Adoro il tuo ingannevole incarto, sigillato da una serratura ermetica e protetto da una combinazione bislacca che tu tutti i giorni cambi, anzi, volutamente dimentichi affinché nessuna donna possa mai accedere ai segreti reconditi del tuo cuore.
Che nessuna vi sosti troppo a lungo.
Ma è questo penetrare il tuo interno, inaccessibile e solitario, groviglio d’intestini e nervi e cervello e forza di volontà e desiderio, la sfida che mi eccita.
La tua dolcezza illusiva la lascio alle altre, a quelle che si limitano ai peccati innocenti della gola e s’accontentano del residuo di cioccolata sulla punta della tua lingua.
Io, invece, aspiro alla lussuria.
Voglio essere dentro il tuo involucro, accarezzare i tuoi organi interni, respirare coi tuoi polmoni, sincronizzarmi sul ritmo del tuo cuore, scalare la carotide, impastarmi nella tua lingua ed affacciarmi, infine, dai tuoi occhi per vedere come il mondo appare al tuo sguardo.
Voglio entrarti nella testa come un urgenza irrimediabile.
Vitale, come la necessità di respirare, mangiare e bere.
Sigillata nel tuo ventre, tra l’ombelico ed il sesso, cosicché le tue voglie siano anche le mie.
Artefice e complice nel tuo gioco d’inganni.