Come ogni anno si trovò a scalare quella montagna che rappresentava un punto di osservazione unico. Arrivò in tempo per vedere il secondo sole tramontare sul paesaggio arido, dove di giorno non c’erano né colori né ombre.
Stanco ma felice si accomodò sul solito sperone di roccia. Iniziò ad osservare il cielo che scuriva e velocemente arrivò la notte.
Con il buio si accesero miriadi di stelle, tra le quali, emozionato, riconosceva antiche traiettorie. Ricordava di quando giovane anche lui percorreva quelle rotte lontane, quei sentieri, diretto su pianeti e asteroidi nei quali seminare la vita.
I ricordi più belli, però, erano rivolti ad una galassia della quale adesso poteva chiaramente ammirare la forma a spirale. Il suo cuore lo aveva lasciato lì, su di un piccolo pianeta azzurro, dove il mare e il cielo si confondevano negli orizzonti, e dove i tramonti coloravano di rosso il firmamento.
Avrebbe dato la vita pur di poter tornare, anche solo un giorno, ad inebriarsi dei colori, dei paesaggi, ma il suo tempo era giunto quasi al termine.
Eccola! All’improvviso la vide spuntare dal buio: una magnifica piccola palla di ghiaccio, non diversa da tante altre, ma dal significato unico.
Nei grandi occhi neri del vecchio brillava il riflesso di quella scia lucente, che puntava dritto verso la galassia a spirale. La seguì con lo sguardo finché divenne così minuscola da sparire alla sua vista.
Anche quest’anno l’aveva ammirata e ne aveva assorbito l’essenza: tra poco sulla terra sarebbe arrivato il Natale.