Hillary non riusciva a dormire quella sera, papà Roland le aveva rimboccato le coperte e dato il bacio della buonanotte ma… “Papino non ho sonno, mi racconti una storia?”
“Dopo, prometti che dormirai?”
“Sì, lo prometto”.
Papà Roland comincia a raccontare:

“C’era una volta, nel paesino di Piccolo Borgo, una bambina molto povera,
non aveva più i genitori, viveva della carità delle buone persone
del luogo. La piccina era tanto triste, si aggirava per i boschi senza
meta e, spesso si addormentava sfinita ai piedi di un albero.
Gli gnomi uscivano dai loro funghetti e vegliavano il suo sonno.
A poca distanza, nel paese di Borgo Grande due bellissimi merli,
neri come la pece, e il becco giallo come il sole, svolazzando qua e là,
videro la bimba vagare nel bosco per giorni e giorni, e ne ebbero compassione.
Atterrarono vicino a lei e le chiesero:
“Come ti chiami piccina?”
“Alina –  rispose la bimba, per nulla impaurita – e voi, da dove venite? Non vi ho mai visti”. “Siamo i custodi del castello di Borgo Grande facciamo spesso giri di
perlustrazione, così ti abbiamo vista spesso da queste parti”.
La bimba sorrise.
I merli si guardarono un istante l’un l’altro e seppero cosa fare. Dissero: “Aspettaci qui Alina, torniamo subito”.
Spiccarono il volo verso il cielo, raccolsero velocemente raggi di sole, raggi di luna, piccole stelle, lembi di nuvolette bianche, tornarono giù e adornarono con maestria gli abiti e i capelli di Alina, facendola risplendere come una regina.
Poi la sollevarono con le loro potenti ali e la trasportarono al Castello di Borgo Grande, dove venne portata al cospetto del Re, che si commosse ascoltando la sua storia, e le concesse di vivere a Corte.

Passarono gli anni, Alina divenne una bellissima damigella, amata da tutti.
Il Principe ereditario Elvio, si innamorò di lei e la chiese in sposa.
Fu una cerimonia sontuosa, gli sposi furono felici per molti anni.
Un brutto giorni i merli, durante il loro giro di perlustrazione, furono feriti da alcuni cacciatori, riuscirono a raggiungere il Castello per dare l’ultimo saluto ad Alina, poi spirarono ai suoi piedi.
La fanciulla pianse tutte le sue lacrime. Dopo alcuni giorni chiese udienza al Re
per fargli una richiesta che le avrebbe permesso di ricordare i suoi cari amici,
ai quali doveva la vita. Il Re esaudì di buon grado il desiderio di Alina; il giorno appresso alle porte di Borgo Grande venne affisso un editto:

UDITE UDITE!

Per ordine del nostro amato Sovrano
a partire da oggi, le pietre sagomate che sovrastano
le nostre torri, si chiameranno MERLI.

Inoltre, tutti gli ornamenti degli abiti di Corte,
si chiameranno MERLETTI.

 

E così fu… per sempre!”

“Che bella storia! Bravo papy, adesso dormo”.