Prologo

 

Pioveva a dirotto, i lampi squarciavano il cielo illuminandolo solo un attimo, per poi ripiombare nell’oscurità. Fitte coltri di nubi esplodevano, liberandosi di una pioggia battente che scrosciava sui tetti delle case, scorrendo per le strade come un fiume in piena.  Un paesaggio da fine del mondo.

Ad Agnese era sempre piaciuto starsene a letto mentre pioveva… non quella volta. C’era una profonda inquietudine, un che di sinistro in quei sordi boati, che la riportavano indietro nel tempo e non alimentavano di certo la speranza.

L’aspettava una giornata importante, di lì a poche ore si sarebbe incontrata con qualcuno che non conosceva, ma che diceva di sapere… quante aspettative, quante speranze riposte in un appuntamento! Aveva l’impressione di essere appesa ad un filo in procinto di spezzarsi, e che la sua sopravvivenza dipendesse solo dall’esito di quell’incontro.

L’indomani avrebbe percorso a piedi una strada che conosceva alla perfezione – da casa sua al luogo in cui sperava di trovare una risposta al suo dolore – sola con i suoi pensieri, tra i vicoli di Roma che l’avevano vista raggiante tanti anni prima, e che ora non le provocavano altro che indifferenza.

Ogni giorno, per mesi, vi si era incamminata come un automa, incurante di quanto le stesse accadendo intorno, persino della sua stessa vita. Ogni giorno era partita da casa speranzosa, inoltrandosi per le vie di San Lorenzo – il quartiere in cui era aveva mosso i suoi primi passi ed era diventata donna, tra gioie e dolori – per dirigersi verso la Stazione Termini e di lì, scendendo per Via Nazionale, raggiungere Piazza San Silvestro, la sua destinazione finale. Per mesi aveva camminato per chilometri tra le bellezze di Roma, senza che queste riuscissero più a distoglierla dai suoi pensieri.

 

Lo avrebbe fatto ancora una volta, l’indomani…