LO SCHELETRO  Storiella di Carnevale

Dolfo, il ladro, decise di approfittare dei festeggiamenti notturni di Carnevale per ‘ripulire’ qualche appartamento.
Ne aveva appena adocchiato uno, luci spente, tapparelle abbassate – un gioco da ragazzi – pensò.
Aveva indossato per l’occasione un abito completo da scheletro, col teschio e tutto il resto.
Vide uscire dal portone alcuni ragazzi festanti, quindi si intrufolò facilmente nel palazzo.
Arrivato alla porta dell’appartamento inserì uno stiletto nella serratura ma, con suo grande stupore, questa cedette subito… la porta era già aperta.
Rise dentro di sé – questi fessi hanno dimenticato di chiudere a chiave – quindi accese la torcia e con passo felpato entrò nel grande soggiorno.
Illuminò le pareti, i quadri erano molto belli ma non erano quel che cercava, troppo ingombranti, c’erano vetrinette con molta argenteria, no, non faceva al caso suo. Oro, gioielli, denaro, ecco cosa voleva Dolfo. Cose piccole ma di valore.
Controllò il resto della casa, prima la cucina, nessuno, poi il bagno, vuoto, quindi entrò in camera da letto.
Andò dritto verso il comò, stava per aprire un cassetto, quando una voce lo fece irrigidire:
«Amore, sei arrivato finalmente!»
Dolfo trattenne a stento un grido, si girò lentamente verso il letto e vide una giovane donna che gli tendeva le braccia sorridendo:
«Vieni qui, ti stavo aspettando»
Stava per darsela a gambe ma un’idea fulminea lo trattenne – perché no? – e si infilò nel letto facendosi onore.
Proprio sul più bello, la porta della camera si aprì, un altro “scheletro” entrò deciso nella stanza.
Dolfo, la donna e il secondo scheletro gridarono all’unisono: «Ahhhhhh!»
Il povero ladro saltò giù dal letto cercando di guadagnare la porta e fuggire, ma l’altro lo afferrò e lo riempì di pugni e calci rompendogli le ossa (quelle vere), poi lo scaraventò giù dalle scale.
Ammaccato e dolorante il povero Dolfo tornò a casa maledicendo la sfortuna. L’amante della donna aveva scelto proprio un travestimento uguale al suo.
Che disdetta!