Quante volte penso a scriverti, quante penso che non sia giusto. Scriverti cosa, poi?Come stai? Che fai? E perché?
È stata una storia breve, la nostra, e neanche intensa. Un ponte, un appoggio, un errore di valutazione.
«Si può odiare una che il primo giorno in cui la conosci finisce a ridere per terra senza riuscirsi a contenere?. No, per quello non potevi odiarmi. Per quello che ho fatto dopo, non so. È che la storia è finita e n»on è diventata più niente. Non amicizia, non conoscenza e neanche rimpianto.
Non abbiamo avuto neanche il tempo di trovare la canzone che potesse rappresentarci.
«Tutte di Guccini tranne una, che è già presa», proponesti. «Vorrei». «Come hai fatto? Era quella». Disperato, mi proponesti, quando tutto era già finito, «Don Chisciotte». «Come hai fatto? Già presa» ti risposi. Da colui che, tra l’altro, è tutto un album gucciniano.
Te lo dico io quale è stata la nostra canzone, tuo malgrado. E oggi mi è arrivata di nuovo, casualmente, come un pugno nello stomaco. Ed è lei che ogni volta mi ricorda che non devo scriverti, che non posso chiederti come stai, che non ho il diritto di gioire della tua vita e soprattutto non di riferirti della mia.
Love of my life, you’ve hurt me
You’ve broken my heart, and now you leave me
Non avrei voluto, ma non lo sapevo. Eri culla, eri porto, eri sicurezza. Io allo sbando. Scusami. La mia barca doveva riposare e aveva bisogno di acque tranquille. Trasparenti. È come se avessi dormito. Ho chiuso gli occhi e mi sono assopita, finalmente al sicuro. Non era giusto. Ma non lo sapevo.
Love of my life, can’t you see?
Non posso, lo vedi come sono distante? Non allungare la mano, non gridare, non implorare. Smettila, fermati. Non bisbigliare. Sento anche quello. Non guardarmi così, non guardarmi. Guardami ancora, che mi sento bella attraverso il tuo sguardo. Mi sento meno sbagliata. Perché l’ho fatto? Perché l’ho fatto proprio a te?
Bring it back, bring it back
Don’t take it away from me
Because you don’t know
What it means to me
Come vorrei saperlo, come vorrei averlo provato anche io. Quanto ti ha arricchito? Quanto male ti ha fatto? Quanto ha scolpito il tuo essere? In quante laceranti poesie e canzoni mi hai a lungo ritrovato? Tutto questo dolore, però, ti ha fatto bene?
Love of my life, don’t leave me
You’ve taken my love, and now desert me
Love of my life, can’t you see?
Bring it back, bring it back
Don’t take it away from me
Because you don’t know
What it means to me
Ho lasciato davvero il deserto, dentro te e intorno a te, lasciandoti? O è solo un’immagine che affiora nella mia mente pensandoti lì, a soffrire da solo? Ci vuole compagnia nella sofferenza, credi? Quanto ne avremmo potuto parlare insieme, quanto… Solo i primi tempi, però: quelli della conoscenza. Poi mi sono assopita, come dopo una notte di chiacchiere. Esausta, riposata, tranquilla. E poi mi sono svegliata, alzata, e me ne sono andata. Come una principessa ridestata. Stronza. Ecco cosa sono stata, una stronza.
You will remember
When this is blown over
And everything’s all by the way
When I grow older
I will be there at your side to remind you
How I still love you (I still love you)
Chi lo sa, se invecchiando accanto a lei, un giorno, all’improvviso, accarezzandole i capelli, penserai a me, a noi, nella stessa posizione, tanti anni prima. Chissà se, dipingendo una macchina su una piccola tela, sorriderai del nostro “auto-ritratto”. Chissà se passeggiando per Sora ti fermerai a prendere un cappuccino e aspetterai qualcuno che col cucchiaino ti porta via la schiumina di latte e polvere di cacao. Chissà se fai ancora battute senza senso pensando a quanto ridevamo.
Back, hurry back
Please, bring it back home to me
Because you don’t know
What it means to me
Love of my life
Love of my life
Ooh, ooh
La mia casa è altrove, sebbene sia spesso in nessun posto. Ma ogni tanto ti penso e mi piace saperti al sicuro, tra le tue quattro mura e l’essenza buona del tuo animo nobile.