Sale la nebbia dal mare, pesante, intrisa d’acqua salata, ad avvolgere il porto e la città, e i miei pensieri. Gli occhi lacrimano sogni perduti, la vita che sfugge, l’ieri che non ritorna, non ritornerà mai.

Una figura sembra uscire dal mare, è un uomo vestito di scuro. I suoi tratti si confondono con il grigio plumbeo del cielo, i vestiti volano al vento come bandiera, i suoi capelli… Si avvicina, e senza guardarmi mi passa oltre, e un vago sentore di muschio e alghe è il segno del suo venire, prima che la nebbia lo inghiotta ancora, alle mie spalle.

I tuoi capelli sono una nuvola nera sul mio volto, e io mi inebriavo al loro profumo, mentre la mia mano correva incerta e vogliosa sulla tua pelle di seta, a scoprire luoghi misteriosi e proibiti, umidi, e i tuoi sospiri si confondevano con la mia voglia di te.

Piove fitto, insistente. Le gocce leggere entrano in ogni angolo del mio mondo silenzioso, e davvero tra me e il nulla mai il confine è stato così incerto. Un passo, tre passi e le onde che ora ruggiscono vicino sono pronte ad accogliermi, e so che il mare è amico, leggero, profondo, infinito, un luogo in cui potrei perdermi e dimenticare, per sempre.

Amore e profondo desiderio di morte, nascita e fine in un unico vertiginoso abbraccio: così si perde il sogno di un’eternità impossibile, assurdamente estranea eppure così necessaria ad ogni essere umano!

Annegare in te, perdermi nei tuoi abbracci, superare per un istante o per sempre la tremenda finitezza del mio essere, raccogliere e donare gioia in un impeto di felicità, volontà di potenza, delirio, per raccogliere nel palmo delle mani l’acqua delle mie lacrime e briciole di umile terra, da cui nascerà un fiore, bianco e perfetto, che poserò sulle tue morbide labbra con un bacio, per non staccarmi mai più.