David entrò nel piccolo ufficio riservato al medico di turno e si appoggiò pesantemente alla porta che s’era chiuso alle spalle, emettendo una specie di sospiro che però suonò più come un gemito e, probabilmente, lo era. Si sentiva terribilmente stanco… non poteva essere altrimenti visto che aveva preso servizio ormai quasi 24 ore prima… e doveva aspettare ancora – non aveva idea quanto – prima che chi di dovere venisse a dargli il cambio.
Non era per nulla normale una tirata del genere, anzi, a voler essere precisi, era piuttosto illegale. Un medico stanco, lo capisce chiunque, può combinare grossi guai, specie quando le emergenze d’un Pronto Soccorso sembrano mettersi d’accordo per presentarsi tutte assieme. D’altra parte poteva forse dire di no a quell’animale di Joe che gli aveva telefonato con voce cavernosa supplicandolo di sostituirlo perché – ma che bella novità! – praticamente distrutto e a pezzi? Aveva avuto il buon gusto di non specificare ch’era a causa dell’alcol che era ridotto così, ma non ce n’era bisogno, visto che David lo conosceva anche troppo bene e a momenti persino la cornetta puzzava di whiskey… Come sempre capitava, non era stato capace di mandarlo all’inferno e di piantarla di reggere il gioco ad uno stronzo che lo sfruttava indegnamente in nome di una, peraltro discutibile ed unilaterale, vecchia amicizia! Nelle amicizie vere i ruoli dovrebbero essere interscambiabili: in questa invece era sempre lui, David, a dare e quell’animale a prendere, giurando e spergiurando che lo avrebbe ricambiato, alla prima occasione che, ovvio, no?… tardava sempre ad arrivare. Una volta sola, unica, David aveva avuto problemi con l’orario e, di conseguenza, provato a chiedergli di ricambiare e lui, lo stronzo, se n’era infischiato altamente accampando una scusa puerile che nemmeno ricordava più.
Aveva ragione suo padre, quando lo tormentava perché fosse un po’ più duro con gli altri, altrimenti, sosteneva, tutti lo avrebbero usato senza ritegno. Ma David era così, e non era un caso che avesse scelto una professione che richiedeva, a volerla far bene, così tanta dedizione e fatica. Fosse stato un po’ meno idealista (o coglione, come borbottava a mezza bocca suo padre), avrebbe almeno scelto di specializzarsi in qualcosa che gli avrebbe garantito meno stress e tanti più soldi, come il dentista o il chirurgo estetico. Ma aveva deciso di fare il medico vero, in ospedale ed ora stava lì distrutto, sfinito, in attesa che Margaret si decidesse ad arrivare per dargli il cambio.
In fondo era in ritardo di sole tre ore! Aveva telefonato per avvertirlo che c’era qualche problema col bambino e che avrebbe tardato una mezz’ora… già, benedetta ragazza! Erano appunto passate solo tre ore in fondo… ma lui mica poteva mettere nei guai una collega che già di suo sprofondava nella melma, dopo che quel criminale del suo ragazzo, meglio dire ex-ragazzo ormai, se l’era data a gambe quando lei lo aveva messo a parte della gioia dell’inattesa gravidanza! Ed ora era sola, con quel bambino di nemmeno un anno. Inevitabile finisse spesso e volentieri per chiedere aiuto a santo David… e ben gli stava visto che s’era dato tanto da fare per convincerla a non abortire!
No, non c’era stato alcun motivo religioso in quel consiglio, come non c’era nulla di religioso nel voler aiutare gli altri. Se aveva convinto Margaret era solo perché sapeva benissimo che lei non voleva abortire e sperava solo che qualcuno la spingesse a prendere la decisione giusta. E tutti sapevano che, quando c’era bisogno, il buon David era lì, pronto ad offrire la sua spalla o qualunque altra cosa fosse stata necessaria in quel momento.
Però ora era veramente stremato. Si sdraiò un attimo sulla brandina che occupava quasi tutto quel bugigattolo che chiamavano ufficio: in realtà serviva principalmente a far dormire il medico di turno quando aveva la fortuna di avere qualche attimo di tregua. Veramente si diceva anche di altri usi, non proprio ortodossi… o almeno, c’era qualche collega che si vantava di aver usato quella brandina angusta con qualcuna delle infermiere. Anche nella sua professione non mancavano certo i tromboni ed i mitomani, purtroppo! Oddio, non poteva escludere che qualcuno di quei racconti avesse pure un qualche fondo di verità… ma trovava strano che nel bailamme del pronto soccorso ci fosse chi trovava tempo e modo di dedicarsi a certe piacevoli distrazioni. Il fatto poi che la porta non avesse uno straccio di chiave rendeva la cosa ancor meno credibile… però… chissà… che ne sapeva in fondo lui?… diamine, non si scandalizzava mica, anzi, l’idea cominciava quasi a divertirlo, lo aiutava a rilassarsi e sentiva che le palpebre cominciavano a scendere, mentre iniziava a sognare che sul lettino c’era ora la rossa ch’era stata di turno con lui nel pomeriggio precedente e che era tornata per dargli… fu allora che la porta si aprì quasi di schianto per lasciar passare una Margaret trafelata che cercava d’infilarsi il camice nel contempo che si toglieva il soprabito, scusandosi ripetutamente per il ritardo e parlando a valanga del vomito di Daniel, il figlio, che forse aveva l’influenza ma che la temperatura era normale e che lei aveva fatto prima possibile e che lui era tanto bravo e gentile…
David stava pensando, nel sogno, che la rossa era proprio la fine del mondo ma non riusciva a capire perché parlasse tanto e soprattutto cosa c’entrasse Daniel ed il suo vomito… insomma, le pareva quello il momento?
(Pino Chisari, 2016)