Tenui sussurri vagano ancora
intrappolati nella carezza d’un vento
ch’ogni volta consacra preghiere
destinate a sconsolare l’anima.
O forse a rinnovare angosce
per recuperare un alibi capace
di destrutturare il tempo lasciando
i giorni liberi, come nubi,
di rimbalzare tra cielo e suolo.
Terra di cinghiali,
terra affamata di calore,
terra sfiorata dal mare,
terra di canti nei vigneti,
terra d’olive spremute
e solitarie cavalcate, eco
instancabile d’amare riflessioni.
Ti ritrovo dentro, in qualche modo,
ripenso alle cadenze del tuo incedere,
a quelle parole che sembrano
perdersi dentro una melodia,
lascio allora che i campi d’erba
bagnino d’autunno i piedi miei,
le scarpe affossate laddove
le attese hanno infine trovato riposo.