«Ha la tessera?» dico alla figura indistinta che è arrivata alla cassa. Non la guardo perché non ho tempo e c’è la fila.

«No…» risponde una voce e poi: «Che beneficio ne avrei ?».

Seguito a smistare la roba che scorre sul nastro ed intanto rispondo per la trecentoquarantamilionesima volta nella giornata: «Si ottengono sconti su alcuni prodotti e si accumulano punti per i premi». Avrà capito? Mi chiedo distrattamente e in realtà non me ne frega nulla mentre continuo imperterrita a passare la merce.

«Ah… e cosa dovrei fare?»

«Vada alla reception» la liquido un po’ scocciata. C’è la fila, sono stanca e di clienti imbranati ne ho piene le scatole.

Lei inizia a raccogliere la merce poi paga, prende il resto e se ne va.

Non la guardo in faccia, mi sono rotta e sono stanca. Tra un’ora ho da preparare cena, da parare l’assalto di Michelino e i suoi “mamma qua e mamma là”.

Lavoro come cassiera all’ ipermercato ‘La Risacca’ di Porto San Giulio, sulla costa adriatica e torno sempre a casa a pezzi. Tiro avanti a sopravvivere e taglio via il superfluo.

Ma stavolta, non so perché, quella sagoma fin lì indistinta richiama la mia attenzione, quasi la risucchiasse con l’aria che si chiude al suo passaggio. E per un istante la osservo di spalle mentre si allontana spingendo il carrello super colmo.

Quell’incedere, quelle gambe ad x evidenziate dai leggins, schiacciate per effetto del peso di un sederone quadrato messo in risalto da un dorso snello e spalle strette mi dicono qualcosa. E poi la massa dei capelli crespa e color topo ormai screziata da una selva di fili bianchi, sì, mi ricordano… mi ricordano…

Intanto sto smistando la spesa della cliente successiva che sbuffa e si agita bofonchiando qualcosa circa oziosi e perdite di tempo. Ce l’ha con me per quel secondo che ho dedicato ad osservare la tipa precedente.

Intanto penso e quello strano senso di incompletezza si ingigantisce fino a diventare autentica stizza contro me stessa che non riesco a razionalizzare quel mix di sensazioni.

La cliente dal brontolamento facile ora mi domanda per la seconda volta, visto che alla prima non avevo risposto: «Quanto tempo ho per cambiare il grembiulino per mio figlio che frequenta la quarta?». «Una settimana» rispondo e le presento il conto, felice di levarmi di torno il suo fare scocciato.

Poi, non so come, mi si aprono improvvisamente tutte le nuvole del cielo e nitida, a caratteri cubitali si rivela a me una parola: “ELEMENTARI”.

Sì! Esclamo dentro me, quella doveva proprio essere Vera Cantapreti, la mia amica del cuore alle elementari. Quanto l’ho cercata! Dov’è andata adesso? Dov’è?

Negli anni passati l’ho cercata ovunque, ma la sua famiglia si era trasferita lontano. Alcuni mi dissero che erano andati in Germania ma dove non lo sapevano con esattezza. Forse, penso, sarà tornata qua per le ferie, per ritrovare i luoghi della sua infanzia.

La cerco affannosamente con lo sguardo mentre un’altra cliente che intanto ha già scaricato una montagna di spesa inizia già a brontolare. Guardo invano in tutte le direzioni ma  Vera è già sparita.

Come tante altre cose nella mia vita.

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