggiorenti dei secoli passati.
Un sagrestano sta mettendo a posto degli oggetti sull’altare, alcune donne anziane pregano inginocchiate sulle panche di legno con il capo coperto, ognuna distanziata di qualche metro dall’altra. Lui sembra indeciso, si guarda intorno, fa il giro della navata e si ferma davanti ad un confessionale. È vuoto, ma c’è una targhetta con su scritto “suonare per il sacerdote”.

Esita ancora, poi preme brevemente il pulsante una volta, attende un istante e ripete la chiamata. Aspetta, e intanto si guarda intorno.
Dopo qualche minuto vede una figura nera uscire dalla sacrestia e venire verso il confessionale. Allora, prima che il prete lo veda,si inginocchia.
Il sacerdote deve aver visto le gambe sporgere dall’inginocchiatoio e con fare sbrigativo apre la porticina, entra e tira la tendina, poi apre lo sportello di legno e un’ombra appare dietro i forellini della grata.
«In nome del Padre…» comincia il prete.

«Da quanto tempo non ti confessi, figliolo?».
Lui sembra balbettare, poi trova la voce.
«Da… da alcune settimane».
Dall’interno del confessionale sembra venire un sospiro di sollievo: non si tratta di uno di quelli che riscoprono i sacramenti dopo anni, meno male.
«Dimmi i tuoi peccati» lo esorta, ma l’uomo resta in silenzio. Allora il prete interviene per aiutarlo, con delicatezza.
«Hai bestemmiato? Hai offeso qualcuno, hai commesso atti impuri?» chiede.
«No, no… sì… volevo dire…».
«Hai bestemmiato il nome del Signore?».
«No, io…».
«Hai offeso qualcuno con parole o gesti?».
«No». Adesso l’uomo sembra più sicuro,
«Hai rubato?» azzarda il prete.
«No!» ripete, quasi offeso.
Il sacerdote sorride tra sé.
«Hai commesso atti impuri? Ti sei toccato?».
«Io… sì, qualche volta».
«Quante volte? Spesso?».
«Sì, credo di sì…»
«Bene». Il prete osserva un attimo di silenzio.
«Hai rispettato i tuoi genitori, la tua consorte, se ne hai una, sei stato gentile con i tuoi figli?».
«Sono solo, padre».
«Quando è così… recita con me l’Atto di dolore per penitenza dì cinque Pater…».
«Padre…» lo interrompe l’uomo.
«Sì?».
«Avrei qualcosa d’altro da confessare…».
Il prete sospira:
«Dimmi».
«Io… ho commesso atti impuri con una donna…».
«Non era…» poi si ricorda che l’uomo aveva detto di non avere famiglia. «Tu sai che il sesso è santificato dall’amore, figliolo, non…».
«Lei non voleva».
Silenzio.
«Cosa intendi dire?»: La voce del prete si è fatta improvvisamente attenta «l’hai costretta?».
L’uomo tace. Poi riprende:
«Io non volevo, padre, ma è stata la Bestia…».
«Quale bestia?».
«La Bestia che è dentro di me. Quando sale dal mio ventre fino alla gola mi costringe a fare quello che vuole le!».
«Cosa hai fatto a quella donna? L’hai violentata?».
«… Sì, credo di sì».
«E poi?».
«Poi?».
«Sì, cosa hai fatto dopo averla violentata? L’hai soccorsa? Sei scappato?».
L’uomo resta in silenzio. Il prete dentro il confessionale sente un brivido freddo percorrergli la schiena.
«Cosa le hai fatto?».
«Io… La Bestia…».
«Cosa le hai fatto?». Non è una domanda.
L’uomo si mette a singhiozzare.
«Non volevo! Mi guardava con quegli occhi sbarrati che mi trapassavano il cranio, sembrava volesse maledirmi per sempre! Ma erano gli occhi… non ce la facevo più».
«Cosa le hai fatto?».
Adesso l’uomo sta piangendo.
«È stata la Bestia» dice tra i singhiozzi. Poi si contraddice: «Le ho messo le mani sugli occhi, ma lei le ha strappate via, allora le ho preso la gola e ho stretto, stretto…».
«Mio dio!» si lascia scappare il prete.
«Ho bisogno del perdono di Dio, padre!» lo implora l’uomo.
Il sacerdote tace, sconvolto.
«L’hai fatto altre volte?» chiede.
«Io… sì… la Bestia…».
«Non posso darti l’assoluzione, devi prima pentirti dei tuoi peccati!».
«Ma io ne ho bisogno! Dio è buono, è infinitamente buono, perdona tutti!».
«Perdona quelli che si pentono, fi…» la parola gli muore in gola.
«Ma io sono pentito!».
«Allora devi fare ammenda di quello che hai fatto. Costituisciti!».
L’uomo si alza in piedi, come per allontanarsi da quella ingiunzione, poi torna ad inginocchiarsi.
«No, non posso!».
«Allora non sei veramente pentito, non posso darti l’assoluzione».
«Ma Dio è misericordioso!» implora.
«Dio ama tutti i suoi figli, ma il Buon Pastore non può tenere il lupo in mezzo agli agnelli».
«Non mi è di conforto, padre» dice l’uomo. Il suo tono di voce adesso è cambiato, è diventato freddo, distante.
«Se cambi idea sai dove trovarmi».
L’uomo si stacca dal confessionale, si rialza in piedi e si avvicina alla tenda dietro cui si nascondea il sacerdote.
«Non mi guardi mentre mi allontano, padre» sussurra «so dove trovarla» e si allontana lungo la navata.

Il prete conta mentalmente fino a cinquanta, poi trova il coraggio di sbirciare oltre la tendina e vede un ometto imboccare l’uscita che dà sulla piazza e da lì sui vicoli. Un cigolio, poi con un rumore secco la porta si richiude, lasciando la chiesa nel silenzio.
Il sacerdote si alza a sua volta, si porta davanti all’altare e si inginocchia sulla scalinata di marmo bianco.
«Signore perdonalo» dice, battendosi il petto e sapendo di chiedere perdono in nome di tutta l’umanità «io non posso farlo».